05 febbraio 2024

Posizioni ecclesiali



PRINCIPALI POSIZIONI ECCLESIALI

 

    Negli ultimi articoli [qui, qui e qui] abbiamo visto che, a proposito della dottrina cattolica, su tanti punti si sta ripetendo la seguente dinamica:

    1. chiaramente esposta prima del Concilio Ecumenico Vaticano II;

    2. esposta, ma a volte indebolita e/o minata, al Concilio e nel postconcilio;

    3. negata a partire dal 2013.

 

    In base a tali considerazioni, la nostra posizione ecclesiale è oggi quella che nel seguente schema riepilogativo è indicata come c2.

    La presenza di altre posizioni è chiaramente dovuta ad una diversa valutazione dei "momenti" sopra indicati.

  



SCHEMA
 
    In sintesi, abbiamo la posizione ecclesiale di chi pensa che:
 
a) il punto 2 è in perfetta continuità con il punto 1 = ermeneutica della continuità portata avanti da tutti i papi postconciliari.
 
        Poi, al verificarsi del punto 3:
 
        a1) il punto 3 è in perfetta continuità con i precedenti = bergogliani, ma anche alcuni conservatori “giustificazionisti” (es. sito Amici domenicani); 
 
        a2) il punto 3 costituisce una vera rottura e il Papa ne è la causa = conservatori (es. sito La Nuova Bussola quotidiana); 
 
        a3) il punto 3 costituisce una vera rottura, ma è un antipapa colui che la causa (es. Minutelliani).
 

b) il punto 2 costituisce la rottura e il punto 3 è in continuità col 2: = sedevacantismo/sedeprivazionismo (l’ultimo vero papa è stato Pio XII);
 
 
c) il punto 2 non è in perfetta continuità col punto 1, ma non è ancora una vera e propria rottura = mons. M. Lefebvre per il quale Paolo VI e Giovanni Paolo II sono legittimi papi ma hanno accettato le “crepe” conciliari e ad esse bisogna resistere. Il punto 3 (inteso come rottura) era “profetizzato” nel caso in cui non si fosse messo mano alle “crepe”.
 
        Al verificarsi del punto 3:
 
        c1) il punto 3 è in sostanziale continuità con il punto 2 = FSSPX. Pertanto: o per loro la rottura non c’è ancora, oppure c’era già al punto 2 come per sedevacantisti/sedeprivazionisti. Con la differenza, però, che mentre per questi ultimi non può essere veramente un papa chi causa la rottura, per i primi sì (da notare su questo punto la similitudine con i “nemici” conservatori).
 
        c2) il punto 3 costituisce la rottura e non è papa colui che la sta operando (= mons. Viganò?). Se mons. Lefebvre e pochi altri hanno compreso quasi subito le pericolosissime crepe conciliari alla diga dottrinale cattolica e hanno cercato la via per opporvisi, oggi le cose sono andate avanti al punto che la diga, almeno visibilmente, è crollata. La Chiesa militante è praticamente eclissata, mentre invece dovrebbe essere visibile da ogni parte come «una città posta su un monte [...]. Se infatti da tutti deve essere ubbidita, è chiaro che da tutti deve essere conosciuta» (Catechismo romano, § 108). Ma oggi di fatto non lo è e i primi responsabili sono chiaramente i vescovi (cf. Lc 12,48). Si veda riflessione del 21 ottobre 2022.
 
 
    Cosa fare in tale inedita situazione? Come agire per rimanere nell'una santa cattolica e apostolica, che è la salvezza?

    Per difendersi dall'inondazione bisogna giocoforza ricorrere a soluzioni emergenziali che, in quanto tali, varieranno secondo le circostanze concrete in cui ciascuno si trova. Consapevoli che centrale per rimanere in Cristo e nella sua Chiesa è mantenere la fede cattolica (Lc 18,8: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Cf. Mc 16,16; Gv 3,18; Eb 11,6; ecc.), si cercherà concretamente il modo per approfondirla e viverla.[1]
 
 
    P.S.: che il punto 3 costituisca la rottura e che non è il papa colui che la sta causando è questione condivisa dalle posizioni a3 e c2.
 
    La differenza sostanziale tra le due è data dal fatto che l’a3 si è auto-esclusa dalla Chiesa presumendo di sostituirsi ad essa. Don Alessandro Minutella, infatti, solo apparentemente ha riconosciuto in Benedetto XVI il legittimo papa fino al 2022, perché di fatto ne ha usurpato il ruolo quando con l’invenzione dell’una cum ha presuntuosamente "scomunicato" lui la Chiesa (vera e falsa insieme). E meno male che riconosceva essere Benedetto XVI il legittimo pontefice! Di conseguenza, se ci si sostituisce alla Chiesa (da eretici, infatti, «fino alla sentenza della Chiesa è lecito ricevere la comunione da essi e ascoltare la loro messa» - san Tommaso d'Aquino, Somma di Teologia, III, q. 82, a. 9) non si è più parte di essa, ma un’altra realtà che ne ha preso il posto. Questo significa che il piccolo resto, oggettivamente, è nullo come resistenza cattolica. [Si veda riflessione del 27 agosto 2023]
 
    La c2, invece, non presume di canonizzare la sua posizione come l’unica attualmente possibile per poter veramente rimanere nella Chiesa di Cristo.
La situazione inedita ed estremamente complessa in cui ci troviamo, infatti, non consente di delimitare con certezza, nel concreto, i confini visibili della Chiesa. Come già ricordato, centrale per rimanere in Cristo e nella sua Chiesa è mantenere la fede cattolica e, nella situazione di oggettiva confusione attuale, ciò è possibile anche abbracciando altre posizioni.

    Questo non vuol dire che una posizione valga l'altra, come non era indifferente nel XIV secolo essere in comunione con Urbano VI o Clemente VII. Tuttavia, era forse san Vincenzo Ferrer veramente scismatico e fuori della Chiesa quando seguiva l'antipapa Clemente pensando erroneamente che fosse lui il legittimo pontefice? Ecco perché chi segue tale posizione si sente sostanzialmente in comunione con tutti quelli che nella Chiesa professano la fede cattolica (es. card. Burke, mons. Schneider, ecc.), anche se sono in disaccordo con loro a riguardo della legittimità del papato di Francesco. Essi, convinti che con il passare del tempo sarà sempre più difficile per gli una cum Francisco rimanere nella loro posizione senza rinnegare di fatto la fede cattolica, se non altro a riguardo del papato, applicano, mutatis mutandis, il noto adagio: In necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas (unità nelle cose necessarie, libertà in quelle dubbie, carità in tutte).
 
_______________
 [1] Su questa linea ci sembrano le seguenti parole di mons. Viganò (16 novembre 2023): «Noi combattiamo per rimanere nell’unico Ovile di Cristo, dal quale una setta di eretici vorrebbe scacciare noi e voi. Ma per continuare con efficacia questa battaglia occorrono sacerdoti e religiosi, frati, monaci, suore, e – Dio voglia! – qualche Vescovo. E se il tiranno che occupa la Sede di Pietro ostracizza chi rimane fedele al Magistero immutabile della Chiesa, dobbiamo muoverci “fuori dagli schemi”, sopperendo come possiamo alla latitanza o alla vacanza dell’autorità. Qui non si tratta di costruire una “chiesa parallela” sull’esempio dei Protestanti – Dio ce ne guardi! – ma di sopperire come possiamo all’apostasia della Gerarchia, per salvaguardare la Fede cattolica, la Messa che ne è espressione e le anime dei fedeli redenti dal Sangue di Cristo».

4 commenti:

  1. Mons. Viganò il 16.11.23 parla di "una setta di eretici"... dunque per non essere scacciato dall'Ovile sceglie lui di uscirne facendosi riconsacrare vescovo Williamsoniano?

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    1. Fino a prova contraria non esiste nessuna ufficialità in merito.

      Ripropongo una dichiarazione uscita qualche giorno fa:
      "Exsurge Domine, tramite il presidente e legale rappresentante Giuseppe Vannicelli Casoni, precisa “che nessun membro dell’associazione, né tantomeno il suo patrono monsignor Carlo Maria Viganò, è stato mai accusato del delitto di scisma, nè per questo ha ricevuto un processo, né per questo ha ricevuto una condanna: mantenere un atteggiamento critico nei confronti dell’attuale gerarchia, certamente non integra il delitto di scisma né vale a giustificare l’utilizzo del termine ‘scismatico’”."

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  2. Lei dà per certa una voce che al momento non ci risulta essere stata confermata. Nell'articolo, come può vedere, c'è un punto interrogativo a riguardo del posizionamento del monsignore al punto c2.

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    1. Io non do per certo niente tranne affermare che il suo tacere nei panni di un discedente degli apostoli lo accusa o di scisma o di idiozia.
      Nessun vero e fedele successore degli apostoli permetterebbe allo scandalo di affermarsi col suo silenzio, specie quando è affetto da logorrea pertinace su mille argomenti. Tacere è a volte pari al mentire e in questo caso ad acconsentire. Chi ha riferimento in un vescovo deve avere riferimento alla Verità incarnata e non alla sua omissione.
      Le consiglio, se me lo permette, di esser esser prudente nel riportare parole e azioni di Mons Viganò.

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