Mons. Schneider: la Messa tradizionale, anche a costo di un “esilio liturgico”
In occasione della Conferenza sull'identità cattolica, organizzata dalla rivista The Remnant
l'1 e 2 ottobre 2022 a Pittsburgh (Stati Uniti).
Nota da parte nostra: Questo pur forte e meritevole intervento in difesa della Messa tradizionale di mons. Schneider ci sembra che ricalchi praticamente quello di mons. Marcel Lefebvre. Oggi, però, la situazione ci sembra sostanzialmente diversa rispetto a quella dei primi anni '70 e richiederebbe, forse, nuove e ancora più forti valutazioni.
PITTSBURGH (LifeSiteNews) — Il vescovo
Athanasius Schneider ha definito le restrizioni di papa Francesco alla
messa tradizionale un “grave abuso dell’ufficio papale” che “viola la
tradizione bimillenaria” della Chiesa cattolica.
Sua Eccellenza ha espresso questi commenti nel discorso che aveva
preparato per i partecipanti alla Conferenza sull’identità cattolica,
organizzata da The Remnant a Pittsburgh nel fine settimana. La
registrazione completa del suo intervento, insieme a quella degli altri
relatori, è disponibile sul sito web della conferenza.
Concentrandosi sulle recenti “drastiche” restrizioni imposte da papa
Francesco e dal cardinale Arthur Roche alla Messa tradizionale della
Chiesa, Monsignor Schneider ha affermato che “la restrizione o il
divieto della forma tradizionale della liturgia sono infondati”, poiché
“lo Spirito Santo non Si contraddice”.
Citando sia Traditionis Custodes che i successivi Responsa ad dubia
del Cardinal Roche, il vescovo Schneider ha definito entrambi i
documenti “un grave abuso dell’ufficio papale”.
In alcuni dei suoi commenti fino ad oggi più energici sulla guerra che
Papa Francesco sta combattendo contro la liturgia tradizionale, il
vescovo Schneider ha avvertito che la Chiesa si trova all’interno di una
“lotta” che è condotta “contro il rito antico e tradizionale della
Santa Messa, che tutti i santi — da almeno un millennio — hanno amato, e
nel caso di sacerdoti e vescovi, celebrato con riverenza e con grande
beneficio spirituale”.
Un atto d'amore
Dopo che,
negli ultimi 60 anni, siamo stati testimoni di molti sconvolgimenti
liturgici, il vescovo ausiliare di Astana ha affermato che Roma non ha
l’autorità di “tacciare la forma del rito romano che è rimasta pressoché
immutata per un millennio di essere una realtà dannosa e di introdurre
misure discriminatorie contro la sua celebrazione”.
Ben lungi dalle caratterizzazioni di “rigidità"” che il Papa fa dei
devoti della liturgia tradizionale, Mons. Schneider ha affermato che
l’attaccamento ad essa è sempre stato un atto di “amore” per la Chiesa:
Per
fedeltà e amore alla Santa Madre Chiesa e all’onore della Sede
Apostolica, vescovi, sacerdoti e fedeli si sentono obbligati ai nostri
giorni a preservare la forma tradizionale della Santa Messa e dei
Sacramenti.
“Il potere
attuale odia ciò che è santo, e quindi perseguita la Messa
tradizionale”, egli ha dichiarato. “Ma la nostra risposta non dev’essere
né rabbia né pusillanimità, ma una profonda sicurezza nella verità e
pace interiore, gioia e fiducia nella Divina Provvidenza”.
I limiti dell'autorità papale
Monsignor
Schneider ha osservato che così come il Papa non può abolire il Credo
degli Apostoli, non può nemmeno “proibire l'uso della Messa
tradizionale”, poiché farlo sarebbe “un abuso di potere”. Papa
Francesco, quando ha promosso la Traditionis Custodes, ha citato le norme liturgiche di papa Pio V; ma Schneider ha spiegato come le due cose non sono paragonabili.
“Papa Pio V non ha dichiarato che la liturgia secondo il Messale romano da lui pubblicato nel 1570 fosse l’unica lex orandi della Chiesa romana e del rito romano”, ha sottolineato.
Ora, dichiarare la Messa riformata di papa Paolo VI espressione unica ed esclusiva della lex orandi
del rito romano — come sta facendo Papa Francesco — viola la tradizione
bimillenaria di tutti i romani pontefici, che non hanno mai mostrato
una così rigida intolleranza.
“È
una rigidità”, ha proseguito il vescovo, avvalendosi di una delle
parole di Francesco usate spesso nella sua campagna contro la liturgia
antica.
Monsignor Schneider ha respinto decisamente le affermazioni di Francesco contenute nella Traditionis Custodes,
affermando che “non si può creare all’improvviso un nuovo rito — come
ha fatto Paolo VI — e dichiarandolo voce esclusiva dello Spirito Santo
ai nostri tempi, e allo stesso tempo tacciando il precedente rito —
rimasto pressoché immutato nell’arco di almeno 1.000 anni — di essere
carente e dannoso per la vita spirituale dei fedeli”.
Tale argomentazione “porta inevitabilmente alla conclusione che lo
Spirito Santo contraddice Se Stesso” — il che sarebbe impossibile, ha
osservato Schneider.
I punti deboli del Novus Ordo
Schneider,
uno dei vescovi più noti tra quelli che celebrano pubblicamente
l’antica liturgia, ha spiegato nel corso della conferenza che essa
contiene e irradia “un’eminente integrità dottrinale e sublimità
rituale”.
Inoltre, ha spiegato che gli oppositori della Messa sono preoccupati da
questi fatti:
Lo splendore
della verità, della sacralità e della soprannaturalità del rito
tradizionale della Messa preoccupa quei chierici che occupano alte
cariche della Chiesa in Vaticano e altri che hanno abbracciato una nuova
posizione teologica rivoluzionaria, più vicina alla visione protestante
dell’Eucaristia e del culto, caratterizzata dall’antropocentrismo e dal
naturalismo.
“Senza dubbio il Novus Ordo
di Paolo VI — ha affermato — indebolisce la chiarezza dottrinale
relativa al carattere sacrificale della Messa e indebolisce notevolmente
il carattere di sacralità e di mistero del culto stesso”.
La nuova Messa di Paolo VI è stata un atto di “autentica rivoluzione”,
ha detto Schneider, sottolineando che egli è stato “il primo papa in
duemila anni ad aver osato realizzare una rivoluzione dell’Ordo della Messa, un’autentica rivoluzione”.
Rifugiarsi nelle catacombe
Il
vescovo, che da bambino ha affrontato di persona grandi prove per poter
praticare la fede cattolica, ha avvisato che la liturgia tradizionale
potrebbe presto essere consegnata alle “catacombe” per poter tramandare
la liturgia tradizionale di generazione in generazione.
“Un tesoro liturgico della Chiesa così grande come è quello
rappresentato dalla forma tradizionale della Messa non può essere
distrutto come se nulla fosse”, ha affermato. “Questo tesoro liturgico è
proprietà della Chiesa”, ha aggiunto, “non proprietà privata di un papa
particolare”.
“L’attuale persecuzione contro un rito che la Chiesa romana ha custodito
gelosamente e immutabilmente per almeno un millennio — quindi da molto
prima del Concilio di Trento — sembra ora una situazione analoga alla
persecuzione dell’integrità della fede cattolica durante la crisi ariana
nel IV secolo”, ha aggiunto. “Coloro che all’epoca hanno mantenuto
immutabile la fede cattolica sono stati banditi dalle chiese dalla
stragrande maggioranza dei vescovi, e sono stati i primi a celebrare una
sorta di messe clandestine”.
Il vescovo Schneider ha anche citato ampiamente le lettere di San
Basilio Magno, tracciando un confronto tra la gerarchia dell’epoca del
santo e dell'era attuale, rilevando innanzitutto che “oggi vengono
promossi chierici e vescovi che promuovono l'empietà”. Citando
direttamente la descrizione di San Basilio della chiesa del suo tempo,
Schneider ha dichiarato:
Le
dottrine della vera religione sono rovesciate. Le leggi della Chiesa
sono preda della confusione. L’ambizione di uomini che non hanno timor
di Dio si precipita sugli alti posti, e l’alto ufficio è ora
pubblicamente noto come il premio dell’empietà.
Resistenza e speranza
Nonostante
un avvertimento così drammatico e la menzione delle catacombe,
Schneider non ha voluto alimentare la paura, bensì la speranza per il
futuro della Chiesa. “La Chiesa è sempre — anche durante il pontificato
di Papa Francesco — nelle mani onnipotenti di Cristo. Non nelle nostre
mani”, ha affermato.
Egli ha definito l’attuale crisi della Chiesa “le ore del Golgota”, in
cui essa ha sofferto “con Cristo, capo del Suo corpo mistico”.
Di
fronte a questa “persecuzione”, l’ausiliare di Astana ha esortato i
cattolici a “mantenere la nostra grande sobrietà, il buon senso e la
visione soprannaturale. Non dobbiamo cedere alla tentazione di risolvere
con mezzi umani l’immensa crisi della Chiesa”.
Egli ha invitato invece i cattolici ad accogliere “l’esilio liturgico” come una persecuzione sofferta per Dio.
Possiamo
dire agli uomini di chiesa spiritualmente accecati e arroganti dei
nostri giorni — che disdegnano il tesoro del rito tradizionale della
Messa e che perseguitano i cattolici che vi sono attaccati — ‘non
riuscirete a sconfiggere e a estinguere il rito tradizionale della
Messa’. Santo Padre Papa Francesco, Lei non riuscirà a estinguere il
rito tradizionale della Messa. Perché? Perché sta combattendo contro
l’opera che lo Spirito Santo ha intessuto così accuratamente e con tanta
arte nel corso dei secoli e dei tempi.
“La
Chiesa cattolica, che ha come capo visibile il Romano Pontefice,
tornerà ad essere il pilastro della bellezza e della sacralità del rito
della Santa Messa, poiché lo Spirito Santo non Si contraddice”, ha
dichiarato.
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