30 settembre 2022

LUISA PICCARRETA (1865-1947) 3

 

 

SCRITTI DELLA PICCARRETA CONSIGLIABILI?

  (terza parte) 



    Nei due post precedenti ci siamo limitati ad offrire soltanto, per così dire, una critica motivata al quadro di fondo offerto dalla Piccarreta. Se però volessimo presentare tutte le problematiche teologiche incontrate, allora occorrerebbe scrivere un volume.
    
    Ora, giusto per cominciare a darne un’idea, analizziamo come la Piccarreta parla di Dio e del suo amore in due brani tratti dai volumi Libri di Cielo.

VOLUME 4°


    [31 dicembre 1902] E Lui: “[…] se tu potessi entrare nel mio interno vedresti con chiarezza in tutte le mie parti l’amore distinto verso di te, e alcune volte ti amo tanto, che giungo ad amarti quanto amo Me stesso, sebbene alcune volte non posso vederti e mi sei nauseante”. […]
    Il motivo è che “siccome occupi lo stato di vittima, il tuo esterno comparisce innanzi alla divina giustizia coperto delle colpe altrui: ecco perché ti ho detto quelle parole; tu però quietati, ché ti amo sempre”.


    Si potrebbero fare diverse osservazioni critiche su questo brano, ma ci limitiamo qui a mettere rapidamente a fuoco quanto abbiamo evidenziato in grassetto.
    Secondo tale rivelazione privata, l’amore di Dio sarebbe mutevole e varierebbe in base allo stato dell’anima. Ma la ragione stessa, prima ancora che la fede, ci dice che Dio non può essere soggetto a mutamento e che non può dipendere da chicchessia. «In nessun modo quindi a lui conviene il movimento» (Tommaso d’Aquino, Somma di Teologia I, q. 9, a. 1).
    Di conseguenza, Dio non può amare una cosa più intensamente di un’altra (questo possiamo farlo noi, ma non Dio!). Come lucidamente spiega san Tommaso d’Aquino: «Dio non ama una cosa più di un’altra, poiché ama tutte le cose con un solo e semplice atto della sua volontà, sempre invariabile» (Ibid. I, q. 20, a. 3).
    Che cosa significa questo?
    Significa che Dio ama con la stessa intensità una coccinella, l’arcangelo Michele e se stesso. Diversamente, non sarebbe Dio. Lo ripetiamo: Dio non può che amare tutto e tutti come ama se stesso.
    
    Si capisce, allora, quanto sia oggettivamente fuorviante il pensiero che la Piccarreta attribuisce al Signore: «alcune volte ti amo tanto, che giungo ad amarti quanto amo Me stesso». Come se l’intensità dell’amore di Dio potesse variare.

    Un tale pensiero lo ritroviamo anche una dozzina di anni dopo:


VOLUME 12°


    [17 marzo 1914] “Figlia mia, […] come rendere scontenta chi tanto Ci contenta? Come non amare −come amiamo Noi stessi, non come amiamo le altre creature− chi Ci ama col nostro stesso Amore? Con quest’anima non ci sono cortine di segreti; tra Noi ed essa non c’è «nostro» e «suo», ma tutto è comune; e ciò che Noi siamo per natura, impeccabili, santi, ecc., l’anima la rendiamo per grazia, affinché nessuna disparità ci sia tra lei e Noi”.
    

    Ora, la domanda che potrebbe giustamente sorgere è la seguente: Ma allora Dio non ama la Madonna più di noi o del demonio?
    Certo che sì, ma non dal lato dell’intensità dell’atto, perché in Dio l’amore, atto della volontà, si identifica con l’essenza divina.
    C’è anche un altro aspetto, però, sotto il quale l’amore può avere dei gradi, vale a dire «dal lato del bene che noi vogliamo a qualcuno: per cui diciamo di amare di più colui al quale vogliamo un bene più grande» (Tommaso d’Aquino, Somma Contro i Gentili I, c. 91). «E in questa seconda maniera bisogna dire che Dio ama alcune cose più di altre» (Id.Somma di Teologia I, q. 20, a. 3).
    Pertanto, il maggiore o minore amore di Dio per qualcuno si ha dal lato del bene comunicato.

    In base a quanto si è detto, una considerazione che possiamo fare è che tutte le creature, per il solo fatto di esistere, sono amate da Dio. Se non fossero amate, infatti, non esisterebbero.

Dice infatti la Scrittura:
    Dio, «tu ami tutte le cose esistenti
    e nulla disprezzi di quanto hai creato;
    se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata.
    Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi?
    O conservarsi se tu non l’avessi chiamata all’esistenza?
    Tu risparmi tutte le cose,
    perché tutte son tue, Signore, amante della vita»
(Sap 11,24-26).

    Una seconda considerazione, poi, è che il modo di amare di Dio è ben diverso dal nostro. Infatti, se noi non amiamo qualcosa, forse che quel qualcosa non esiste soltanto perché noi non lo amiamo? No, esiste lo stesso. Invece, se Dio non amasse qualcosa, quella cosa non esisterebbe.
    Dunque, il solo fatto che una determinata cosa esiste, dice che è amata da Dio. Il demonio esiste? Sì. E allora il demonio è amato da Dio. Cosa abbiamo letto nel libro della Sapienza? «Tu ami tutte le cose esistenti […]; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata» (Sap 11,24).


    Qual è il punto? Il punto è che mentre la nostra volontà, il nostro amore (primo moto della volontà) non causa il bene che si trova nelle cose (non è che una cosa esiste perché la amo io), «l’amore di Dio infonde e crea la bontà nelle cose» (Tommaso d’Aquino,  Somma di Teologia  I, q. 20, a. 2).
    In altre parole, se in noi c’è della bontà è perché Dio ci ama e non Dio ci ama perché in noi c’è della bontà.
    Il bene che Dio ci vuole è perciò misurato da ciò che noi siamo.


    Se abbiamo compreso questo, allora ci risulta anche chiaro che Dio non ama tutti allo stesso modo. Non ama la coccinella come ama noi e nemmeno ama noi come ama Maria di Nazaret. Essendo la bontà differente (tra la coccinella, noi e Maria di Nazaret), Dio non ama ugualmente tutte le cose, ma «ama di più le cose migliori» (Ibid. I, q. 20, a. 4). Ma non è perché sono migliori che lui le ama di più; è il contrario, proprio perché le ama di più esse sono migliori. È lui la causa della bontà!


    Riepilogando, «per Dio amare di più un essere non vuol dire altro che dare a quest’essere un bene più grande [nel caso di Maria addirittura essere la Madre di Dio], essendo la volontà di Dio la causa della bontà nelle cose.
    Per cui vi sono delle cose migliori proprio perché Dio vuole ad esse un bene maggiore». E in questo senso si dice che le ama di più.


    E chi sarà il più amato di tutti?
    Il più amato di tutti non può che essere… Cristo. «Dio ama Cristo non solo più di tutto il genere umano, ma anche più dell’universo intero: appunto perché gli ha voluto un bene più grande, dal momento che gli diede il nome che è al di sopra di ogni altro nome [Fil 2,9], in modo che fosse vero Dio» (Ibid. I, q. 20, a. 4, ad 1).

    «Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell’alto dei cieli, ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato» (Eb 1,3-4).


27 settembre 2022

Novena Madonna Rosario (28 sett. - 6 ott.)

 

NOVENA IN PREPARAZIONE ALLA FESTA DELLA

MADONNA DEL ROSARIO


(28 settembre - 6 ottobre) 



 

1° GIORNO (28 settembre)

 

V. Deus in adiutórium meum inténde.
R. Dómine, ad adiuvándum me festína.
Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.
Allelúia.


    O Maria Immacolata, che a Fatima sei apparsa a Lucia, Francesco e Giacinta per chiedere la conversione dei peccatori, compenetra il mio cuore con vera contrizione e intensa gratitudine e amore per un Dio così buono. In unione con il Tuo Cuore Addolorato e Immacolato, offro il mio povero cuore, così com’è, con tutte le sue miserie, la sua debolezza e i suoi buoni desideri, in riparazione al Sacratissimo Cuore di Gesù – Tuo Figlio e nostro Dio – per i molti peccati, oltraggi, bestemmie, sacrilegi e offese con cui Egli è così gravemente offeso.


Brano del giorno: Imitazione di Cristo (libro III, cap. 7)

    Un progresso nella vita spirituale non lo avrai raggiunto quando avrai avuto la grazia della consolazione, ma quando, con umiltà, abnegazione e pazienza, avrai saputo sopportare che essa ti sia tolta. Cosicché, neppure allora, tu sia pigro nell'amore alla preghiera o lasci cadere del tutto le abituali opere di pietà; anzi, tu faccia volenterosamente tutto quanto è in te, come meglio potrai e saprai, senza lasciarti andare del tutto a causa dell'aridità e dell'ansietà spirituale che senti.
    

    Molti, non appena accade qualcosa di male, si fanno tosto impazienti e perdono la buona volontà. Ma le vie dell'uomo non dipendono sempre da lui. È Dio che può dare e consolare, quando vuole e quanto vuole e a chi egli vuole; nella misura che gli piacerà, e non di più. Molti, poi, fattisi arditi per il fatto che sentivano la grazia della devozione, procurarono la loro rovina: essi vollero fare di più di quanto era nelle loro possibilità, non considerando la propria pochezza e seguendo l'impulso del cuore piuttosto che il giudizio della ragione.

Al termine di ogni mistero:    Gesù perdona le nostre colpe… e

                                                Nostra Signora del Rosario, prega per noi.
 

Al termine dei cinque misteri: Salve Regina


I mistero: Gesù risorge dai morti.

II mistero: Gesù ascese in cielo alla gloria del Padre.

III mistero: Lo Spirito Santo discese sugli Apostoli.

IV mistero: Maria è assunta in cielo.

V mistero: Maria Vergine è coronata Regina in cielo.


Orémus.
Deus, cuius Unigénitus per vitam, mortem et resurrectiónem suam nobis salútis ætérnæ prǽmia comparávit: concéde, quǽsumus, ut, hæc Mystéria sacratíssimo beátæ Mariæ Vírginis Rosário recoléntes, et imitémur quod cóntinent, et quod promíttunt assequámur. Per eúndem Christum Dóminum nostrum. 
Amen.


2° GIORNO (29 settembre)


V. Deus in adiutórium meum inténde.
R. Dómine, ad adiuvándum me festína.
Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.
Allelúia.



    O Maria Immacolata, che a Fatima sei apparsa a Lucia, Francesco e Giacinta per chiedere la conversione dei peccatori, compenetra il mio cuore con vera contrizione e intensa gratitudine e amore per un Dio così buono. In unione con il Tuo Cuore Addolorato e Immacolato, offro il mio povero cuore, così com’è, con tutte le sue miserie, la sua debolezza e i suoi buoni desideri, in riparazione al Sacratissimo Cuore di Gesù – Tuo Figlio e nostro Dio – per i molti peccati, oltraggi, bestemmie, sacrilegi e offese con cui Egli è così gravemente offeso.

Brano del giorno: Imitazione di Cristo (libro I, cap. 13) 

    Finché saremo al mondo, non potremo essere senza tribolazioni e tentazioni; infatti sta scritto nel libro di Giobbe che la vita dell'uomo sulla terra (Gb 7,1) è tutta una tentazione. Ognuno dovrebbe, dunque, stare attento alle tentazioni e vigilare in preghiera (1Pt 4,7), affinché il diavolo non trovi il punto dove possa esercitare il suo inganno; il diavolo, che mai non posa, ma va attorno cercando chi possa divorare (1Pt 5,8). Nessuno è così avanzato nella perfezione e così santo da non aver talvolta delle tentazioni. Andare esenti del tutto da esse non possiamo. Tuttavia, per quanto siano moleste e gravose, le tentazioni spesso sono assai utili; perché, a causa delle tentazioni, l'uomo viene umiliato, purificato e istruito. I santi passarono tutti per molte tribolazioni e tentazioni, e progredirono; invece coloro che non seppero sostenere le tentazioni si pervertirono e tradirono.         

    Non esiste una istituzione così perfetta, o un luogo così nascosto, dove non si trovano tentazioni e avversità. L'uomo non è mai del tutto esente dalla tentazione, fin che vive. Ciò per cui siamo tentati è dentro di noi, poiché siamo nati nella concupiscenza. Se vien meno una tentazione o tribolazione, un'altra ne sopraggiunge e c'è sempre qualcosa da sopportare, perché abbiamo perduto il bene della nostra felicità. Molti, di fronte alle tentazioni, cercano di fuggire, ma cadono poi in esse anche più gravemente. Non possiamo vincere semplicemente con la fuga; ma è con la sopportazione e con la vera umiltà che saremo più forti di ogni nemico.


Al termine di ogni mistero:    Gesù perdona le nostre colpe… e

                                                Nostra Signora del Rosario, prega per noi.
 

Al termine dei cinque misteri: Salve Regina



I mistero: L’Angelo del Signore portò l’annuncio a Maria.

II mistero: Maria visita Elisabetta.

III mistero: Gesù nasce a Betlemme.

IV mistero: Gesù bambino è presentato al tempio.

V mistero: Gesù bambino è ritrovato nel tempio.


Orémus.
Deus, cuius Unigénitus per vitam, mortem et resurrectiónem suam nobis salútis ætérnæ prǽmia comparávit: concéde, quǽsumus, ut, hæc Mystéria sacratíssimo beátæ Mariæ Vírginis Rosário recoléntes, et imitémur quod cóntinent, et quod promíttunt assequámur. Per eúndem Christum Dóminum nostrum. 
Amen.


3° GIORNO (30 settembre)


V. Deus in adiutórium meum inténde.
R. Dómine, ad adiuvándum me festína.
Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.
Allelúia.



    O Maria Immacolata, che a Fatima sei apparsa a Lucia, Francesco e Giacinta per chiedere la conversione dei peccatori, compenetra il mio cuore con vera contrizione e intensa gratitudine e amore per un Dio così buono. In unione con il Tuo Cuore Addolorato e Immacolato, offro il mio povero cuore, così com’è, con tutte le sue miserie, la sua debolezza e i suoi buoni desideri, in riparazione al Sacratissimo Cuore di Gesù – Tuo Figlio e nostro Dio – per i molti peccati, oltraggi, bestemmie, sacrilegi e offese con cui Egli è così gravemente offeso.

Brano del giorno: Imitazione di Cristo (libro I, cap. 13)

    Causa prima di ogni perversa tentazione è la mancanza di stabilità spirituale e la scarsezza di fiducia in Dio; giacché, come una nave senza timone viene spinta qua e là dalle onde, così l'uomo infiacchito, che abbandona i suoi propositi, viene in vario modo tentato. Come il fuoco serve a saggiare il ferro (Sir 31,26), così la tentazione serve a saggiare la santità di una persona (Sir 27,6).

    Quali possibilità ciascuno abbia in potenza, spesso non lo sappiamo; ma la tentazione dispiega palesemente ciò che siamo. Tuttavia, bisogna vigilare, particolarmente intorno all'inizio della tentazione; poiché il nemico si vince più facilmente se non gli si permette per nulla di varcare le porte della nostra mente; e se gli si sbarra la strada al di là della soglia, non appena abbia bussato. Di qui il detto: “resisti agli inizi; è troppo tardi quando si prepara la medicina” (Ovidio, Remedia amoris, II,91). […]
    Quanto uno abbia progredito si dimostra nella tentazione e nella tribolazione; qui sta il suo maggior merito; qui appare più chiaramente la sua virtù. Non è gran cosa esser devoti e fervorosi quando non si hanno difficoltà; sapere invece sopportare se stessi nel momento dell'avversità dà a sperare in un grande avanzamento spirituale.


Al termine di ogni mistero:    Gesù perdona le nostre colpe… e

                                                Nostra Signora del Rosario, prega per noi.
 

Al termine dei cinque misteri: Salve Regina



I mistero: Gesù prega nell’orto del Getsèmani.

II mistero: Gesù viene flagellato.

III mistero: Gesù è incoronato di spine.

IV mistero: Gesù caricato della croce va al luogo del Calvario.

V mistero: Gesù muore sulla croce; sua Madre stava in piedi
presso la croce di Gesù.



Orémus.
Deus, cuius Unigénitus per vitam, mortem et resurrectiónem suam nobis salútis ætérnæ prǽmia comparávit: concéde, quǽsumus, ut, hæc Mystéria sacratíssimo beátæ Mariæ Vírginis Rosário recoléntes, et imitémur quod cóntinent, et quod promíttunt assequámur. Per eúndem Christum Dóminum nostrum. 
Amen.


4° GIORNO (1 ottobre)


V. Deus in adiutórium meum inténde.
R. Dómine, ad adiuvándum me festína.
Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.
Allelúia.


    O Maria Immacolata, che a Fatima sei apparsa a Lucia, Francesco e Giacinta per chiedere la conversione dei peccatori, compenetra il mio cuore con vera contrizione e intensa gratitudine e amore per un Dio così buono. In unione con il Tuo Cuore Addolorato e Immacolato, offro il mio povero cuore, così com’è, con tutte le sue miserie, la sua debolezza e i suoi buoni desideri, in riparazione al Sacratissimo Cuore di Gesù – Tuo Figlio e nostro Dio – per i molti peccati, oltraggi, bestemmie, sacrilegi e offese con cui Egli è così gravemente offeso.

Brano del giorno: Imitazione di Cristo (libro II, cap. 5)

    Non possiamo fare troppo affidamento su noi stessi, perché spesso ci manca la grazia e la capacità di sentire rettamente. Scarsa è la luce che è in noi, e subitamente la perdiamo per la nostra negligenza. Spesso poi non ci accorgiamo neppure di essere così ciechi interiormente: facciamo il male e, cosa ancora peggiore, ci andiamo scusando. Talora siamo mossi dalla passione, e la prendiamo per zelo; rimproveriamo negli altri piccole cose e passiamo sopra a quelle più grosse, commesse da noi. Avvertiamo con prontezza, e pesiamo ben bene ciò che gli altri ci fanno soffrire, ma non ci accorgiamo di quanto gli altri soffrono per causa nostra. Chi riflettesse bene e a fondo su sé stesso, non giudicherebbe severamente gli altri. L'uomo interiore, prima di occuparsi di altre cose, guarda dentro di sé; e, intento diligentemente a sé stesso, è portato a tacere degli altri. Solamente se starai zitto sugli altri, guardando specialmente a te stesso, giungerai a una vera e devota interiorità.
    Se sarai tutto intento a te stesso e a Dio, ben poco ti scuoterà quello che sentirai dal di fuori. […] Se vuoi avere pace e spirituale solidità, devi lasciar andare ogni cosa, e avere dinanzi agli occhi solamente te stesso.

Al termine di ogni mistero:    Gesù perdona le nostre colpe… e

                                                Nostra Signora del Rosario, prega per noi.
 

Al termine dei cinque misteri: Salve Regina



I mistero: Gesù risorge dai morti.

II mistero: Gesù ascese in cielo alla gloria del Padre.

III mistero: Lo Spirito Santo discese sugli Apostoli.

IV mistero: Maria è assunta in cielo.

V mistero: Maria Vergine è coronata Regina in cielo.


Orémus.
Deus, cuius Unigénitus per vitam, mortem et resurrectiónem suam nobis salútis ætérnæ prǽmia comparávit: concéde, quǽsumus, ut, hæc Mystéria sacratíssimo beátæ Mariæ Vírginis Rosário recoléntes, et imitémur quod cóntinent, et quod promíttunt assequámur. Per eúndem Christum Dóminum nostrum. 
Amen.


5° GIORNO (2 ottobre)


V. Deus in adiutórium meum inténde.
R. Dómine, ad adiuvándum me festína.
Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.
Allelúia.



    O Maria Immacolata, che a Fatima sei apparsa a Lucia, Francesco e Giacinta per chiedere la conversione dei peccatori, compenetra il mio cuore con vera contrizione e intensa gratitudine e amore per un Dio così buono. In unione con il Tuo Cuore Addolorato e Immacolato, offro il mio povero cuore, così com’è, con tutte le sue miserie, la sua debolezza e i suoi buoni desideri, in riparazione al Sacratissimo Cuore di Gesù – Tuo Figlio e nostro Dio – per i molti peccati, oltraggi, bestemmie, sacrilegi e offese con cui Egli è così gravemente offeso.

Brano del giorno: Trattato della vera devozione alla santa Vergine 

(n. 110)

    La vera devozione alla santa Vergine è disinteressata, cioè porta l’anima alla ricerca non di se stessa, ma di Dio solo nella sua santa Madre. Un vero devoto di Maria non serve questa augusta Regina a scopo di guadagno e d’interesse, né per il suo bene temporale ed eterno, corporale e spirituale, ma unicamente perché essa, e Dio solo in essa, meritano d’essere serviti. Non ama Maria unicamente perché gli abbia fatto del bene o ne speri da essa, ma perché è amabile.
    Perciò l’ama e la serve fedelmente, tanto nei disgusti e nelle aridità, quanto nelle dolcezze e nei fervori sensibili. L’ama tanto sul Calvario quanto alle nozze di Cana. Oh! quanto è gradito e prezioso agli occhi di Dio e della sua santa Madre un devoto che non cerca se stesso nei servizi che rende alla Vergine! Come è raro ora questo!

Al termine di ogni mistero:    Gesù perdona le nostre colpe… e

                                                Nostra Signora del Rosario, prega per noi.
 

Al termine dei cinque misteri: Salve Regina



I mistero: Gesù risorge dai morti.

II mistero: Gesù ascese in cielo alla gloria del Padre.

III mistero: Lo Spirito Santo discese sugli Apostoli.

IV mistero: Maria è assunta in cielo.

V mistero: Maria Vergine è coronata Regina in cielo.


Orémus.
Deus, cuius Unigénitus per vitam, mortem et resurrectiónem suam nobis salútis ætérnæ prǽmia comparávit: concéde, quǽsumus, ut, hæc Mystéria sacratíssimo beátæ Mariæ Vírginis Rosário recoléntes, et imitémur quod cóntinent, et quod promíttunt assequámur. Per eúndem Christum Dóminum nostrum. 
Amen.


6° GIORNO (3 ottobre)


V. Deus in adiutórium meum inténde.
R. Dómine, ad adiuvándum me festína.
Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.
Allelúia.



    O Maria Immacolata, che a Fatima sei apparsa a Lucia, Francesco e Giacinta per chiedere la conversione dei peccatori, compenetra il mio cuore con vera contrizione e intensa gratitudine e amore per un Dio così buono. In unione con il Tuo Cuore Addolorato e Immacolato, offro il mio povero cuore, così com’è, con tutte le sue miserie, la sua debolezza e i suoi buoni desideri, in riparazione al Sacratissimo Cuore di Gesù – Tuo Figlio e nostro Dio – per i molti peccati, oltraggi, bestemmie, sacrilegi e offese con cui Egli è così gravemente offeso.

Brano del giorno: Trattato della vera devozione alla santa Vergine (nn. 120-121.125)

    Consistendo tutta la nostra perfezione nell’essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo, la più perfetta di tutte le devozioni è senza dubbio quella che più perfettamente ci conforma, ci unisce e ci consacra a Gesù Cristo. Ora essendo Maria la più conforme di tutte le creature a Gesù Cristo, ne segue che di tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un’anima a Nostro Signore è la devozione alla santissima Vergine, sua santa Madre. E più un’anima sarà consacrata a Maria, più lo sarà a Gesù Cristo.
    Perciò la perfetta consacrazione a Gesù Cristo non è altro che una perfetta e totale consacrazione di se stesso alla santissima Vergine: devozione appunto che io insegno. O meglio una perfetta rinnovazione dei voti e delle promesse del santo battesimo.
    Questa devozione consiste nel donarsi interamente alla S. Vergine per essere interamente di Gesù Cristo. […] Ne segue […] che uno si consacra contemporaneamente alla santissima Vergine e a Gesù Cristo; alla Vergine, come a mezzo perfetto che Gesù Cristo scelse per unirsi a noi e per unirci a lui; a Nostro Signore, come a nostro ultimo fine, al quale dobbiamo tutto ciò che siamo, come nostro redentore e nostro Dio.

Al termine di ogni mistero:    Gesù perdona le nostre colpe… e

                                                Nostra Signora del Rosario, prega per noi.
 

Al termine dei cinque misteri: Salve Regina



I mistero: L’Angelo del Signore portò l’annuncio a Maria.

II mistero: Maria visita Elisabetta.

III mistero: Gesù nasce a Betlemme.

IV mistero: Gesù bambino è presentato al tempio.

V mistero: Gesù bambino è ritrovato nel tempio.


Orémus.
Deus, cuius Unigénitus per vitam, mortem et resurrectiónem suam nobis salútis ætérnæ prǽmia comparávit: concéde, quǽsumus, ut, hæc Mystéria sacratíssimo beátæ Mariæ Vírginis Rosário recoléntes, et imitémur quod cóntinent, et quod promíttunt assequámur. Per eúndem Christum Dóminum nostrum. 
Amen.


7° GIORNO (4 ottobre)


V. Deus in adiutórium meum inténde.
R. Dómine, ad adiuvándum me festína.
Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.
Allelúia.



    O Maria Immacolata, che a Fatima sei apparsa a Lucia, Francesco e Giacinta per chiedere la conversione dei peccatori, compenetra il mio cuore con vera contrizione e intensa gratitudine e amore per un Dio così buono. In unione con il Tuo Cuore Addolorato e Immacolato, offro il mio povero cuore, così com’è, con tutte le sue miserie, la sua debolezza e i suoi buoni desideri, in riparazione al Sacratissimo Cuore di Gesù – Tuo Figlio e nostro Dio – per i molti peccati, oltraggi, bestemmie, sacrilegi e offese con cui Egli è così gravemente offeso.

Brano del giorno: Trattato della vera devozione alla santa Vergine (nn. 139-140)

    Lo spirito umano si perde, quando riflette seriamente sulla condotta della Sapienza incarnata, la quale non volle, sebbene lo potesse fare, darsi direttamente agli uomini, ma per mezzo della santissima Vergine. […]
    Il Padre ha dato e dà il suo Figlio soltanto per mezzo di lei, non si procura figli che per mezzo di lei, e non comunica le sue grazie che per mezzo di lei. Dio Figlio è stato formato per tutti  per mezzo di lei; è formato e generato ogni giorno per mezzo di lei nell’unione con lo Spirito Santo e non comunica i suoi meriti e le sue virtù che per mezzo di lei. Lo Spirito Santo non formò Gesù Cristo, né forma i membri del suo corpo mistico, e non dispensa i suoi doni e i suoi favori che per mezzo di lei. Dopo tanti e così eccelsi esempi della santissima Trinità, possiamo, senza un estremo accecamento, fare a meno di Maria e non consacrarci a lei e dipendere da lei per andare a Dio e per sacrificarci a Dio?

Al termine di ogni mistero:    Gesù perdona le nostre colpe… e

                                                Nostra Signora del Rosario, prega per noi.
 

Al termine dei cinque misteri: Salve Regina


I mistero: Gesù prega nell’orto del Getsèmani.

II mistero: Gesù viene flagellato.

III mistero: Gesù è incoronato di spine.

IV mistero: Gesù caricato della croce va al luogo del Calvario.

V mistero: Gesù muore sulla croce; sua Madre stava in piedi
presso la croce di Gesù.



Orémus.
Deus, cuius Unigénitus per vitam, mortem et resurrectiónem suam nobis salútis ætérnæ prǽmia comparávit: concéde, quǽsumus, ut, hæc Mystéria sacratíssimo beátæ Mariæ Vírginis Rosário recoléntes, et imitémur quod cóntinent, et quod promíttunt assequámur. Per eúndem Christum Dóminum nostrum. 
Amen.


8° GIORNO (5 ottobre)


V. Deus in adiutórium meum inténde.
R. Dómine, ad adiuvándum me festína.
Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.
Allelúia.



    O Maria Immacolata, che a Fatima sei apparsa a Lucia, Francesco e Giacinta per chiedere la conversione dei peccatori, compenetra il mio cuore con vera contrizione e intensa gratitudine e amore per un Dio così buono. In unione con il Tuo Cuore Addolorato e Immacolato, offro il mio povero cuore, così com’è, con tutte le sue miserie, la sua debolezza e i suoi buoni desideri, in riparazione al Sacratissimo Cuore di Gesù – Tuo Figlio e nostro Dio – per i molti peccati, oltraggi, bestemmie, sacrilegi e offese con cui Egli è così gravemente offeso.

Brano del giorno: Trattato della vera devozione alla santa Vergine (nn. 152.155.157.159.164)

    Questa devozione è una via facile, breve, perfetta e sicura per arrivare all’unione con Nostro Signore, nella quale il cristiano trova la sua perfezione.
    È una via facile; è la via tracciata da Gesù per venire a noi; ed in essa non c’è alcun ostacolo per giungere a lui. […] è una via breve per trovare Gesù Cristo, sia perché non ci si smarrisce, sia perché si cammina in essa con più gioia e felicità e per conseguenza con più prontezza. […] è una via perfetta per unirsi a Gesù Cristo, perché Maria è la più perfetta e la più santa delle pure creature e perché Gesù Cristo, che venne a noi perfettamente, non tenne altra via per il suo grande e ammirabile viaggio. L’Altissimo, l’Incomprensibile, l’Inaccessibile, Colui che è, volle venire a noi, piccoli vermi della terra, che siamo un nulla. Come avvenne ciò?
    L’Altissimo discese perfettamente e divinamente attraverso l’umile Maria fino a noi, senza perdere nulla della sua divinità e santità. Ed è per Maria che i piccolissimi devono salire perfettamente e divinamente all’Altissimo senza nulla temere. L’Incomprensibile si lasciò comprendere e contenere dalla piccola Maria, senza perdere nulla della sua immensità; così pure per Maria noi dobbiamo lasciarci contenere e condurre perfettamente senza alcuna riserva. […]
    Questa devozione alla santissima Vergine è una via sicura per andare a Gesù Cristo e acquistare la perfezione unendoci a lui.
    Innanzitutto, perché questa pratica che insegno non è nuova. Essa è così antica che non se ne possono segnare con precisione gli inizi. […] In secondo luogo, perché è proprio della santa Vergine il condurci sicuramente a Gesù Cristo, come è proprio di Gesù Cristo il condurci sicuramente all’eterno Padre. Gli spirituali non credano falsamente che Maria sia per essi un ostacolo al raggiungimento dell’unione divina. Poiché non è possibile che colei che trovò grazia dinanzi a Dio per tutti in generale e per ciascuno in particolare, sia di impedimento ad un’anima che cerca la grande grazia dell’unione con Dio: come non è possibile che la tutta piena e sovrabbondante di grazia, così unita e trasformata in Dio da divenirne la madre, impedisca ad un’anima di unirsi perfettamente a Dio.
    
Al termine di ogni mistero:    Gesù perdona le nostre colpe… e

                                                Nostra Signora del Rosario, prega per noi.
 

Al termine dei cinque misteri: Salve Regina



I mistero: Gesù risorge dai morti.

II mistero: Gesù ascese in cielo alla gloria del Padre.

III mistero: Lo Spirito Santo discese sugli Apostoli.

IV mistero: Maria è assunta in cielo.

V mistero: Maria Vergine è coronata Regina in cielo.


Orémus.
Deus, cuius Unigénitus per vitam, mortem et resurrectiónem suam nobis salútis ætérnæ prǽmia comparávit: concéde, quǽsumus, ut, hæc Mystéria sacratíssimo beátæ Mariæ Vírginis Rosário recoléntes, et imitémur quod cóntinent, et quod promíttunt assequámur. Per eúndem Christum Dóminum nostrum. 
Amen.


9° GIORNO (6 ottobre)


V. Deus in adiutórium meum inténde.
R. Dómine, ad adiuvándum me festína.
Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.
Allelúia.



    O Maria Immacolata, che a Fatima sei apparsa a Lucia, Francesco e Giacinta per chiedere la conversione dei peccatori, compenetra il mio cuore con vera contrizione e intensa gratitudine e amore per un Dio così buono. In unione con il Tuo Cuore Addolorato e Immacolato, offro il mio povero cuore, così com’è, con tutte le sue miserie, la sua debolezza e i suoi buoni desideri, in riparazione al Sacratissimo Cuore di Gesù – Tuo Figlio e nostro Dio – per i molti peccati, oltraggi, bestemmie, sacrilegi e offese con cui Egli è così gravemente offeso.

Brano del giorno: Il segreto di Maria (nn. 23-29.34)

    Dio è padrone assoluto di tutto e può, quando vuole, comunicare direttamente ciò che ordinariamente non comunica se non per mezzo di Maria. E anzi sarebbe temerario negare che qualche volta lo faccia, però secondo l’ordine stabilito dalla divina Sapienza, come dice S. Tommaso, Dio, nell’ordine della grazia, non si comunica ordinariamente agli uomini se non per mezzo di Maria. Per elevarsi e unirsi a lui, è indispensabile servirsi dello stesso mezzo che egli usò per scendere fino a noi, per farsi uomo e comunicare le sue grazie. Questo mezzo è la vera devozione alla Vergine santa.
    Senza voler parlare qui delle false, esistono molte vere devozioni alla Vergine santa.
    La prima consiste nel compiere i propri doveri di cristiani, evitando il peccato mortale, facendo le cose più per amore che per timore, pregando di tanto in tanto la Vergine e onorandola come Madre di Dio, senza nessun altra pratica speciale.
    La seconda consiste nel coltivare verso Maria alti sentimenti di stima, amore, venerazione e confidenza; spinge ad entrare nelle confraternite mariane, a recitare la corona del santo rosario, a onorare e adornare le immagini ed altari di Maria, a diffondere le sue lodi, iscriversi alle sue congregazioni. E questa devozione (purché si stia anche lontano dal peccato) è buona, santa e lodevole; però non mira direttamente a distaccare anime dalle creature e da se stesse, per unirle a Gesù Cristo.
    La terza maniera di essere devoti della Madonna […] consiste nel darsi interamente come schiavo a Maria e per mezzo di lei a Gesù, e poi nel fare tutte le cose con Maria, per mezzo di Maria, in Maria e per Maria. […]
    Bisogna scegliere un giorno speciale per offrirsi, consacrarsi e sacrificarsi spontaneamente e per amore, senza timore alcuno, interamente e senza nessuna riserva, corpo e anima, beni esterni come casa, famiglia, guadagni; beni interni dell’anima, come meriti, grazie, virtù e soddisfazioni. […]
    Felice, mille volte felice l’anima che, dopo aver scossa da sé col battesimo la schiavitù del demonio, si consacra interamente a Gesù per mezzo di Maria come schiava di amore!

Al termine di ogni mistero:    Gesù perdona le nostre colpe… e

                                                Nostra Signora del Rosario, prega per noi.
 

Al termine dei cinque misteri: Salve Regina



I mistero: L’Angelo del Signore portò l’annuncio a Maria.

II mistero: Maria visita Elisabetta.

III mistero: Gesù nasce a Betlemme.

IV mistero: Gesù bambino è presentato al tempio.

V mistero: Gesù bambino è ritrovato nel tempio.


Orémus.
Deus, cuius Unigénitus per vitam, mortem et resurrectiónem suam nobis salútis ætérnæ prǽmia comparávit: concéde, quǽsumus, ut, hæc Mystéria sacratíssimo beátæ Mariæ Vírginis Rosário recoléntes, et imitémur quod cóntinent, et quod promíttunt assequámur. Per eúndem Christum Dóminum nostrum. 
Amen.

 

 

22 settembre 2022

LUISA PICCARRETA (1865-1947) 2

 

SCRITTI DELLA PICCARRETA CONSIGLIABILI?

  (seconda parte) 

 

    Luisa Piccarreta sarà anche stata una grande donna, ma dal punto di vista teologico i suoi scritti sono piuttosto “problematici”. In questa seconda parte riportiamo e analizziamo alcuni brani presenti nei volumi 11° e 12°.


VOLUMI 11° e 12°


    [15 marzo 1912] “Figlia mia, la mia Volontà è la Santità della santità. Sicché l’anima che fa la mia Volontà, per quanto fosse piccola, ignorante, ignorata, lascia tutti gli altri santi dietro, ad onta dei portenti, delle conversioni strepitose, dei miracoli”.

    Ora, è certamente buona la sottolineatura che non sono i miracoli o le capacità naturali a determinare il grado di santità, ma il fare la volontà di Dio. Nel Vangelo, infatti, leggiamo chiaramente che

    «non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità» (Mt 7,21-23).

    Tuttavia, è anche vero che questa verità è da sempre centrale nella vita spirituale. Tutti i santi sono tali proprio perché hanno fatto la volontà di Dio. Santa Teresa d’Avila scrive che

    «l’unica brama di chi vuol darsi all’orazione dev’essere di fare il possibile per risolversi e meglio disporsi a conformare la sua volontà a quella di Dio. In questo sta la più grande perfezione che si possa bramare. Più questa conformità sarà perfetta, maggiori grazie si riceveranno da Dio, e maggiore sarà pure il progresso nel cammino. Non crediate che si tratti di qualche nuova astruseria o di cose mai conosciute ed intese: il nostro bene sta tutto qui» (S. Teresa di Gesù, Castello interiore, II, 8).

    A persone sempre in cerca di novità, desiderose di metodi straordinari e rivoluzionari per progredire nella vita spirituale, Teresa ricorda che al riguardo non c’è nulla da inventare. La via per la santità è fondamentalmente una ed è quella indicata dalla sana dottrina di sempre (cf. 2Tm 4,3-4): cercare di conformarsi alla volontà di Dio. Una dottrina conosciuta e chiara che nulla ha di astruso, ermetico, cervellotico.
    Ma se è così, come interpretare l’affermazione della Piccarreta secondo la quale l’anima che fa la volontà di Dio lascerebbe “tutti gli altri santi dietro”? Possiamo pensare che la Piccarreta non sappia che i santi non possono essere tali senza aver fatto la volontà di Dio?
    Certamente no, ma, come spiegherà meglio più avanti, dice così perché distingue due modi di fare la volontà di Dio e presume che una di esse sia una novità a lei per prima rivelata, una santità finora sconosciuta che sarebbe incomparabilmente superiore. Il che equivale a dire che la più grande perfezione che si possa bramare non è quella indicata da santa Teresa e da tutta la Tradizione cattolica (che infatti rimane indietro), ma qualcosa di nuovo a lei rivelato e mai inteso prima.
    Sarà anche una astruseria? Alla luce di santa Teresa è saggio domandarselo ed è bene verificarlo.

    Procediamo, pertanto, con i testi.

    Per quanto riguarda la distinzione tra i due modi di fare la volontà di Dio, questa la troviamo espressa in modo particolareggiato il 14 agosto 1917. In tal giorno, la Piccarreta spiega la «diversità del vivere rassegnato alla Divina Volontà e il vivere nel Divin Volere».
    Non riportiamo qui il suo lungo discorso. Diciamo soltanto che, sintetizzando e semplificando, sembra trattarsi fondamentalmente della nota distinzione tra la vita spirituale ascetica e mistica. Vale a dire, tra una vita autenticamente cristiana, ma esercitata con una modalità ordinariamente umana; e una vita autenticamente cristiana, ma esercitata con una modalità ordinariamente divina. In altre parole, tra una vita più attiva e una prevalentemente passiva.
    Se così interpretata, la dottrina della Piccarreta non sarebbe una astrusa novità e risulterebbe perciò pienamente accettabile.

    Tuttavia, il modo in cui poi descrive questo “vivere nel Divin Volere” nel corso dell’opera è effettivamente qualcosa di diverso rispetto alla dottrina tradizionale[1] ed è la Piccarreta stessa ad insistere ripetutamente sul fatto che la santità da lei presentata è una santità nuova talmente originale e grande da eclissare i più grandi santi della Chiesa.

    [20 novembre 1917] [Gesù]: “Oh, il bel vivere nel mio Volere! Mi piace tanto, che farò scomparire tutte le altre santità, sotto qualunque altro aspetto di virtù, nelle future generazioni e farò ricomparire la santità del vivere nella mia Volontà, che sono e saranno non le santità umane, ma divine; e la loro santità sarà tanto alta che, come soli eclisseranno le stelle più belle dei Santi delle passate generazioni”.

    Il concetto è ripetuto nel tempo. Nel brano che segue, ciò che aumenta è solo la stramberia.

    [15 aprile 1919] “il mio Gesù, tutto affabilità, mi ha detto: “Figlia mia, nel creare il cielo, prima creai le stelle come astri minori e poi creai il sole, astro maggiore, dotandolo di tale luce da eclissare tutte le stelle, come nascondendole in sé, e costituendolo re delle stelle e di tutta la natura. È mio solito fare prima le cose minori come preparativi delle cose maggiori, corona delle cose minori. Il sole, mentre è il mio relatore, adombra insieme le anime che formeranno la loro santità nel mio Volere. I santi che sono vissuti nello specchio della mia Umanità e come all’ombra della mia Volontà saranno le stelle. Quelle, sebbene dopo, saranno i soli. […]
    Ora, il portento della mia Redenzione fu la Resurrezione, che più che fulgido sole coronò la mia Umanità, facendovi splendere anche i miei più piccoli atti di uno splendore e meraviglia tali da far stupire Cielo e terra, e che sarà principio, fondamento e compimento di tutti i beni, corona e gloria di tutti i beati. La mia Resurrezione è il vero sole che glorifica degnamente la mia Umanità, è il sole della religione cattolica, è la vera gloria di ogni cristiano. Senza la Resurrezione sarebbe stato come il cielo senza sole, senza calore e senza vita.
    Ora, la mia Resurrezione è simbolo delle anime che formeranno la santità nel mio Volere. I santi di questi secoli passati sono simbolo della mia Umanità, i quali, sebbene rassegnati, non hanno avuto atto continuo nel mio Volere, quindi non hanno ricevuto l’impronta del sole della mia Resurrezione, ma l’impronta delle opere della mia Umanità prima della Resurrezione. Perciò saranno molti: quasi come stelle mi formeranno un bell’ornamento al cielo della mia Umanità. Ma i santi del vivere nel mio Volere, che simboleggeranno la mia Umanità risorta, saranno pochi. […]
    Tu non sei nel numero dei molti, ma dei pochi; perciò sempre attenta alla chiamata e al tuo volo continuo”.


    E che la Piccarreta sia la prima a vivere secondo questa nuova santità è detto chiaramente:

    [27 novembre 1917] “Figlia mia, […] l’inizio della santità del vivere nel mio Volere voglio che sia tu”.

    [8 aprile 1918] “Figlia mia, c’è gran differenza tra il vivere unito con Me e vivere nel mio Volere”. […] vivere nel mio Volere […] è la santità non ancora conosciuta, che farò conoscere, che metterà l’ultimo ornamento ed il più bello, il più fulgido di tutte le altre santità e sarà corona e compimento di tutte le altre santità.

    [29 gennaio 1919] “Figlia diletta mia, […] spesso ti parlo di vivere nel mio Volere, che finora non ho manifestato a nessuno”.


    Alcune domande:

    - Tutti i santi che non hanno conosciuto questa santità, rivelata solo ora, sarebbero dunque lasciati indietro da quelli che invece la conoscono e vivono? Santi del calibro di san Benedetto da Norcia, san Giovanni Crisostomo, san Francesco d’Assisi, santa Caterina da Siena, san Pio V, santa Teresa d’Avila, san Giovanni della Croce, san Francesco di Sales, san Pio X, ecc. sarebbero tutti  inesorabilmente lasciati indietro?

    - “Gesù” dice alla Piccarreta che farà “scomparire tutte le altre santità, sotto qualunque altro aspetto di virtù”. Allora domandiamo: ma la misura della santità non è data dal grado di carità, tanto che «colui che avrà una maggiore carità vedrà più perfettamente Dio e sarà più beato» (Tommaso d’Aquino, Somma di Teologia I, q. 12, a. 6)? E la carità non è forse una virtù?

    - Ci può veramente essere qualcosa di più grande dell’unione con Dio (cf. ad es. CCC, nn. 542; 690; 775; 956; 1709; 1997; 2014; 2074; 2427; 2564; 2708; 2725)?

    - La santità dei più grandi “Santi delle passate generazioni” sarebbe una santità che nella sua essenza è diversa dalla “nuova”?

    A proposito di quest’ultimo punto, non dovrebbe essere difficile per un cattolico comprendere che un conto è proporre una nuova via attraverso la quale vivere la santità di sempre, che è una, e un altro pensare di proporre una santità nuova nella sua essenza. Una santità, praticamente, che nemmeno la Pentecoste sarebbe riuscita ad inaugurare.
    Nel primo caso abbiamo le diverse spiritualità, nel secondo avremmo qualcosa di “rivoluzionario”, vale a dire qualcosa di non cattolico. Secondo la dottrina cattolica, infatti, il piano della provvidenza prevede tre grandi momenti: la creazione, la redenzione e la santificazione.
    La prima è attribuita al Padre (Credo... Patrem omnipoténtem, factórem caeli et terrae), la seconda al Figlio (Et in unum D
óminum... Qui propter nos hómines et propter nostram salútem descéndit de caelis) e la terza allo Spirito Santo (Et in Spíritum Sanctum, Dóminum et vivificántem).

    Ma la Piccarreta non ravvisa alcuna criticità e, sicura della fonte da cui viene istruita, non soltanto accoglie questa “nuova dottrina” come una grande rivelazione, ma arriva a presentarla nientemeno che come uno spartiacque della storia.

    Basta leggere quanto segue per capire che, volendo ironizzare, si potrebbe parlare di un “avanti Piccarreta” e un “dopo Piccarreta”.

    [29 gennaio 1919] “Figlia diletta mia, voglio farti sapere l’ordine della mia Provvidenza. Nel corso di ogni duemila anni ho rinnovato il mondo. Nei primi duemila lo rinnovai col Diluvio. Nei secondi duemila lo rinnovai con la mia venuta sulla terra, in cui manifestai la mia Umanità, da cui, come da tante fessure, traluceva la mia Divinità, e i buoni e gli stessi santi dei secondi duemila anni, sono vissuti dei frutti della mia Umanità e a lambicco hanno goduto della mia Divinità. Ora siamo in circa al termine del terzo duemila anni e ci sarà una terza rinnovazione”.


    [22 maggio 1919] “sto preparando l’era del vivere nel mio Volere, in cui ciò che non hanno fatto le generazioni passate, e che non faranno, in questa era della mia Volontà i buoni completeranno l’amore, la gloria, l’onore da parte di tutta la Creazione, dando loro grazie sorprendenti ed inaudite. Ecco perché chiamo te nel mio Volere”.

    [8 febbraio 1921] “Io ti sto preparando un’era d’amore, l’era del mio terzo «FIAT». […] Io mi occuperò di fare che il mio «FIAT VOLUNTAS TUA» abbia compimento ed esaudimento, che la mia Volontà regni sulla terra, ma in modo tutto nuovo; mi occuperò a preparare l’era del terzo «FIAT», in cui il mio amore sfoggerà in modo meraviglioso ed inaudito. Ah, sì, voglio confondere l’uomo tutto in amore. Perciò sii attenta; ti voglio con Me a preparare questa era d’amore, celeste e divina. Ci daremo la mano a vicenda e opereremo insieme”.


    Alcune domande: 
 

   - Ha senso dal punto di vista teologico affermare che venendo sulla terra Gesù ha manifestato la sua Umanità? Non ha manifestato il Padre (cf. Gv 1,18; 8,19; 12,45; 14,7)? 


    - Gesù aveva forse un’Umanità già in Cielo che manifestò venendo sulla terra?


    - Cosa vuol dire l’affermazione che i santi prima della Piccarreta sono vissuti dei frutti dell’Umanità di Gesù e poco hanno goduto della sua Divinità?


    - Non sembra di ascoltare un discorso New Age, con la sua Età astrologica dell’Acquario che seguirebbe all’Età dei Pesci?


    A proposito della New Age, riportiamo questo breve brano:

    «L'inizio del terzo millennio arriva non soltanto duemila anni dopo la nascita di Gesù, ma anche in un momento in cui gli astrologi credono che l'Età dei Pesci, loro nota come era cristiana, volga al termine. Il movimento New Age prende il nome dall'imminente Età astrologica dell’Acquario. […] Il New Age attira persone imbevute dei valori della cultura moderna. […] Pur ammettendo che la religiosità New Age in qualche modo risponde alle legittime aspirazioni della natura umana, si deve riconoscere che esso tenta di farlo opponendosi ogni volta alla rivelazione cristiana. […] Non ci si può illudere che esso porti a un rinnovamento della religione. È soltanto un nuovo modo di praticare la gnosi, cioè quell'atteggiamento dello spirito che, in nome di una profonda conoscenza di Dio, finisce per stravolgere la Sua Parola sostituendo parole che sono soltanto umane» (Pontificio Consiglio della Cultura-Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Gesù Cristo portatore dell’acqua viva. Una riflessione cristiana sul “New Age”, 2003).

 
    Ci sono poi non pochi passaggi in cui il Gesù che le parla la elogia sperticatamente.

    [3 marzo 1919] “Tu sei la mia figlia primogenita della mia Volontà: come sei cara e preziosa agli occhi miei! Ti terrò tanto custodita che, se nel creare l’uomo preparai un eden terrestre, per te ho preparato un eden divino. […] ed in esso darai principio in modo divino ai primi atti, i quali sono immensi, eterni ed infiniti e abbracciano tutto e tutti”.


    [14 marzo 1919] “Figlia mia, siccome ti ho scelto per prima a far vita nel mio Volere, voglio che anche tu prenda parte alle pene che riceveva la mia Umanità dalla Divinità, nella mia Volontà. […] sappi che avrò l’onore, la gloria della prima anima stimmatizzata nel mio Volere”.

    [20 febbraio 1919] “Ma sai tu chi può rendere quest’omaggio [alla potenza creatrice]? Le anime che vivono nel mio Volere, che come entrano in Esso trovano come in atto tutti gli atti della Maestà Suprema e, trovandosi questa Volontà in tutto ed in tutti, restano moltiplicati in tutto e possono rendere onore, gloria, adorazione, amore per tutti. Perciò, vieni nel mio Volere, vieni insieme con Me innanzi all’Altezza Divina, a rendere per prima gli omaggi, come a Creatore di tutto”.


    [9 febbraio 1919] Stavo dicendo al mio dolce Gesù: “Possibile che io sia il secondo anello di congiunzione con la tua Umanità? […] Gesù, carezzandomi, mi ha detto: […] “Le grazie che non erano necessarie agli altri che non chiamavo a vivere in questa immensità di santità della mia Volontà, sono necessarie a te, che eleggevo fin dall’eternità”.

    

    Nel brano che segue, sorvolando sul delirio teologico nel parlare della Volontà, notiamo che il Signore le dice di essere la sua preferita:

    [29 settembre 1912] Gesù nel venire mi ha detto: “Figlia mia, sai chi è stata preferita più da Me? L’anima a cui ho manifestato i prodigi, la potenza del mio SS. Volere. Tutte le altre cose sono parti di Me, invece la mia Volontà è il centro e la vita, la reggitrice di tutto; sicché la mia Volontà ha diretto la Passione, ha dato vita al mio Cuore, ha sublimato la croce. La mia Volontà comprende tutto, afferra tutto e dà effetto a tutto, sicché la mia Volontà è più di tutto. Di conseguenza, a chi ho parlato del mio Volere, essa è stata la più preferita di tutti e al di sopra di tutto. Quanto dovresti ringraziarmi di averti ammesso ai segreti del mio Volere!”.

    D’altronde, se Gesù dice che ciò che sta iniziando con la Piccarreta (il “vivere nel Divin Volere”) è il prodigio più grande della sua onnipotenza…


    [6 marzo 1919] E Gesù, venendo, mi ha detto: “Figlia mia, ciò che è impossibile alla creatura è tutto possibile a Me. È vero che è il prodigio più grande della mia onnipotenza e del mio amore, ma quando voglio, tutto posso”. 


    … non meraviglia che la Piccarreta sia posta sullo stesso piano della Madonna:

 
    [10 gennaio 1921] “Il primo «sì» nel mio «FIAT» l’ho chiesto alla mia cara Mamma e, oh potenza del suo «FIAT» nel mio Volere! Non appena il «FIAT» Divino s’incontrò col «FIAT» della mia Mamma se ne fecero uno solo. […]
    Ora un secondo «sì» nel mio Volere l’ho chiesto a te, e tu, sebbene tremante, lo pronunziasti. Ora, questo «sì» nel mio Volere avrà i suoi portenti, avrà un compimento divino. Tu seguimi e sprofondati di più nel mare immenso della mia Volontà, ed Io ci penserò a tutto. La mia Mamma non pensò come avrei fatto ad incarnarmi in Lei, ma disse solo «FIAT MIHI», ed Io ci pensai al modo come incarnarmi. Così farai tu”.

    [17 gennaio 1921] “Figlia mia, il «FIAT» è tutto, è pieno di vita, anzi, è la stessa vita, e perciò da dentro il «FIAT» escono tutte le vite e tutte le cose. Dal mio «FIAT» uscì la Creazione: perciò in ogni cosa creata si vede l’impronta del «FIAT». Dal «FIAT MIHI» della mia cara Mamma, detto nel mio Volere, da cui ebbe la stessa potenza del mio «FIAT» Creatore, uscì la Redenzione; sicché non c’è cosa della Redenzione che non contenga l’impronta del «FIAT MIHI» della mia Mamma. […]
    Ora voglio dirti perché ho chiesto il tuo «FIAT», il tuo «sì» nel mio Volere. La mia preghiera insegnata, il «FIAT VOLUNTAS TUA SICUT IN CŒLO ET IN TERRA», questa preghiera di tanti secoli, di tante generazioni, voglio che abbia il suo esaurimento e compimento. Ecco perché volevo un altro «sì» nel mio Volere, un altro «FIAT» contenente la potenza creatrice; voglio il «FIAT» che sorge ad ogni istante, che si moltiplica a tutti, voglio in un’anima il mio stesso «FIAT» che sale al mio Trono e con la sua potenza creatrice porta in terra la vita del «FIAT» come in Cielo così in terra”.


    Venendo tutti da Dio, questi tre FIAT sono sullo stesso piano:

    [2 febbraio 1921] “Questi tre «FIAT» hanno uno stesso valore e potere”.

    Tuttavia, a motivo delle opere, il terzo FIAT sembra essere il più importante. Come infatti il secondo FIAT è opera maggiore del primo (mirabíliter condidísti, et mirabílius reformásti), così il terzo, essendo il compimento, è maggiore di tutti.

    [24 gennaio 1921] “Figlia mia, il primo «FIAT» fu detto nella Creazione, senza intervento di alcuna creatura. Il secondo «FIAT» fu detto nella Redenzione; volli l’intervento della creatura e scelsi la mia Mamma come compimento del secondo «FIAT». Ora, a compimento di tutto, voglio dire il terzo «FIAT», e lo voglio dire per mezzo tuo. Ho scelto te per compimento del terzo «FIAT». Questo «FIAT» farà completare la gloria e l’onore del «FIAT» della Creazione e sarà conferma e sviluppo di tutti, del «FIAT» della Redenzione. Questi tre «FIAT» adombreranno la Sacrosanta Trinità sulla terra e avrò il «FIAT VOLUNTAS TUA», come in Cielo così in terra. Questi tre «FIAT» saranno inseparabili; uno sarà vita dell’altro, saranno uno e trino, ma distinti tra loro. Il mio amore lo vuole, la mia gloria lo esige, che, avendo sprigionato dal seno della mia potenza creatrice i primi due «FIAT», vuole sprigionare il terzo «FIAT», non potendolo più contenere il mio amore, e questo per completare l’opera da Me uscita; altrimenti resterebbe incompleta l’opera della Creazione e della Redenzione”.

    Più esplicitamente:

    [22 febbraio 1921] Poi mi ha detto: “Figlia mia, questi tre «FIAT» sono il creante, il redimente e il santificante. Nel creare l’uomo lo dotai con tre potenze, intelletto, memoria e volontà. Con tre «FIAT» compirò l’opera di santificazione sull’uomo. […]
    Al «FIAT» creante, l’intelletto
dell’uomo resta come rapito […] Nel «FIAT» della Redenzione, la memoria resta come incatenata dagli eccessi del mio amore, nel patire tanto per aiutare e salvare l’uomo nello stato della colpa. Nel terzo «FIAT» il mio amore vuole sfoggiare di più; voglio assalire la volontà umana”. […]
    Non finiranno le generazioni, finché la mia Volontà non regnerà sulla terra”.

    [8 marzo 1921] “Figlia mia, la mia Mamma, col suo amore, con le sue preghiere e col suo annientamento, mi chiamò dal Cielo in terra ad incarnarmi nel suo seno. Tu, col tuo amore e con lo sperderti sempre nel mio Volere, chiamerai la mia Volontà a far vita in te sulla terra e poi mi darai vita nelle altre creature.
    Ora sappi però, che la mia Mamma, con avermi chiamato dal Cielo in terra, nel suo seno, essendo atto unico quello che fece, che non più si ripeterà, Io la arricchii di tutte le grazie, la dotai di tanto amore da farle sorpassare l’amore di tutte le creature unite insieme, la feci primeggiare nei privilegi, nella gloria, in tutto. Potrei dire che tutto l’Eterno si ridusse ad un solo punto e si versò su di Lei a torrenti, a mari immensi, tanto che tutti restano al disotto di Lei. Tu, col chiamare la mia Volontà in te, è anche atto unico quello che fai; quindi, per decoro della mia Volontà che deve abitare in te, devo versare tanta grazia, tanto amore, da farti superare tutte le altre creature. E come la mia Volontà tiene la supremazia su tutto ed è eterna, immensa, infinita, dove deve avere principio e compimento la vita della mia Volontà, devo comunicargliela, dotarla, arricchirla delle stesse qualità della mia Volontà, dandole la supremazia su tutto. Il mio Eterno Volere prenderà il passato, il presente ed il futuro, li ridurrà in un solo punto e li verserà in te. La mia Volontà è eterna e vuole prendere vita dove trova l’eterno, è immensa e vuole vita nell’immensità, è infinita e vuole trovare l’infinità: come posso trovare tutto questo, se prima non lo verso in te?”


    Chiaro? Se al terzo FIAT corrisponde la Volontà e la Volontà è indicata come la facoltà che ha la supremazia su tutto, allora la Piccarreta deve avere tanta grazia da “superare tutte le altre creature” e avere su di loro la supremazia.

    Verrebbe da dire, sempre ironizzando, de Piccarreta numquam satis.

    Ci sarebbero altri brani da riportare, ma questi dovrebbero essere sufficienti. Aggiungiamo soltanto, a chiusura della questione, il brano in cui lo stesso “rivelatore” si mostra cosciente delle enormità che sta dicendo e cerca di spegnere in anticipo ogni obiezione che, anche solo timidamente, potrebbe affiorare in chi riceve tali rivelazioni e in chi le legge:

    [2 febbraio 1921] “Parrà sorprendente ed incredibile a taluni tutto ciò, e allora dovrebbero mettere in dubbio la mia potenza creatrice; e poi, quando sono Io che lo voglio, che do questo potere, ogni dubbio cessa. Non sono forse libero di fare ciò che voglio e di dare a chi voglio? Tu sii attenta. Io starò con te, ti adombrerò con la mia forza creatrice e compirò ciò che voglio su di te”.

    Vogliamo mettere in dubbio la potenza creatrice?
    Certamente no, ma possiamo valutare se ciò che ci viene detto è credibile. E per essere credibile deve come minimo essere possibile. Perché, lo ricordiamo, Dio non può fare l’impossibile. A Dio nulla è impossibile di ciò che è possibile. Infatti, non può mentire, non può mutare, non può far sì che le cose passate non siano state.



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1) Tra le altre cose, si può anche notare che pur presentando il “viver nel Divin Volere” come una modalità divina e quindi passiva, non di rado ci sono passaggi in cui sembrerebbe che tale modalità sia in qualche modo alla portata dell’anima.

17 settembre 2022

LUISA PICCARRETA (1865-1947)

 

 

SCRITTI DELLA PICCARRETA CONSIGLIABILI?


    No! Questa la mia lapidaria risposta. Una risposta che cerca di mettere in pratica quanto il Signore dice in Mt 5,37: «Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno».

    Se sono così categorico non è per partito preso o perché non attribuisca per principio alcuna utilità alle rivelazioni “private”, ma perché in passato ebbi modo di leggerne alcune centinaia di pagine e ricordo chiaramente che non ne ricavai una “buona impressione”. Più precisamente, visionai rapidamente i volumetti intitolati Libri di cielo e, giunto all’inizio del volume 13°, ritenni che poteva bastare.

    Ora, non è mia intenzione presentare qui un’analisi minuziosa e particolareggiata di tutti i numerosi passaggi “critici” in cui mi sono imbattuto, ma soltanto mostrare brevemente con degli esempi perché tali scritti sono da evitare da parte di chi cerca un sano nutrimento per la propria vita spirituale.

    Prima di iniziare, però, credo opportuno rimarcare che la mia valutazione riguarda gli scritti della Piccarreta e non la sua persona.

    Inizio la rassegna con il riportare subito il passaggio all’inizio del volume 13° (il grassetto è mio) che mi ha portato ad interrompere la lettura.


VOLUME 13°

    [2 giugno 1921] E Gesù: “Figlia mia, […] tu devi sapere che Io, nel venire sulla terra, venni a manifestare la mia dottrina celeste, a far conoscere la mia Umanità, la mia Patria e l’ordine che la creatura doveva tenere per raggiungere il Cielo, in una parola, il Vangelo; ma della mia Volontà quasi nulla o pochissimo dissi, quasi la sorvolai, facendo capire che la cosa che più m’importava era la Volontà del Padre mio. Dei suoi pregi, della sua altezza e grandezza, dei grandi beni che la creatura riceve col vivere nel mio Volere, quasi nulla dissi, perché la creatura, essendo troppo bambina nelle cose celesti, non avrebbe capito nulla; solo le insegnai a pregare: «Fiat Voluntas tua, sicut in Cœlo et in terra», affinché si disponesse a conoscere questa mia Volontà per amarla e farla, e quindi ricevere i beni che Essa contiene. Ora, ciò che dovevo fare allora, gli insegnamenti che dovevo dare a tutti sulla mia Volontà, li ho dati a te, sicché col farli conoscere non fai altro che supplire a ciò che dovevo fare Io stando in terra, come compimento della mia venuta. Quindi, non vuoi tu che compia lo scopo della mia venuta sulla terra? Perciò lascia fare a Me; Io vigilerò tutto e disporrò tutto, e tu seguimi e sta’ in pace.”

    In questo brano ci sono molte cose “fuori posto”, ma è l’insieme che sconcerta.

    Mi limito qui a porre solo qualche domanda e a riportare, per un confronto, i tre numeri del Catechismo della Chiesa Cattolica che offrono una buona sintesi sulla differenza tra la Rivelazione e le rivelazioni private.


    Domande:

    - Gesù è venuto sulla terra per manifestare la sua dottrina o quella del Padre?

    - Gesù è venuto a far conoscere la sua umanità?

    - Ha senso dire che Gesù non ha detto quasi nulla della sua Volontà?

    - Si parla di vivere nel Volere del Figlio. Ma vivere nel Figlio o in Cristo non andava bene?

    - Gli Apostoli, ai quali fu affidata la Parola di Dio da Cristo Signore e dallo Spirito Santo (cf. CCC, n. 81), non erano in grado di riceverla?

    - Gesù, venendo sulla terra, non ha fatto ciò che pure doveva fare?

    - La Piccarreta supplirebbe alla mancanza di Gesù, facendo sì che lo scopo della sua venuta sulla terra finalmente si compia?

    - Ma per secoli e secoli che cristianesimo avremmo vissuto se Gesù fino alla Piccarreta non aveva ancora compiuto lo scopo per cui era venuto?

    - È dunque con la Piccarreta, e non con la morte dell’ultimo Apostolo, che avrebbe termine la Rivelazione?


CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA


Dio ha detto tutto nel suo Verbo

65 «Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,1-2). Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre, il quale in lui dice tutto, e non ci sarà altra parola che quella. San Giovanni della Croce, sulle orme di tanti altri, esprime ciò in maniera luminosa, commentando Eb 1,1-2:

«Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva Parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola e non ha più nulla da dire. [...] Infatti quello che un giorno diceva parzialmente ai profeti, ce l'ha detto tutto nel suo Figlio, donandoci questo tutto che è il suo Figlio. Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse o novità al di fuori di lui».[1]


Non ci sarà altra rivelazione

66 «L'economia cristiana, in quanto è Alleanza nuova e definitiva, non passerà mai e non c'è da aspettarsi alcuna nuova rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo».[2] Tuttavia, anche se la Rivelazione è compiuta, non è però completamente esplicitata; toccherà alla fede cristiana coglierne gradualmente tutta la portata nel corso dei secoli.

67 Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate «private», alcune delle quali sono state riconosciute dall'autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di «migliorare» o di «completare» la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa.

    La fede cristiana non può accettare «rivelazioni» che pretendono di superare o correggere la Rivelazione di cui Cristo è il compimento. È il caso di alcune religioni non cristiane ed anche di alcune recenti sette che si fondano su tali «rivelazioni».

 

    Sempre a proposito delle rivelazioni “private”, la Chiesa insegna che la fede in tali rivelazioni non è, e non può essere, la fede divina e cattolica, la quale è basata sulla Rivelazione, ma una fede umana.



   «L'insegnamento della Chiesa distingue fra la “rivelazione pubblica” e le “rivelazioni private”. Fra le due realtà vi è una differenza non solo di grado ma di essenza. […]
    

    1. L'autorità delle rivelazioni private è essenzialmente diversa dall'unica rivelazione pubblica: questa esige la nostra fede; in essa infatti per mezzo di parole umane e della mediazione della comunità vivente della Chiesa Dio stesso parla a noi. La fede in Dio e nella sua Parola si distingue da ogni altra fede, fiducia, opinione umana. La certezza che Dio parla mi dà la sicurezza che incontro la verità stessa e così una certezza, che non può verificarsi in nessuna forma umana di conoscenza. È la certezza, sulla quale edifico la mia vita e alla quale mi affido morendo. 

    

    2. La rivelazione privata è un aiuto per questa fede, e si manifesta come credibile proprio perché mi rimanda all'unica rivelazione pubblica. Il Cardinale Prospero Lambertini, futuro Papa Benedetto XIV, dice al riguardo nel suo trattato classico, divenuto poi normativo sulle beatificazioni e canonizzazioni: “Un assentimento di fede cattolica non è dovuto a rivelazioni approvate in tal modo; non è neppure possibile. Queste rivelazioni domandano piuttosto un assentimento di fede umana conforme alle regole della prudenza, che ce le presenta come probabili e piamente credibili”. Il teologo fiammingo E. Dhanis, eminente conoscitore di questa materia, afferma sinteticamente che l'approvazione ecclesiale di una rivelazione privata contiene tre elementi: il messaggio relativo non contiene nulla che contrasta la fede ed i buoni costumi; è lecito renderlo pubblico, ed i fedeli sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione (E. Dhanis, Sguardo su Fatima e bilancio di una discussione, in: La Civiltà Cattolica 104, 1953 II. 392-406, in particolare 397). Un tale messaggio può essere un valido aiuto per comprendere e vivere meglio il Vangelo nell'ora attuale; perciò non lo si deve trascurare. È un aiuto, che è offerto, ma del quale non è obbligatorio fare uso».[3]

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[1] San Giovanni della Croce, Subida del monte Carmelo, 2, 22, 3-5: Biblioteca Mistica Carmelitana, v. 11 (Burgos 1929) p. 184.

[2] Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 4: AAS 58 (1966) 819.

[3] J. Ratzinger, Commento teologico al messaggio di Fatima, 2000: https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20000626_message-fatima_it.html


Critica alla critica radaelliana

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