21 ottobre 2022

Riflessione

 

"Chi non starà con il papa sarà condannato?"


    Mc 16,15-16: Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi starà col papa e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non starà col papa sarà condannato».

    Sembrerebbe che sia questo il Vangelo, almeno dando credito alle tante voci che oggi si sentono.

    Vediamo, infatti, che per una parte di queste la salvezza dipenderebbe dal rimanere in comunione con Francesco. Chi non sta con Francesco, così dicono come un mantra, è scismatico e fuori della Chiesa. E fuori della Chiesa, lo sappiamo, non c’è salvezza.

    Tra quelli che hanno questa posizione ci sono però notevoli differenze. Ci sono infatti quelli per i quali la salvezza dipende dal rimanere in comunione con Francesco perché Francesco è il papa e, come tale, non può non insegnare la verità; altri, invece, per i quali la salvezza dipende sempre dal rimanere in comunione con Francesco perché è il papa, ma il papa può insegnare eresie e condurre all’apostasia e allora in quei casi non va seguito.

    Glissiamo per il momento a riguardo delle molteplici ulteriori sottodivisioni. Aggiungiamo soltanto una nota: la posizione dei primi ci sembra che abbia una sua coerenza, mentre quella dei secondi no. Che senso ha, infatti, affermare che papa Francesco è eretico e/o apostata e poi aggiungere che chi non lo riconosce come papa è scismatico e fuori della Chiesa?

    Scismatico da Francesco sicuramente, ma perché fuori della Chiesa? Fuori della Chiesa e condannati, se vale qualcosa la parola del Signore, lo saremo soltanto se non crederemo.


    La citazione biblica corretta è infatti la seguente:

    Mc 16,15-16: Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato».

  

    C'è poi un'altra parte, invece, per la quale la salvezza dipende dal rimanere in comunione con Benedetto XVI perché il papa è ancora lui. Anche qui omettiamo di riportare le varie sottodivisioni.

    In realtà, però, ciò che Gesù ci dice nel Vangelo è che l’essere salvato, cioè il far veramente parte della Chiesa (perché la Chiesa è la salvezza - cf. CCC, n. 760), dipende fondamentalmente dalla fede. E infatti ad essere condannato sarà chi non crederà.

    Ovviamente si parla di fede viva, cioè di fede animata dalla carità. La salvezza è innanzitutto questione di Fede.
    È la fede cattolica che ci fa cattolici.
    E infatti il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda, giustamente, che la carità (la quale presuppone la fede) è il legame invisibile di appartenenza alla Chiesa (CCC, n. 815). In altre parole, chi si salva è perché ha la carità, cioè appunto la fede viva.

    «Ma l'unità della Chiesa nel tempo - continua il n. 815 - è assicurata anche da legami visibili di comunione:
— la professione di una sola fede ricevuta dagli Apostoli;
— la celebrazione comune del culto divino, soprattutto dei sacramenti;
— la successione apostolica mediante il sacramento dell'Ordine, che custodisce la concordia fraterna della famiglia di Dio».

    Il primo, non certo per caso, è dunque la professione della fede “divina e cattolica”.
    Se manca il fondamento, che è la fede, è inutile il resto.
    Se manca la Fede cattolica, a che servono i sacramenti e lo stare col papa?

    Ci sembra piuttosto evidente, infatti, che tante sono le persone che riconoscono in Francesco il papa e oggettivamente dimostrano di non avere la fede della Chiesa. Pensiamo, per fare un esempio, alla posizione di tanti "fedeli" tedeschi.
    Ma un discorso analogo vale per coloro che riconoscono Benedetto XVI come papa. Tra di essi vediamo un moltiplicarsi di piccoli gruppi, non di rado legati a rivelazioni private, che non solo dimostrano di non avere la fede cattolica, ma che evidentemente nemmeno sanno che cosa essa sia. Sono gruppi, infatti, la cui fede si basa fondamentalmente su rivelazioni private e non sulla Rivelazione e/o di quest'ultima viene data un'interpretazione difforme da quella della Chiesa.
    Eppure il card. Ratzinger stesso ha giustamente ricordato che, anche rispetto a quelle riconosciute autentiche, «un assentimento di fede cattolica non è dovuto […]; non è neppure possibile. Queste rivelazioni domandano piuttosto un assentimento di fede umana conforme alle regole della prudenza, che ce le presenta come probabili e piamente credibili» (Card. J. Ratzinger, Commento teologico al messaggio di Fatima, 2000).


    Pertanto, la questione chiave, prima ancora di quella su chi sia il papa, è se abbiamo conservato o meno la fede cattolica.

    Nel Vangelo, ciò che Gesù si chiede è se, «quando verrà, troverà la fede sulla terra» (Lc 18,8).

    Il papa, d’altronde, per vari motivi potrebbe anche non esserci al momento del suo ritorno. Gesù ha detto che «le porte degli inferi non prevarranno contro di essa [la Chiesa (Mt 16,18), ma nulla vieta che per un breve periodo il papa possa mancare, come d’altronde già accaduto in passato. Chi invece non mancherà mai sarà la Chiesa con la sua fede.

    Qualcuno, però, potrebbe giustamente osservare che la fede divina e cattolica è legata con la figura del papa. D’altronde, il versetto sopra citato di Matteo nella sua prima parte dice chiaramente che quella Chiesa che non verrà mai meno è edificata su Pietro (Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa).
    A tale osservazione, noi rispondiamo dicendo non soltanto che è vero, ma che è proprio in virtù di quel legame che anche il riconoscimento del papa non può prescindere dalla fede.

    «Le mie pecore - dice Gesù - ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono» (Gv 10,27). «Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro (Gv 10,5-6).
    «Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore» (Gv 10,24-26).



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