SCRITTI DELLA PICCARRETA CONSIGLIABILI?
(seconda parte)
Luisa Piccarreta sarà anche stata una grande donna, ma dal punto di vista teologico i suoi scritti sono piuttosto “problematici”. In questa seconda parte riportiamo e analizziamo alcuni brani presenti nei volumi 11° e 12°.
VOLUMI 11° e 12°
[15 marzo 1912] “Figlia mia, la mia Volontà è la Santità della santità. Sicché l’anima che fa la mia Volontà, per quanto fosse piccola, ignorante, ignorata, lascia tutti gli altri santi dietro, ad onta dei portenti, delle conversioni strepitose, dei miracoli”.
Ora, è certamente buona la sottolineatura che non sono i miracoli o le capacità naturali a determinare il grado di santità, ma il fare la volontà di Dio. Nel Vangelo, infatti, leggiamo chiaramente che
«non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità» (Mt 7,21-23).
Tuttavia, è anche vero che questa verità è da sempre centrale nella vita spirituale. Tutti i santi sono tali proprio perché hanno fatto la volontà di Dio. Santa Teresa d’Avila scrive che
«l’unica brama di chi vuol darsi all’orazione dev’essere di fare il possibile per risolversi e meglio disporsi a conformare la sua volontà a quella di Dio. In questo sta la più grande perfezione che si possa bramare. Più questa conformità sarà perfetta, maggiori grazie si riceveranno da Dio, e maggiore sarà pure il progresso nel cammino. Non crediate che si tratti di qualche nuova astruseria o di cose mai conosciute ed intese: il nostro bene sta tutto qui» (S. Teresa di Gesù, Castello interiore, II, 8).
A persone sempre in cerca di novità, desiderose di metodi straordinari e rivoluzionari per progredire nella vita spirituale, Teresa ricorda che al riguardo non c’è nulla da inventare. La via per la santità è fondamentalmente una ed è quella indicata dalla sana dottrina di sempre (cf. 2Tm 4,3-4): cercare di conformarsi alla volontà di Dio. Una dottrina conosciuta e chiara che nulla ha di astruso, ermetico, cervellotico.
Ma se è così, come interpretare l’affermazione della Piccarreta secondo la quale l’anima che fa la volontà di Dio lascerebbe “tutti gli altri santi dietro”? Possiamo pensare che la Piccarreta non sappia che i santi non possono essere tali senza aver fatto la volontà di Dio?
Certamente no, ma, come spiegherà meglio più avanti, dice così perché distingue due modi di fare la volontà di Dio e presume che una di esse sia una novità a lei per prima rivelata, una santità finora sconosciuta che sarebbe incomparabilmente superiore. Il che equivale a dire che la più grande perfezione che si possa bramare non è quella indicata da santa Teresa e da tutta la Tradizione cattolica (che infatti rimane indietro), ma qualcosa di nuovo a lei rivelato e mai inteso prima.
Sarà anche una astruseria? Alla luce di santa Teresa è saggio domandarselo ed è bene verificarlo.
Procediamo, pertanto, con i testi.
Per quanto riguarda la distinzione tra i due modi di fare la volontà di Dio, questa la troviamo espressa in modo particolareggiato il 14 agosto 1917. In tal giorno, la Piccarreta spiega la «diversità del vivere rassegnato alla Divina Volontà e il vivere nel Divin Volere».
Non riportiamo qui il suo lungo discorso. Diciamo soltanto che, sintetizzando e semplificando, sembra trattarsi fondamentalmente della nota distinzione tra la vita spirituale ascetica e mistica. Vale a dire, tra una vita autenticamente cristiana, ma esercitata con una modalità ordinariamente umana; e una vita autenticamente cristiana, ma esercitata con una modalità ordinariamente divina. In altre parole, tra una vita più attiva e una prevalentemente passiva.
Se così interpretata, la dottrina della Piccarreta non sarebbe una astrusa novità e risulterebbe perciò pienamente accettabile.
Tuttavia, il modo in cui poi descrive questo “vivere nel Divin Volere” nel corso dell’opera è effettivamente qualcosa di diverso rispetto alla dottrina tradizionale[1] ed è la Piccarreta stessa ad insistere ripetutamente sul fatto che la santità da lei presentata è una santità nuova talmente originale e grande da eclissare i più grandi santi della Chiesa.
[20 novembre 1917] [Gesù]: “Oh, il bel vivere nel mio Volere! Mi piace tanto, che farò scomparire tutte le altre santità, sotto qualunque altro aspetto di virtù, nelle future generazioni e farò ricomparire la santità del vivere nella mia Volontà, che sono e saranno non le santità umane, ma divine; e la loro santità sarà tanto alta che, come soli eclisseranno le stelle più belle dei Santi delle passate generazioni”.
Il concetto è ripetuto nel tempo. Nel brano che segue, ciò che aumenta è solo la stramberia.
[15 aprile 1919] “il mio Gesù, tutto affabilità, mi ha detto: “Figlia mia, nel creare il cielo, prima creai le stelle come astri minori e poi creai il sole, astro maggiore, dotandolo di tale luce da eclissare tutte le stelle, come nascondendole in sé, e costituendolo re delle stelle e di tutta la natura. È mio solito fare prima le cose minori come preparativi delle cose maggiori, corona delle cose minori. Il sole, mentre è il mio relatore, adombra insieme le anime che formeranno la loro santità nel mio Volere. I santi che sono vissuti nello specchio della mia Umanità e come all’ombra della mia Volontà saranno le stelle. Quelle, sebbene dopo, saranno i soli. […]
Ora, il portento della mia Redenzione fu la Resurrezione, che più che fulgido sole coronò la mia Umanità, facendovi splendere anche i miei più piccoli atti di uno splendore e meraviglia tali da far stupire Cielo e terra, e che sarà principio, fondamento e compimento di tutti i beni, corona e gloria di tutti i beati. La mia Resurrezione è il vero sole che glorifica degnamente la mia Umanità, è il sole della religione cattolica, è la vera gloria di ogni cristiano. Senza la Resurrezione sarebbe stato come il cielo senza sole, senza calore e senza vita.
Ora, la mia Resurrezione è simbolo delle anime che formeranno la santità nel mio Volere. I santi di questi secoli passati sono simbolo della mia Umanità, i quali, sebbene rassegnati, non hanno avuto atto continuo nel mio Volere, quindi non hanno ricevuto l’impronta del sole della mia Resurrezione, ma l’impronta delle opere della mia Umanità prima della Resurrezione. Perciò saranno molti: quasi come stelle mi formeranno un bell’ornamento al cielo della mia Umanità. Ma i santi del vivere nel mio Volere, che simboleggeranno la mia Umanità risorta, saranno pochi. […]
Tu non sei nel numero dei molti, ma dei pochi; perciò sempre attenta alla chiamata e al tuo volo continuo”.
E che la Piccarreta sia la prima a vivere secondo questa nuova santità è detto chiaramente:
[27 novembre 1917] “Figlia mia, […] l’inizio della santità del vivere nel mio Volere voglio che sia tu”.
[8 aprile 1918] “Figlia mia, c’è gran differenza tra il vivere unito con Me e vivere nel mio Volere”. […] vivere nel mio Volere […] è la santità non ancora conosciuta, che farò conoscere, che metterà l’ultimo ornamento ed il più bello, il più fulgido di tutte le altre santità e sarà corona e compimento di tutte le altre santità.
[29 gennaio 1919] “Figlia diletta mia, […] spesso ti parlo di vivere nel mio Volere, che finora non ho manifestato a nessuno”.
Alcune domande:
- Tutti i santi che non hanno conosciuto questa santità, rivelata solo ora, sarebbero dunque lasciati indietro da quelli che invece la conoscono e vivono? Santi del calibro di san Benedetto da Norcia, san Giovanni Crisostomo, san Francesco d’Assisi, santa Caterina da Siena, san Pio V, santa Teresa d’Avila, san Giovanni della Croce, san Francesco di Sales, san Pio X, ecc. sarebbero tutti inesorabilmente lasciati indietro?
- “Gesù” dice alla Piccarreta che farà “scomparire tutte le altre santità, sotto qualunque altro aspetto di virtù”. Allora domandiamo: ma la misura della santità non è data dal grado di carità, tanto che «colui che avrà una maggiore carità vedrà più perfettamente Dio e sarà più beato» (Tommaso d’Aquino, Somma di Teologia I, q. 12, a. 6)? E la carità non è forse una virtù?
- Ci può veramente essere qualcosa di più grande dell’unione con Dio (cf. ad es. CCC, nn. 542; 690; 775; 956; 1709; 1997; 2014; 2074; 2427; 2564; 2708; 2725)?
- La santità dei più grandi “Santi delle passate generazioni” sarebbe una santità che nella sua essenza è diversa dalla “nuova”?
A proposito di quest’ultimo punto, non dovrebbe essere difficile per un cattolico comprendere che un conto è proporre una nuova via attraverso la quale vivere la santità di sempre, che è una, e un altro pensare di proporre una santità nuova nella sua essenza. Una santità, praticamente, che nemmeno la Pentecoste sarebbe riuscita ad inaugurare.
Nel primo caso abbiamo le diverse spiritualità, nel secondo avremmo qualcosa di “rivoluzionario”, vale a dire qualcosa di non cattolico. Secondo la dottrina cattolica, infatti, il piano della provvidenza prevede tre grandi momenti: la creazione, la redenzione e la santificazione.
La prima è attribuita al Padre (Credo... Patrem omnipoténtem, factórem caeli et terrae), la seconda al Figlio (Et in unum Dóminum... Qui propter nos hómines et propter nostram salútem descéndit de caelis) e la terza allo Spirito Santo (Et in Spíritum Sanctum, Dóminum et vivificántem).
Ma la Piccarreta non ravvisa alcuna criticità e, sicura della fonte da cui viene istruita, non soltanto accoglie questa “nuova dottrina” come una grande rivelazione, ma arriva a presentarla nientemeno che come uno spartiacque della storia.
Basta leggere quanto segue per capire che, volendo ironizzare, si potrebbe parlare di un “avanti Piccarreta” e un “dopo Piccarreta”.
[29 gennaio 1919] “Figlia diletta mia, voglio farti sapere l’ordine della mia Provvidenza. Nel corso di ogni duemila anni ho rinnovato il mondo. Nei primi duemila lo rinnovai col Diluvio. Nei secondi duemila lo rinnovai con la mia venuta sulla terra, in cui manifestai la mia Umanità, da cui, come da tante fessure, traluceva la mia Divinità, e i buoni e gli stessi santi dei secondi duemila anni, sono vissuti dei frutti della mia Umanità e a lambicco hanno goduto della mia Divinità. Ora siamo in circa al termine del terzo duemila anni e ci sarà una terza rinnovazione”.
[22 maggio 1919] “sto preparando l’era del vivere nel mio Volere, in cui ciò che non hanno fatto le generazioni passate, e che non faranno, in questa era della mia Volontà i buoni completeranno l’amore, la gloria, l’onore da parte di tutta la Creazione, dando loro grazie sorprendenti ed inaudite. Ecco perché chiamo te nel mio Volere”.
[8 febbraio 1921] “Io ti sto preparando un’era d’amore, l’era del mio terzo «FIAT». […] Io mi occuperò di fare che il mio «FIAT VOLUNTAS TUA» abbia compimento ed esaudimento, che la mia Volontà regni sulla terra, ma in modo tutto nuovo; mi occuperò a preparare l’era del terzo «FIAT», in cui il mio amore sfoggerà in modo meraviglioso ed inaudito. Ah, sì, voglio confondere l’uomo tutto in amore. Perciò sii attenta; ti voglio con Me a preparare questa era d’amore, celeste e divina. Ci daremo la mano a vicenda e opereremo insieme”.
Alcune domande:
- Ha senso dal punto di vista teologico affermare che venendo sulla terra Gesù ha manifestato la sua Umanità? Non ha manifestato il Padre (cf. Gv 1,18; 8,19; 12,45; 14,7)?
- Gesù aveva forse un’Umanità già in Cielo che manifestò venendo sulla terra?
- Cosa vuol dire l’affermazione che i santi prima della Piccarreta sono vissuti dei frutti dell’Umanità di Gesù e poco hanno goduto della sua Divinità?
- Non sembra di ascoltare un discorso New Age, con la sua Età astrologica dell’Acquario che seguirebbe all’Età dei Pesci?
A proposito della New Age, riportiamo questo breve brano:
«L'inizio del terzo millennio arriva non soltanto duemila anni dopo la nascita di Gesù, ma anche in un momento in cui gli astrologi credono che l'Età dei Pesci, loro nota come era cristiana, volga al termine. Il movimento New Age prende il nome dall'imminente Età astrologica dell’Acquario. […] Il New Age attira persone imbevute dei valori della cultura moderna. […] Pur ammettendo che la religiosità New Age in qualche modo risponde alle legittime aspirazioni della natura umana, si deve riconoscere che esso tenta di farlo opponendosi ogni volta alla rivelazione cristiana. […] Non ci si può illudere che esso porti a un rinnovamento della religione. È soltanto un nuovo modo di praticare la gnosi, cioè quell'atteggiamento dello spirito che, in nome di una profonda conoscenza di Dio, finisce per stravolgere la Sua Parola sostituendo parole che sono soltanto umane» (Pontificio Consiglio della Cultura-Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Gesù Cristo portatore dell’acqua viva. Una riflessione cristiana sul “New Age”, 2003).
Ci sono poi non pochi passaggi in cui il Gesù che le parla la elogia sperticatamente.
[3 marzo 1919] “Tu sei la mia figlia primogenita della mia Volontà: come sei cara e preziosa agli occhi miei! Ti terrò tanto custodita che, se nel creare l’uomo preparai un eden terrestre, per te ho preparato un eden divino. […] ed in esso darai principio in modo divino ai primi atti, i quali sono immensi, eterni ed infiniti e abbracciano tutto e tutti”.
[14 marzo 1919] “Figlia mia, siccome ti ho scelto per prima a far vita nel mio Volere, voglio che anche tu prenda parte alle pene che riceveva la mia Umanità dalla Divinità, nella mia Volontà. […] sappi che avrò l’onore, la gloria della prima anima stimmatizzata nel mio Volere”.
[20 febbraio 1919] “Ma sai tu chi può rendere quest’omaggio [alla potenza creatrice]? Le anime che vivono nel mio Volere, che come entrano in Esso trovano come in atto tutti gli atti della Maestà Suprema e, trovandosi questa Volontà in tutto ed in tutti, restano moltiplicati in tutto e possono rendere onore, gloria, adorazione, amore per tutti. Perciò, vieni nel mio Volere, vieni insieme con Me innanzi all’Altezza Divina, a rendere per prima gli omaggi, come a Creatore di tutto”.
[9 febbraio 1919] Stavo dicendo al mio dolce Gesù: “Possibile che io sia il secondo anello di congiunzione con la tua Umanità? […] Gesù, carezzandomi, mi ha detto: […] “Le grazie che non erano necessarie agli altri che non chiamavo a vivere in questa immensità di santità della mia Volontà, sono necessarie a te, che eleggevo fin dall’eternità”.
Nel brano che segue, sorvolando sul delirio teologico nel parlare della Volontà, notiamo che il Signore le dice di essere la sua preferita:
[29 settembre 1912] Gesù nel venire mi ha detto: “Figlia mia, sai chi è stata preferita più da Me? L’anima a cui ho manifestato i prodigi, la potenza del mio SS. Volere. Tutte le altre cose sono parti di Me, invece la mia Volontà è il centro e la vita, la reggitrice di tutto; sicché la mia Volontà ha diretto la Passione, ha dato vita al mio Cuore, ha sublimato la croce. La mia Volontà comprende tutto, afferra tutto e dà effetto a tutto, sicché la mia Volontà è più di tutto. Di conseguenza, a chi ho parlato del mio Volere, essa è stata la più preferita di tutti e al di sopra di tutto. Quanto dovresti ringraziarmi di averti ammesso ai segreti del mio Volere!”.
D’altronde, se Gesù dice che ciò che sta iniziando con la Piccarreta (il “vivere nel Divin Volere”) è il prodigio più grande della sua onnipotenza…
[6 marzo 1919] E Gesù, venendo, mi ha detto: “Figlia mia, ciò che è impossibile alla creatura è tutto possibile a Me. È vero che è il prodigio più grande della mia onnipotenza e del mio amore, ma quando voglio, tutto posso”.
… non meraviglia che la Piccarreta sia posta sullo stesso piano della Madonna:
[10 gennaio 1921] “Il primo «sì» nel mio «FIAT» l’ho chiesto alla mia cara Mamma e, oh potenza del suo «FIAT» nel mio Volere! Non appena il «FIAT» Divino s’incontrò col «FIAT» della mia Mamma se ne fecero uno solo. […]
Ora un secondo «sì» nel mio Volere l’ho chiesto a te, e tu, sebbene tremante, lo pronunziasti. Ora, questo «sì» nel mio Volere avrà i suoi portenti, avrà un compimento divino. Tu seguimi e sprofondati di più nel mare immenso della mia Volontà, ed Io ci penserò a tutto. La mia Mamma non pensò come avrei fatto ad incarnarmi in Lei, ma disse solo «FIAT MIHI», ed Io ci pensai al modo come incarnarmi. Così farai tu”.
[17 gennaio 1921] “Figlia mia, il «FIAT» è tutto, è pieno di vita, anzi, è la stessa vita, e perciò da dentro il «FIAT» escono tutte le vite e tutte le cose. Dal mio «FIAT» uscì la Creazione: perciò in ogni cosa creata si vede l’impronta del «FIAT». Dal «FIAT MIHI» della mia cara Mamma, detto nel mio Volere, da cui ebbe la stessa potenza del mio «FIAT» Creatore, uscì la Redenzione; sicché non c’è cosa della Redenzione che non contenga l’impronta del «FIAT MIHI» della mia Mamma. […]
Ora voglio dirti perché ho chiesto il tuo «FIAT», il tuo «sì» nel mio Volere. La mia preghiera insegnata, il «FIAT VOLUNTAS TUA SICUT IN CŒLO ET IN TERRA», questa preghiera di tanti secoli, di tante generazioni, voglio che abbia il suo esaurimento e compimento. Ecco perché volevo un altro «sì» nel mio Volere, un altro «FIAT» contenente la potenza creatrice; voglio il «FIAT» che sorge ad ogni istante, che si moltiplica a tutti, voglio in un’anima il mio stesso «FIAT» che sale al mio Trono e con la sua potenza creatrice porta in terra la vita del «FIAT» come in Cielo così in terra”.
Venendo tutti da Dio, questi tre FIAT sono sullo stesso piano:
[2 febbraio 1921] “Questi tre «FIAT» hanno uno stesso valore e potere”.
Tuttavia, a motivo delle opere, il terzo FIAT sembra essere il più importante. Come infatti il secondo FIAT è opera maggiore del primo (mirabíliter condidísti, et mirabílius reformásti), così il terzo, essendo il compimento, è maggiore di tutti.
[24 gennaio 1921] “Figlia mia, il primo «FIAT» fu detto nella Creazione, senza intervento di alcuna creatura. Il secondo «FIAT» fu detto nella Redenzione; volli l’intervento della creatura e scelsi la mia Mamma come compimento del secondo «FIAT». Ora, a compimento di tutto, voglio dire il terzo «FIAT», e lo voglio dire per mezzo tuo. Ho scelto te per compimento del terzo «FIAT». Questo «FIAT» farà completare la gloria e l’onore del «FIAT» della Creazione e sarà conferma e sviluppo di tutti, del «FIAT» della Redenzione. Questi tre «FIAT» adombreranno la Sacrosanta Trinità sulla terra e avrò il «FIAT VOLUNTAS TUA», come in Cielo così in terra. Questi tre «FIAT» saranno inseparabili; uno sarà vita dell’altro, saranno uno e trino, ma distinti tra loro. Il mio amore lo vuole, la mia gloria lo esige, che, avendo sprigionato dal seno della mia potenza creatrice i primi due «FIAT», vuole sprigionare il terzo «FIAT», non potendolo più contenere il mio amore, e questo per completare l’opera da Me uscita; altrimenti resterebbe incompleta l’opera della Creazione e della Redenzione”.
Più esplicitamente:
[22 febbraio 1921] Poi mi ha detto: “Figlia mia, questi tre «FIAT» sono il creante, il redimente e il santificante. Nel creare l’uomo lo dotai con tre potenze, intelletto, memoria e volontà. Con tre «FIAT» compirò l’opera di santificazione sull’uomo. […]
Al «FIAT» creante, l’intelletto dell’uomo resta come rapito […] Nel «FIAT» della Redenzione, la memoria resta come incatenata dagli eccessi del mio amore, nel patire tanto per aiutare e salvare l’uomo nello stato della colpa. Nel terzo «FIAT» il mio amore vuole sfoggiare di più; voglio assalire la volontà umana”. […]
Non finiranno le generazioni, finché la mia Volontà non regnerà sulla terra”.
[8 marzo 1921] “Figlia mia, la mia Mamma, col suo amore, con le sue preghiere e col suo annientamento, mi chiamò dal Cielo in terra ad incarnarmi nel suo seno. Tu, col tuo amore e con lo sperderti sempre nel mio Volere, chiamerai la mia Volontà a far vita in te sulla terra e poi mi darai vita nelle altre creature.
Ora sappi però, che la mia Mamma, con avermi chiamato dal Cielo in terra, nel suo seno, essendo atto unico quello che fece, che non più si ripeterà, Io la arricchii di tutte le grazie, la dotai di tanto amore da farle sorpassare l’amore di tutte le creature unite insieme, la feci primeggiare nei privilegi, nella gloria, in tutto. Potrei dire che tutto l’Eterno si ridusse ad un solo punto e si versò su di Lei a torrenti, a mari immensi, tanto che tutti restano al disotto di Lei. Tu, col chiamare la mia Volontà in te, è anche atto unico quello che fai; quindi, per decoro della mia Volontà che deve abitare in te, devo versare tanta grazia, tanto amore, da farti superare tutte le altre creature. E come la mia Volontà tiene la supremazia su tutto ed è eterna, immensa, infinita, dove deve avere principio e compimento la vita della mia Volontà, devo comunicargliela, dotarla, arricchirla delle stesse qualità della mia Volontà, dandole la supremazia su tutto. Il mio Eterno Volere prenderà il passato, il presente ed il futuro, li ridurrà in un solo punto e li verserà in te. La mia Volontà è eterna e vuole prendere vita dove trova l’eterno, è immensa e vuole vita nell’immensità, è infinita e vuole trovare l’infinità: come posso trovare tutto questo, se prima non lo verso in te?”
Chiaro? Se al terzo FIAT corrisponde la Volontà e la Volontà è indicata come la facoltà che ha la supremazia su tutto, allora la Piccarreta deve avere tanta grazia da “superare tutte le altre creature” e avere su di loro la supremazia.
Verrebbe da dire, sempre ironizzando, de Piccarreta numquam satis.
Ci sarebbero altri brani da riportare, ma questi dovrebbero essere sufficienti. Aggiungiamo soltanto, a chiusura della questione, il brano in cui lo stesso “rivelatore” si mostra cosciente delle enormità che sta dicendo e cerca di spegnere in anticipo ogni obiezione che, anche solo timidamente, potrebbe affiorare in chi riceve tali rivelazioni e in chi le legge:
[2 febbraio 1921] “Parrà sorprendente ed incredibile a taluni tutto ciò, e allora dovrebbero mettere in dubbio la mia potenza creatrice; e poi, quando sono Io che lo voglio, che do questo potere, ogni dubbio cessa. Non sono forse libero di fare ciò che voglio e di dare a chi voglio? Tu sii attenta. Io starò con te, ti adombrerò con la mia forza creatrice e compirò ciò che voglio su di te”.
Vogliamo mettere in dubbio la potenza creatrice?
Certamente no, ma possiamo valutare se ciò che ci viene detto è credibile. E per essere credibile deve come minimo essere possibile. Perché, lo ricordiamo, Dio non può fare l’impossibile. A Dio nulla è impossibile di ciò che è possibile. Infatti, non può mentire, non può mutare, non può far sì che le cose passate non siano state.
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1) Tra le altre cose, si può anche notare che pur presentando il “viver nel Divin Volere” come una modalità divina e quindi passiva, non di rado ci sono passaggi in cui sembrerebbe che tale modalità sia in qualche modo alla portata dell’anima.
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