Lezionario 2

 

LEZIONARIO VETUS ORDO FESTIVO

(traduzione ufficiale CEI 1965*)



PROPRIO DEL TEMPO


TEMPO DI SETTUAGESIMA

Domenica di Settuagesima

1Cor 9,24-27; 10,1-5: Fratelli, non sapete che i corridori nello stadio corrono tutti, ma uno solo riceve il premio? Correte dunque in modo da conquistarlo. Tutti quelli che lottano si privano di tutto: ed essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece per una incorruttibile. Io quindi così corro, non come chi è senza meta; così faccio pugilato, non come chi percuote l’aria; ma castigo il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, sia io stesso riprovato.
    Perché, fratelli, non voglio che dimentichiate che i nostri padri furono tutti sotto la nube, e tutti attraversarono il mare, e tutti, in Mosè, furono battezzati nella nube e nel mare, e tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, e tutti bevvero la stessa bevanda spirituale; bevevano, infatti, attingendo da una pietra spirituale che li accompagnava: e la pietra era il Cristo. Ma della maggior parte di essi Dio non si compiacque.
 

Mt 20,1-16: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone che uscì, di primo mattino, in cerca di operai per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso l’ora terza, vide altri che stavano in piazza inoperosi, e disse loro: “Andate anche voi nella mia vigna, e ciò che sarà giusto, io ve lo darò”. E quelli vi andarono. Uscì ancora verso l’ora sesta e verso l’ora nona, e fece altrettanto.
  Verso l’undicesima ora, infine, uscì di nuovo; ne trovò altri inoperosi e disse loro: «Perché ve ne state qui, tutto il giorno, senza far nulla?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli: “Andate, anche voi, nella mia vigna”.
    Giunta la sera, il padrone della vigna dice al suo fattore: “Chiama gli operai e paga loro il salario, cominciando dagli ultimi fino ai primi”. Vennero quelli dell’undicesima ora, e ricevettero un denaro a testa. Venuti poi i primi, pensavano di ricevere di più, ma ebbero anch’essi un denaro a testa: e nel riceverlo mormoravano contro il padrone, dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato per un’ora e li hai trattati alla pari di noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e del caldo”. Ma egli, rispondendo ad uno di loro, disse: “Amico, non ti faccio ingiustizia. Non hai pattuito con me per un denaro? Prendi quel che ti spetta e vattene. Voglio dare anche a quest’ultimo quanto ho dato a te. Non posso forse disporre dei mei beni come voglio? Oppure tu sei invidioso, perché io sono buono?”. Così, gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi: molti, infatti, sono i chiamati, ma pochi gli eletti».

 

Domenica di Sessagesima

2Cor 11,19-33; 12,1-9: Fratelli, volentieri, voi che siete saggi, sopportate gli stolti: voi, infatti, sopportate chi vi riduce in schiavitù, chi vi divora, chi vi sfrutta, chi è arrogante, chi vi percuote sulla faccia. Lo dico con vergogna: come se in tutto questo fossimo stati deboli. Ma se qualcuno osa vantarsi — parlo da insensato — io pure oserò vantarmi. Sono essi Ebrei? Anch’io lo sono. Sono essi Israeliti? Anch’io lo sono. Sono stirpe di Abramo? Anch’io lo sono. Sono ministri di Cristo?  — parlo ancor più da insensato. — Io lo sono più ancora: ben più nelle fatiche; ben più nelle prigionie; oltremodo nelle battiture; spesso nei pericoli di morte. Dai Giudei cinque volte ho ricevuto le quaranta battiture, meno una. Tre volte sono stato percosso con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, per una notte e un giorno mi sono trovato nell’abisso del mare. Viaggi frequenti, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli da parte della mia gente, pericoli da parte dei pagani. Pericoli in città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli. Fatica e angustia, veglie senza numero, fame e sete, digiuni frequenti, freddo e nudità. E, tralasciando il resto, c’è il mio assillo quotidiano: la sollecitudine per tutte le Chiese. Chi è debole, senza che io sia debole? Chi soffre scandalo, senza che io mi senta bruciare? Se proprio bisogna vantarsi, mi vanterò della mia debolezza. Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che è benedetto per tutti i secoli, sa che io non mentisco. A Damasco, il governatore del re Areta aveva posto delle guardie intorno alla città dei Damasceni per catturarmi: io fui calato da una finestra, dentro un cesto, lungo le mura; e così sfuggii dalle sue mani.
    Non è bene vantarsi: ma se debbo farlo, verrò alle visioni e alle rivelazioni del Signore. Io conosco un uomo, in Cristo, che quattordici anni fa — era nel suo corpo? io non lo so; era fuori del corpo? io non lo so: Dio lo sa — fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest’uomo — era nel suo corpo? era fuori del corpo? io non lo so: Dio lo sa — fu rapito in paradiso e intese parole ineffabili che uomo non può proferire. Per quest’uomo mi vanterò; ma per me stesso di nulla mi vanterò, se non delle mie debolezze. Infatti, anche se volessi vantarmi, non sarò insensato, perché dirò la verità. Ma mi astengo, perché nessuno mi giudichi al di sopra di quel che vede in me o di quel che ascolta da me. E perché la grandezza delle rivelazioni non mi faccia inorgoglire, mi è stata data una spina nella carne, un angelo di Satana, perché mi schiaffeggi. Riguardo a questo, io per tre volte ho pregato il Signore, perché lo allontanasse da me. Ed egli mi ha risposto: «Ti basta la mia grazia; perché la mia potenza meglio si manifesta nella debolezza». Volentieri, dunque, mi vanterò delle mie debolezze, affinché dimori in me la potenza di Cristo.

 

Lc 8,4-15: In quel tempo, radunandosi un’immensa folla, che accorreva a Gesù da tutte le città, egli disse in parabola: «Il seminatore uscì per seminare la sua semente. E, mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono; parte cadde sul terreno sassoso, ma appena nata, seccò, per mancanza di umidità; parte cadde fra le spine, e queste, cresciute insieme, la soffocarono; parte poi cadde sul terreno buono e, cresciuta, fruttò il cento per uno». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per intendere, intenda!». I suoi discepoli gli chiesero allora cosa significasse la parabola, ed egli rispose: «A voi è dato conoscere il mistero del regno di Dio; agli altri, invece, è proposto in parabole: in modo che guardando non vedano, e ascoltando non intendano.
    Ecco il senso della parabola: Il seme è la parola di Dio. Quelli lungo la strada, sono coloro che l’ascoltano, ma poi viene il diavolo e strappa la parola dal loro cuore, perché non credano e non si salvino. Quelli del terreno sassoso sono coloro i quali, udita la parola, l’accolgono con gioia, ma non hanno radici: per un certo tempo credono, ma vengono meno nel momento della prova. Ciò che cade fra le spine sono quelli che hanno ascoltato, ma, nel cammino, si lasciano soffocare dalle preoccupazioni, dalle ricchezze e dai piaceri della vita, e non arrivano a maturare il frutto. Infine, ciò che cade sul buon terreno sono coloro che, udita la parola, la conservano in un cuore buono e perfetto, e nella perseveranza portano frutto».

 

Domenica di Quinquagesima

1Cor 13,1-13: Fratelli, se pure io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei un bronzo risonante o un cembalo squillante. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e avessi tutta la fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono niente. E se distribuissi come cibo ai poveri tutte le mie sostanze, e donassi il mio corpo fino a farmi bruciare, ma non avessi la carità, nulla mi giova. La carità è paziente, la carità è benigna, la carità non è invidiosa; non agisce con ostentazione, non si gonfia di orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio tornaconto, non si muove ad ira, non pensa al torto ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità; tutto tollera, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non viene mai meno; mentre le profezie svaniranno, il dono delle lingue cesserà, la scienza diverrà inutile. Perché imperfetta è la nostra conoscenza e imperfette sono le nostre profezie: ma quando sarà giunto quel che è perfetto, ciò che è imperfetto svanirà. Quando io ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma, divenuto uomo, ho smesso quel che era da bambino. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; allora, invece, vedremo faccia a faccia. Ora io conosco imperfettamente, ma allora conoscerò così come sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma la maggiore fra queste è la carità.


Lc 18,31-43: In quel tempo, Gesù prese in disparte i dodici, e disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e si adempirà tutto ciò che è stato scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo. Sarà infatti consegnato ai pagani, sarà schernito, flagellato, coperto di sputi. E dopo averlo flagellato, lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi non capivano niente di tutto questo: il senso delle parole restava loro oscuro e non afferravano quanto diceva.
    Ora avvenne che, mentre egli si avvicinava a Gerico, un cieco stava seduto lungo la strada a mendicare e, sentendo passare la folla, chiese che cosa accadeva. Gli dissero: «Passa Gesù di Nazaret». Allora egli si mise a gridare: «Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me». Quelli che precedevano lo sgridavano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me». Gesù allora, fermatosi, ordinò che glielo conducessero davanti; e, quando gli fu vicino, gli chiese: «Che vuoi che io faccia per te?». E quello: «Signore, che io veda». Gli disse Gesù: «Vedi. La tua fede ti ha salvato». E nello stesso istante egli vide; e lo seguiva, glorificando Dio. E tutto il popolo, veduto il miracolo, rese gloria a Dio.

 

 

TEMPO DI QUARESIMA

Mercoledì delle Ceneri

Gl 2,12-19: Questo dice il Signore: ritornate a me con tutto il vostro cuore, col digiuno, col pianto e con grida di dolore. Lacerate i vostri cuori, e non le vostre vesti; e tornate al Signore, vostro Dio: perché egli è benigno e misericordioso, lento all’ira e ricco di clemenza, pronto a revocare il castigo. Chissà che egli non muti pensiero e ci perdoni, e lasci dietro a sé una benedizione, perché possiate ancora offrire sacrificio e libazione al Signore Dio vostro? Suonate la tromba in Sion, intimate il digiuno santo, convocate la gente, radunate il popolo, formate la santa assemblea, riunite i vecchi, radunate i bambini, anche quelli che succhiano il latte. Esca lo sposo dalla sua camera nuziale, e la sposa dal suo tàlamo. Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: «Perdona, o Signore, perdona al tuo popolo: non esporre la tua eredità alla vergogna, sotto il dominio delle nazioni. Poiché si direbbe fra i popoli: “Dov’è il loro Dio?”». Il Signore si mostri geloso per la sua terra e si muova a compassione del suo popolo. E il Signore ha risposto e ha detto al suo popolo: «Ecco, vi darò il frumento, il vino e l’olio: e voi ne avrete a sazietà; e non vi esporrò più allo scherno fra le nazioni». Così dice il Signore onnipotente.


Mt 6,16-21: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando digiunate, non prendete un aspetto triste, come fanno gli ipocriti, i quali assumono un volto disfatto per mostrare alla gente che digiunano. In verità vi dico: essi hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece quando digiuni, profumati il capo e lavati il viso, perché il tuo digiuno sia conosciuto non dagli uomini, ma dal Padre tuo che è presente anche nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti darà la ricompensa. Non accumulatevi tesori sulla terra, dove la ruggine e la tignola consumano e dove i ladri sfondano e rubano. Ma accumulatevi tesori nel cielo, dove né ruggine né tignola consumano e dove i ladri non sfondano né rubano. Poiché dove è il tuo tesoro, là sarà pure il tuo cuore.

 

I Domenica di Quaresima

2Cor 6,1-10: Fratelli, vi esortiamo a non ricevere invano la grazia di Dio. Dice, infatti: «Nel tempo favorevole io ti esaudirò, nel giorno della salvezza io verrò in tuo aiuto». Eccolo ora, il giorno favorevole; eccolo ora, il giorno della salvezza. A nessuno noi diamo scandalo, perché non sia biasimato il nostro ministero. Ma in tutto ci comportiamo come si conviene ai ministri di Dio: con molta pazienza, nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angustie, nelle battiture, nelle carceri, nelle sommosse, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purità, con scienza, con pazienza, con dolcezza; nello Spirito Santo, con carità sincera, con la parola di verità, con la forza di Dio; tenendo nella destra e nella sinistra le armi della giustizia; nella gloria e nell’ignominia; nella cattiva e nella buona fama; considerati come ingannatori, mentre siamo veritieri; come gente sconosciuta, mentre siamo ben noti; come moribondi, ed ecco che siamo vivi; come gente da castigare, eppure sfuggiamo alla morte; come uomini afflitti, eppure siamo pieni di gioia; come miserabili, eppure facciamo ricchi molti altri; come gente che non ha niente, mentre possediamo tutto.


Mt 4,1-11: In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo; e dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e disse: «Se sei il Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pane». Ma Gesù rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
    Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei il Figlio di Dio, gettati giù, perché sta scritto: Egli per te ha dato ordine ai suoi Angeli, ed essi ti sosterranno con le loro mani, perché non inciampi in un sasso il tuo piede».
    Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non tenterai il Signore Dio tuo».
    Di nuovo, il diavolo lo portò sopra un monte altissimo; e mostrandogli tutti i regni del mondo e il loro splendore, gli disse: «Ti darò tutto questo, se ti prostrerai ad adorarmi». Gli disse allora Gesù: «Vattene, Satana, perché sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo servirai». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli Angeli si avvicinarono e lo servivano.
 

II Domenica di Quaresima

1Ts 4,1-7: Fratelli, vi preghiamo ed esortiamo nel Signore Gesù: voi avete appreso da noi come comportarvi per piacere a Dio, e così già vi comportate; progredite ancora. Voi sapete infatti quali precetti vi ho dato, in nome di Gesù Cristo. Questa infatti è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che ciascuno di voi sappia dominare il proprio corpo con santità e onore, senza lasciarsi trascinare dalla concupiscenza, come fanno i pagani che non conoscono Dio. Su questo punto nessuno usi sopraffazione o raggiri verso il proprio fratello: perché il Signore punisce tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. Infatti, Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione, in Cristo Gesù nostro Signore.


Mt 17,1-9: In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, e li condusse in disparte, su un alto monte; e, davanti a loro, si trasfigurò. Il suo volto si fece splendente come il sole, le sue vesti divennero candide come la neve. Ed ecco, apparvero Mosè ed Elia, in colloquio con lui. Pietro allora, prendendo la parola, disse a Gesù: «Signore, è bene per noi stare qui. Se vuoi, facciamo qui tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia». Mentre egli ancora parlava, ecco una nube luminosa li avvolse, e una voce dalla nube disse: «Questo è il mio Figlio diletto, nel quale ho riposto la mia compiacenza: ascoltatelo». A questa voce, i discepoli caddero faccia a terra, e furono presi da grande spavento. Ma Gesù si accostò a loro, li toccò e disse: «Alzatevi e non abbiate timore». Ed essi, alzati gli occhi, non videro più alcuno, all’infuori di Gesù. Mentre scendevano dal monte, Gesù diede loro quest’ordine: «Non fate parola ad alcuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo sia risorto dai morti».


III Domenica di Quaresima

Ef 5,1-9: Fratelli, siate imitatori di Dio, come figli carissimi, e camminate nella carità, secondo l’esempio di Cristo, che ci ha amati e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in oblazione e vittima di soave odore. Fra voi, come si addice a dei santi, neppur si nomini la fornicazione e ogni sorta di impurità e di cupidigia, come pure i discorsi turpi, sguaiati o frivoli: cose tutte sconvenienti. Conviene piuttosto l’azione di grazie. Poiché, sappiatelo bene: nessun fornicatore, o impuro, o avaro — che è roba da idolatri — sarà erede del regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi inganni con vane parole: è infatti a causa di questi vizi che viene l’ira di Dio sui figli ribelli. Non vogliate dunque aver nulla in comune con essi. Un tempo eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce: il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità.

 

Lc 11,14-28: In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio, che era muto; e dopo che l’ebbe scacciato, il muto parlò e la folla fu presa da meraviglia. Alcuni, però, dissero: «È in nome di Beelzebùl, principe dei demòni, che egli scaccia i demòni». E altri, per metterlo alla prova, gli chiedevano un segno dal cielo. Ma egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso andrà in rovina e cadrà casa su casa. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà reggersi il suo regno? Poiché voi dite che io scaccio i demoni in nome di Beelzebùl. Se poi io li scaccio in nome di Beelzebùl, in nome di chi li scacciano i vostri figli? Essi saranno quindi i vostri giudici. Se invece è con il dito di Dio che io scaccio i demoni, vuol dire che è giunto fino a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte fa la guardia in armi all’ingresso della sua casa, quanto egli possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e riesce a sopraffarlo, gli toglie tutte le armi, nelle quali egli riponeva la sua fiducia, e ne distribuisce il bottino.
    Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. Quando lo spirito immondo è uscito da un uomo, va per luoghi deserti in cerca di riposo, e non trovandone, dice: “Tornerò nella mia casa da cui sono uscito”. Al suo ritorno, la trova spazzata e adorna. Allora va a prendere con sé altri sette spiriti peggiori di lui; e rientrati vi si stabiliscono. E la condizione ultima di quell’uomo diventa peggiore della prima».
    E mentre così parlava, avvenne che una donna, tra la folla, alzò la voce e disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!». Ma egli disse: «Beati, piuttosto, coloro che ascoltano la parola di Dio, e la custodiscono».

 

IV Domenica di Quaresima

Gal 4,22-31: Fratelli, sta scritto che Abramo ebbe due figli: uno da una schiava e uno da una donna libera. Ma quello nato dalla schiava fu generato secondo la carne; quello nato dalla donna libera, invece, fu generato in virtù della promessa. Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne, infatti, rappresentano le due Alleanze. La prima, promulgata sul monte Sinai, che generava degli schiavi, è rappresentata da Agar: infatti il monte Sinai è nell’Arabia; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che è schiava insieme con i suoi figli. Invece la Gerusalemme di lassù è libera, ed è nostra madre.
    Sta scritto infatti: «Rallegrati, tu che sei sterile e non partorisci; prorompi in grida di gioia, tu che non conosci le doglie del parto: perché ben più numerosi sono i figli dell’abbandonata, che quelli di colei che ha marito!».
    E noi, o fratelli, come Isacco, siamo figli della promessa. Ma come già allora il figlio generato secondo la carne perseguitava quello generato secondo lo spirito, così avviene anche ora. Ma la Scrittura che cosa dice? «Scaccia la schiava e suo figlio; poiché il figlio della schiava non deve essere erede insieme con il figlio della donna libera». Dunque, o fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma della donna libera. Ed è per questa libertà che Cristo ci ha liberati.

 

Gv 6,1-15: In quel tempo, Gesù se ne andò al di là del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una gran folla lo seguiva, poiché vedeva i prodigi che egli faceva sugli infermi. Gesù quindi salì su un monte e qui si pose a sedere con i suoi discepoli.
    Era ormai prossima la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati gli occhi, e vedendo che una grandissima folla veniva da lui, Gesù disse a Filippo: «Dove compreremo il pane per sfamare questa gente?». Diceva questo per metterlo alla prova; ma egli sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non basterebbero neppure a darne un pezzetto a ciascuno». Uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro, gli disse: «C’è qui un ragazzo, che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che è questo per tanta gente?». Disse allora Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba, in quel luogo; e gli uomini che si sedettero erano circa cinquemila. Allora Gesù prese i pani, rese grazie, e li distribuì alla folla seduta; e altrettanto fece con i pesci, finché ne vollero. Quando poi furono sazi, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete gli avanzi, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i frammenti dei cinque pani d’orzo, avanzati a quelli che avevano mangiato.
    Allora la gente, visto il miracolo fatto da Gesù, diceva: «Questo è davvero il Profeta che deve venire nel mondo!». Gesù, però, saputo che avevano intenzione di prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo, solo, sul monte.


TEMPO DI PASSIONE

I Domenica di Passione

Eb 9,11-15: Fratelli, quando Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraversando una tenda più grande e più perfetta, che non è opera d’uomo — cioè non di questo mondo creato — è entrato una volta per sempre nel santuario: non con il sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue, avendoci acquistato una redenzione eterna. Se infatti il sangue di capri e di tori, e le ceneri di una giovenca, sparse sopra coloro che sono immondi, li santifica, procurando loro una purificazione della carne; quanto più il sangue di Cristo, che per mezzo dello Spirito Santo si offrì senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte, per servire il Dio vivente? Ed è per questo che egli è mediatore di una nuova alleanza: perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto l’antica alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna, oggetto della promessa, in Cristo Gesù nostro Signore.


Gv 8,46-59: In quel tempo, Gesù disse alla folla dei Giudei: «Chi di voi mi convincerà di peccato? E se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio, ascolta le parole di Dio. Voi non le ascoltate, perché non siete da Dio».
    Gli replicarono i Giudei: «Non abbiamo ragione di dire che sei un samaritano e un indemoniato?». Rispose Gesù: «Non sono un indemoniato, ma onoro il Padre mio, e voi mi oltraggiate. Io, però, non cerco la mia gloria: c’è chi la cerca, e giudica. In verità, in verità, vi dico: chi osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno».
    Gli dissero allora i Giudei: «Ora siamo certi che sei un indemoniato. Abramo è morto, sono morti i profeti, e tu affermi: “Chi osserva la mia parola, non gusterà la morte in eterno”. Sei tu forse più grande del nostro padre Abramo, che pure è morto? Anche i profeti sono morti. Chi pretendi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorifico me stesso, la mia gloria è nulla. È il Padre mio che mi glorifica, del quale dite che è il vostro Dio, e non lo conoscete. Io, sì, lo conosco! E se dicessi di non conoscerlo, sarei un bugiardo come voi; ma io lo conosco e osservo la sua parola. Il vostro padre Abramo esultò al pensiero di vedere il mio giorno: lo vide e ne gioì».
    Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant’anni e hai veduto Abramo?». Rispose Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Presero allora delle pietre per scagliarle contro di lui, ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.



SETTIMANA SANTA

II Domenica di Passione o delle - Domenica delle Palme

PRIMA DELLA MESSA

Mt 21,1-9: In quel tempo, avvicinandosi a Gerusalemme, giunto a Bètfage, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio che sta di fronte a voi, e subito troverete un’asina legata e con essa il suo puledro; slegatela, e conduceteli a me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete che ne ha bisogno il Signore, ma subito li rimanderà».
    Ora tutto questo avvenne, affinché si adempisse ciò che è stato detto dal profeta: «Dite alla figlia di Sion: ecco, il tuo Re viene a te, mansueto: seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma».
I discepoli andarono e fecero come Gesù aveva loro ordinato. Condussero l’asina e il puledro, vi posero sopra i loro mantelli e vi fecero sedere Gesù. E molti tra la folla stesero i loro mantelli sulla via; altri tagliavano rami dagli alberi e ne cospargevano il cammino; e la moltitudine che lo precedeva e lo seguiva gridava, dicendo: «Osanna al figlio di Davide: benedetto colui che viene nel nome del Signore».

 

MESSA

Fil 2,5-11: Fratelli, abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù: il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio: ma spogliò se stesso, assumendo una natura di schiavo, facendosi simile agli uomini. E, apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome [ci si genuflette]: perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, in cielo, sulla terra e negli inferi; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.

 

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo (26,36-75; 27,1-60):

C. In quel tempo, Gesù andò con i suoi discepoli in un luogo chiamato Getsemani, e disse:

«Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare».

C. Poi, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia, e disse loro:

«L’anima mia è triste fino alla morte: rimanete qui e vegliate con me».

C. E, avanzatosi un poco, cadde con la faccia a terra e pregava, dicendo:

«Padre mio, se è possibile, si allontani da me questo calice; si faccia, però, non come voglio io, ma come vuoi tu».

C. Poi, andò dai suoi discepoli e li trovò addormentati, e disse a Pietro:

«Così, non avete potuto vegliare un’ora con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione: davvero, lo spirito è pronto, ma la carne è debole».

C. Di nuovo si allontanò e pregò così:

«Padre mio, se questo calice non può passare senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà».

C. Tornato di nuovo, li trovò addormentati, poiché i loro occhi erano appesantiti dal sonno; e, lasciatili, si allontanò ancora, e per la terza volta pregò, ripetendo le stesse parole. Ritornò quindi dai discepoli e disse loro:

«Dormite pure, e riposatevi. Ecco, è giunta l’ora: e il Figlio dell’uomo sarà consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo. Ecco, chi mi tradisce si avvicina».

C. Mentre stava ancora parlando, arrivò Giuda, uno dei dodici, e con lui molta gente armata di spade e bastoni, inviata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro questo segnale:

S. «Quello che bacerò, è lui: catturatelo».  

C. E subito, avvicinatosi a Gesù, gli disse:  

S. «Ave, Rabbi».

C. E lo baciò. Gesù gli disse:

«Amico, a che sei venuto?».

C. Allora quelli si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù mise mano alla spada, la sfoderò e, percuotendo un servo del gran sacerdote, gli recise un orecchio. E Gesù gli disse:

«Rimetti la spada al suo posto, poiché chi mette mano alla spada, di spada perirà.

Credi tu forse che io non possa invocare il Padre mio ed egli mi darebbe subito più di dodici legioni di Angeli?
Ma in che modo, allora, si adempirebbero le Scritture, secondo le quali deve avvenire così?

C. In quel momento Gesù disse alla folla:

«Siete venuti a prendermi con spade e bastoni, come fossi un malfattore.
Eppure ogni giorno sedevo fra voi nel tempio ad insegnare e non mi avete preso».

C. Tutto questo avvenne, perché si adempissero le Scritture dei profeti.
Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono. Ma quelli che avevano arrestato Gesù lo trascinarono da Caifa, capo dei sacerdoti, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani.
Pietro lo seguiva da lontano, fino al palazzo del gran sacerdote, ed entrato nel cortile si pose a sedere con i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.
Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano false testimonianze contro Gesù, per farlo morire; ma non ne trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente, ne vennero due che dichiararono:

S. «Costui ha detto: “Posso distruggere il tempio di Dio e riedificarlo in tre giorni”».

C. Alzatosi il gran sacerdote, gli disse:

S. «Non rispondi nulla a quanto essi depongono contro di te?».

C. Ma Gesù taceva. Allora il gran sacerdote gli disse:

S. «Ti scongiuro per il Dio vivente di dirci se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio».

C. Gesù gli rispose:

«Sì, tu l’hai detto; vi dico, anzi, che d’ora in poi vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della potenza di Dio e venire sulle nubi del cielo».

C. Allora il gran sacerdote si stracciò le vesti, dicendo:

S. «Ha bestemmiato. Che bisogno abbiamo ormai di testimoni? Ecco, proprio ora avete udito la bestemmia: che ve ne pare?».

C. E quelli risposero:

S. «È reo di morte».

C. Allora gli sputarono in faccia e lo colpirono con pugni, mentre altri lo schiaffeggiavano, dicendo:

S. «Fa’ il profeta, o Cristo; e di’ chi ti ha percosso!».

C. Pietro intanto se ne stava fuori, seduto nel cortile; gli si accostò una serva e gli disse:

S. «Anche tu eri con Gesù il Galileo!».

C. Ma egli negò davanti a tutti, dicendo:

S. «Non so quel che dici».

C. E mentr’egli si avviava alla porta dell’uscita, lo vide un’altra serva che disse ai presenti:

S. «Anche costui era con Gesù il Nazareno».

C. Ed egli di nuovo negò con giuramento:

S. «Non conosco quell’uomo».

C. E poco dopo, i circostanti, avvicinatisi a Pietro, gli dissero:

S. «Certamente anche tu sei uno di quelli, poiché il tuo accento ti tradisce!».

C. Allora egli cominciò ad imprecare e a giurare che non conosceva quell’uomo. E subito un gallo cantò, e Pietro ricordò le parole che Gesù gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, mi avrai rinnegato tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. E, legatolo, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Ponzio Pilato.

Allora Giuda, che lo aveva tradito, vedendo che Gesù era stato condannato, spinto dal rimorso, riportò i trenta denari ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo:

S. «Ho peccato, tradendo il sangue innocente».

C. Ma quelli risposero:

S. «Che importa a noi? Pensaci tu».

C. Allora, gettate le monete nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. E i capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero:

S. «Non è lecito metterle nel tesoro del tempio, poiché sono il prezzo del sangue».

C. E, tenuto consiglio, comprarono con esse il campo del vasaio, per la sepoltura degli stranieri. Ecco perché quel campo è chiamato ancor oggi Acéldama, cioè campo del sangue.
Si compì allora ciò che era stato detto dal profeta Geremia: «Presero i trenta denari, presso di colui che fu mercanteggiato e venduto dai figli d’Israele, e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva comandato il Signore». Gesù poi comparve davanti al governatore, ed egli lo interrogò:

S. «Sei tu il Re dei Giudei?».

C. Gli rispose Gesù:

«Sì, tu lo dici».

C. E mentre era accusato dai capi dei sacerdoti e dagli anziani, non rispondeva nulla.
Allora gli disse Pilato:

S. «Non senti quante accuse muovono contro di te».

C. Ma egli non rispose neppure ad una parola, così che il governatore ne fu molto meravigliato.
Ora, ogni festa, il governatore era solito rilasciare alla folla un detenuto, quello che essi volevano. C’era allora in carcere un famigerato prigioniero, di nome Barabba.
Pilato disse dunque alla gente che si era radunata:

S. «Chi volete che vi liberi: Barabba o Gesù, chiamato il Cristo?».

C. Sapeva, infatti, che gliel’avevano consegnato per invidia. Ora, mentr’egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: 

S. «Non aver nulla a che fare con quel giusto: oggi, in sogno, ho molto sofferto per causa sua». 

C. Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani convinsero il popolo a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Il governatore, rivoltosi a loro, disse: 

S. «Chi dei due volete che vi liberi?». 

C. E quelli gridarono: 

S. «Barabba». 

C. Chiese allora Pilato: 

S. «Che farò dunque di Gesù, chiamato il Cristo?». 

C. Risposero tutti: 

S. «Sia crocifisso». 

C. E il governatore: 

S. «Ma che ha fatto di male?». 

C. Essi però gridavano ancora più forte: 

S. «Sia crocifisso». 

C. Pilato, vedendo che non riusciva ad ottenere nulla, e che anzi il tumulto si faceva più grave, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo:

S. «Io sono innocente del sangue di questo giusto. Pensateci voi». 

C. E tutto il popolo gridò: 

S. «Il suo sangue ricada su noi e sui nostri figli!».

C. Allora egli liberò Barabba; e consegnò loro Gesù, dopo averlo fatto flagellare, perché fosse crocifisso.
I soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e radunarono intorno a lui tutta la coorte. Poi, spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto; intrecciarono una corona di spine e gliela posero sul capo; gli misero anche una canna nella destra. Inginocchiati quindi davanti a lui, lo schernivano, dicendo:

S. «Salve, Re dei Giudei». 

C. E, sputandogli addosso, gli strappavano la canna e gli percuotevano il capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del manto e gli rimisero le sue vesti; poi lo condussero via per crocifiggerlo.
Nell’uscire, incontrarono un uomo di Cirene, di nome Simone, e lo costrinsero a portare la croce di Gesù. E giunti nel luogo detto Gòlgota, che significa luogo del Cranio, gli diedero da bere vino misto a fiele; ma egli, assaggiatolo, non volle bere.
Quando l’ebbero crocifisso, si divisero le sue vesti, tirando a sorte; perché si adempissero le parole del profeta: «Si sono spartiti i miei indumenti, e hanno tirato a sorte la mia veste». E, sedutisi, gli facevano la guardia. Gli posero poi scritto, al di sopra del capo, il motivo della condanna: «Costui è Gesù, il Re dei Giudei».
Due ladroni furono crocifissi insieme con lui, uno a destra, l’altro a sinistra. E quelli che passavano lo ingiuriavano, scuotendo il capo e dicendo:

S. «Oh, tu che distruggi il tempio di Dio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce!». 

C. Similmente i capi dei sacerdoti, insieme con gli scribi e gli anziani, beffeggiandolo, dicevano:

S. «Ne ha salvati altri e non può salvare se stesso. Se è il Re d’Israele, scenda dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio: lo liberi ora, se gli vuol bene, poiché egli ha detto: “Io sono il Figlio di Dio”».

C. E nello stesso modo lo insultavano anche i ladroni che erano stati crocifissi insieme con lui.
Dall’ora sesta, si fece buio su tutta la terra, fino all’ora nona. E verso l’ora nona, Gesù gridò a gran voce:

«Eli, Eli, lámma sabactháni?». 

C. Che significa: 

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 

C. Alcuni dei presenti, uditolo, dicevano: 

S. «Costui chiama Elia». 

C. E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, inzuppatala di aceto, la pose in cima ad una canna e gli diede da bere.
Gli altri poi dicevano:
 

S. «Lascia; vediamo se viene Elia a liberarlo!». 

C. Ma Gesù, gridando di nuovo a gran voce, spirò.

 

(Ci si genuflette e si fa una breve pausa).

 

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due parti, da cima a fondo; la terra sussultò, le rocce si spaccarono, i sepolcri si spalancarono, e molti corpi di santi, che si erano addormentati nella morte, risuscitarono. E, usciti dalle loro tombe dopo la risurrezione di Gesù, entrarono nella città santa e apparvero a molti.

Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, veduto il terremoto e ciò che accadeva, provarono grande spavento e dissero:

S. «Davvero costui era Figlio di Dio». 

C. C’erano là molte donne che osservavano da lontano: quelle che avevano seguito Gesù dalla Galilea per assisterlo; fra esse Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo.
Calata la sera, venne un uomo ricco di Arimatea, di nome Giuseppe, egli pure discepolo di Gesù. Questi, presentatosi a Pilato, gli chiese il corpo di Gesù; e Pilato diede ordine che gli fosse consegnato.
Giuseppe allora, preso il corpo, l’avvolse in una sindone monda, e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che aveva fatto scavare nella roccia. Poi rotolò una grande pietra all’entrata del sepolcro, e se ne andò.

 

 

Lunedì santo

Is 50,5-10: In quei giorni, disse Isaia: «Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio, e io non ho fatto resistenza; non mi sono tirato indietro. Ho offerto il mio corpo a chi mi percuoteva, le mie guance a chi mi strappava la barba; non ho sottratto la mia faccia agli scherni e agli sputi. Il Signore Dio mi viene in aiuto: perciò non resto confuso; ho reso la mia faccia dura come pietra e so che non resterò confuso. Colui che mi rende giustizia mi sta vicino: chi oserà incolparmi? Affrontiamoci insieme in giudizio! Chi è che mi accusa? Si avvicini a me! Il Signore Dio mi assiste: chi potrà condannarmi? Ecco, tutti andranno consunti come si consuma un vestito: li roderà la tignola. Chi fra voi teme il Signore? Ascolti la voce del suo servo. Chi cammina nelle tenebre e non ha luce speri nel nome del Signore e si appoggi al suo Dio».


Gv 12,1-9: Sei giorni prima di Pasqua, Gesù andò a Betània, dove era Làzzaro, che Gesù aveva risuscitato da morte. Là, gli offrirono una cena; e Marta serviva, mentre Làzzaro era fra i commensali. Allora Maria, presa una libbra di profumo di nardo puro, di molto valore, unse i piedi di Gesù, e glieli asciugò con i suoi capelli. La casa si riempì dell’aroma dell’unguento.
    Allora uno dei suoi discepoli, Giuda Iscariòta, colui che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo unguento per trecento denari, per darli ai poveri?». Disse questo, non perché gli stessero a cuore i poveri, ma perché era ladro e, avendo in consegna la borsa, portava via quanto vi si metteva dentro. Disse allora Gesù: «Lasciala fare; essa ha riservato questo unguento per il giorno della mia sepoltura. I poveri, infatti, li avete sempre con voi, mentre non sempre avete me». Ora molta gente dei Giudei venne a sapere che egli era là, e vennero, non soltanto per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti.

 

Martedì santo

Ger 11,18-20: In quei giorni, disse Geremia: «Signore, tu me l’hai mostrato ed io ho compreso; tu allora mi facesti conoscere i loro raggiri. Io ero come un agnello mansueto che viene portato al macello, e non sapevo che essi avevano ordito contro di me le loro trame, dicendo: “Abbattiamo l’albero nel suo rigóglio, strappiamolo dalla terra dei viventi, e non sia più ricordato il suo nome”. Ma tu, Signore degli eserciti, che giudichi con giustizia, che scruti i cuori e le menti, fa’ che io possa vedere la tua vendetta contro di loro: perché a te io ho affidato la mia causa, o Signore, mio Dio».


Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco (14,32-72; 15,1-46):

C. In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero in un podere, detto Getsemani. E disse Gesù ai suoi discepoli:

«Sedetevi qui, mentre io vado a pregare».

C. Poi prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, e cominciò a provare paura e tristezza. E disse loro: 

«L’anima mia è triste fino alla morte; rimanete qui e vegliate».

C. E, allontanatosi un poco, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, si allontanasse da lui quell’ora; e diceva: 

«Abba, Padre, a te tutto è possibile: allontana da me questo calice. Però, non quello che voglio io, ma quello che vuoi tu».

C. Tornò e li trovò addormentati; e disse a Pietro:

«Simone, dormi? Non hai potuto vegliare un’ora sola?

Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Davvero, lo spirito è pronto, ma la carne è debole».

C. E allontanatosi di nuovo, pregò, ripetendo le stesse parole.

Tornato, li trovò ancora addormentati, poiché i loro occhi erano appesantiti dal sonno, e non sapevano cosa rispondergli.
E per una terza volta ritornò e disse loro:

«Dormite pure, e riposatevi. Basta! L’ora è venuta: ecco, il Figlio dell’uomo sarà dato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo; chi mi tradisce, è vicino». 

C. Mentre stava ancora parlando, arrivò Giuda Iscariòta, uno dei dodici, e con lui gran folla con spade e bastoni, mandata dai gran sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Ora il traditore aveva dato loro un segnale:

«Quello che bacerò, è lui: catturatelo e portatelo via con cautela».
E, appena giunto, gli si avvicinò e disse:
 

S. «Ave, Rabbi».

C. E lo baciò.
Quelli allora misero le mani su di lui e lo arrestarono. Ed uno dei presenti, sguainata la spada, colpì un servo del gran sacerdote e gli troncò un orecchio.
Gesù, rivolgendosi a loro, disse:
 

«Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi? Ogni giorno ero fra voi, nel tempio, ad insegnare, e non mi avete arrestato. Ma questo avviene perché si adempiano le Scritture». 

C. Allora i suoi discepoli, abbandonatolo, fuggirono tutti. Un giovane lo seguiva, coperto da un lenzuolo sul corpo nudo. Lo presero; ma egli, lasciando andare il lenzuolo, se ne fuggì da loro, nudo. Condussero poi Gesù dal gran sacerdote, e si riunirono tutti i sacerdoti, gli scribi e gli anziani.

Pietro lo seguì da lontano, fin dentro il cortile del gran sacerdote; e, seduto tra i servi presso il fuoco, si scaldava. E i gran sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù, per farlo morire, ma non la trovavano. Molti, infatti, deponevano il falso contro di lui, ma le loro testimonianze non concordavano. Alcuni poi si alzarono per portare questa falsa testimonianza contro di lui, affermando:

S. «Lo abbiamo sentito dire: “Io distruggerò questo tempio fatto con le mani dell’uomo, e in tre giorni ne riedificherò un altro, non fatto da mani di uomo”». 

C. Ma anche in questo, la loro testimonianza non era concorde. E alzatosi in mezzo a loro, il gran sacerdote interrogò Gesù, dicendo:

S. «Non rispondi nulla alle accuse che ti sono rivolte da costoro?».

C. Ma egli taceva, e non rispose nulla. Di nuovo il gran sacerdote lo interrogò e gli disse:

S. «Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?». 

C. E Gesù gli rispose: 

«Io lo sono; e vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della potenza di Dio e venire con le nubi del cielo».  

C. Allora il gran sacerdote, strappandosi le vesti, esclamò:  

S. «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia: che ve ne pare?».

C. Tutti lo giudicarono reo di morte. E alcuni presero a sputargli addosso, e a bendargli la faccia e a schiaffeggiarlo, dicendogli: 

S. «Fa’ il profeta».

C. E i servi lo percuotevano. Ora, mentre Pietro si trovava giù nel cortile, arrivò una delle serve del gran sacerdote e, veduto Pietro che si scaldava, fissandolo, gli disse: 

S. «Anche tu eri con Gesù il Nazareno».

C. Ma egli negò, dicendo: 

S. «Non so, né comprendo quel che dici». 

C. E uscì fuori nel vestibolo, e il gallo cantò.
Ma la serva, vedutolo, cominciò di nuovo a dire ai presenti: 

S. «Costui è uno di quelli». 

C. Ma egli negò ancora. E poco dopo, gli astanti dicevano, a loro volta, a Pietro: 

S. «Sei proprio uno di quelli: infatti tu sei Galileo». 

C. Allora egli si mise a imprecare e a giurare: 

S. «Non conosco l’uomo di cui parlate». 

C. E subito, per la seconda volta, il gallo cantò. E Pietro si ricordò delle parole che Gesù gli aveva detto: «Prima che il gallo canti per la seconda volta, mi avrai rinnegato tre volte». E scoppiò in pianto.
Di primo mattino, tenuto consiglio, i gran sacerdoti, gli anziani e gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver legato Gesù, lo condussero a Pilato e glielo consegnarono. Gli chiese Pilato:
 

S. «Sei tu il Re dei Giudei?». 

C. Gesù gli rispose: 

«Sì, tu lo dici».

C. I gran sacerdoti gli facevano molte accuse. Pilato, allora, gli chiese di nuovo:

S. «Non rispondi nulla? Guarda di quante cose ti accusano».  

C. Gesù, però, non diede alcun’altra risposta, tanto che Pilato se ne stupiva.
Ora, in occasione della festa, egli era solito liberare uno dei carcerati: quello che avessero richiesto. E ce n’era uno, di nome Barabba, tenuto in carcere con altri sediziosi, per aver commesso un omicidio durante un tumulto.

La folla, salita, cominciò a richiedergli ciò che sempre concedeva loro. Pilato disse dunque: 

S. «Volete che vi liberi il Re dei Giudei?». 

C. Sapeva infatti che i gran sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti istigarono la folla a chiedere che piuttosto rilasciasse loro Barabba. E Pilato replicò, dicendo:

S. «Cosa volete dunque che faccia del Re dei Giudei?».  

C. Ed essi gridarono di nuovo: 

S. «Crocifiggilo». 

C. E Pilato diceva loro:

S. «Che cosa ha fatto di male?». 

C. Ma quelli ancor più gridavano: 

S. «Crocifiggilo». 

C. Allora Pilato, volendo accontentare il popolo, liberò Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
E i soldati lo condussero nell’atrio del pretorio e vi riunirono l’intera coorte. Lo rivestirono di porpora e, intrecciata una corona di spine, gliela conficcarono sul capo. Si misero poi a salutarlo:
 

S. «Salve, Re dei Giudei». 

C. E lo percuotevano sul capo con una canna, e lo sputacchiavano e, inginocchiandosi davanti, gli facevano omaggio. E dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora, lo rivestirono delle sue vesti e lo trascinarono fuori per crocifiggerlo.

E requisirono per portare la sua croce un passante, che tornava dai campi, un certo Simone di Cirene, padre di Alessandro e di Rufo.

E condussero Gesù nel luogo del Gòlgota, che significa il luogo del Cranio.
E gli dettero da bere del vino con mirra; ma egli non ne prese.

Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte per vedere cosa toccasse a ciascuno.
Era l’ora terza, quando lo crocifissero.
E c’era scritto nel titolo della sua condanna: «Il Re dei Giudei».

Insieme con lui crocifissero due ladroni, uno alla sua destra e l’altro alla sinistra. Si compì così la Scrittura che dice: «Fu annoverato fra i malfattori».
E coloro che passavano lo ingiuriavano, ed esclamavano, scuotendo il capo:

S. «Oh, tu che distruggi il tempio di Dio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!».

C. Similmente i gran sacerdoti, beffeggiandolo, scambiavano con gli scribi queste parole:

S. «Ne ha salvati altri e non può salvare se stesso. Scenda ora dalla croce, il Cristo, Re d’Israele, affinché vediamo e crediamo». 

C. Anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

Quando fu l’ora sesta, si fece buio su tutta la terra, fino all’ora nona. All’ora nona, Gesù gridò a gran voce: 

«Èloi, Èloi, lámma sabactháni?».

C. Che significa:

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».

C. Alcuni dei presenti, uditolo, dicevano: 

S. «Ecco, chiama Elia». 

C. Ed uno di loro corse ad inzuppare una spugna nell’aceto, e, postala in cima ad una canna, gli diede da bere, dicendo:  

S. «Lasciate; vediamo se Elia viene a staccarlo!». 

C. Ma Gesù, mandando un alto grido, spirò.

 

(Ci si genuflette e si fa una breve pausa).

 

E il velo del tempio si squarciò in due parti, da cima a fondo. Allora il centurione, che gli stava di fronte, vedendo che era spirato in quel modo, esclamò: 

S. «Veramente questo uomo era il Figlio di Dio».

C. Vi erano anche delle donne, che osservavano da lontano; fra queste Maria Maddalena, e Maria, madre di Giacomo il minore e di Giuseppe, e Salome, che lo seguivano e lo servivano da quando era in Galilea; e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

Calata la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe di Arimatea, ragguardevole membro del Consiglio, il quale pure aspettava il regno di Dio, si presentò arditamente a Pilato e gli chiese il corpo di Gesù.

E Pilato si meravigliò che fosse già morto e, fatto venire il centurione, gli chiese se davvero era già morto. E udita la risposta del centurione, concesse il corpo a Giuseppe. Giuseppe, comprata una sindone, depose il corpo dalla croce, lo avvolse nella sindone e lo mise in un sepolcro che era stato scavato nella roccia. Infine, fece rotolare una pietra davanti all’entrata del sepolcro.



Mercoledì santo

Is 62,11; 63,1-7: Così parla il Signore nostro Dio: «Dite alla figlia di Sion: ecco viene il tuo salvatore, ecco porta con sé la sua ricompensa». Chi è costui che viene da Edom, che viene da Bosra, con abiti tinti di rosso? Chi è costui che, magnifico nel suo vestito, cammina nella pienezza del suo vigore? «Sono io, che professo la giustizia, che mi mostro grande per salvarvi!». Perché dunque è rosso il tuo vestito come gli abiti di chi pigia nel tino? «Da solo ho pigiato nel tino; delle mie genti non c’era nessuno con me: li ho calpestati nel mio furore, li ho schiacciati nella mia ira: il loro sangue è schizzato sulle mie vesti, e tutti i miei abiti ho macchiato. Perché il giorno della vendetta era nel mio cuore, era giunto l’anno della mia redenzione. Mi guardai attorno, e non c’era chi m’aiutasse; cercai, ma non ci fu alcuno che mi sostenesse: fu il mio braccio che mi salvò, la mia stessa ira che mi venne in aiuto. E schiacciai i popoli nel mio furore, li ubriacai della mia ira, feci scorrere per terra il loro sangue». Mi ricorderò delle grazie del Signore, loderò il Signore per tutte le cose che ha fatto per noi, il Signore Dio nostro.


Is 53,1-12: In quei giorni, Isaia disse: «Signore, chi ha creduto al nostro annuncio? Il braccio del Signore a chi è stato svelato? Spunterà come un virgulto davanti a lui, come radice da terra assetata. Non ha bellezza né decoro; noi l’abbiamo visto: non ha aspetto da attirare i nostri sguardi. Oggetto di disprezzo e rifiuto degli uomini, uomo dei dolori e che conosce il patire, egli ha come nascosto il suo volto: così disprezzato, che non ne facemmo alcun conto. Ma in verità egli ha preso su di sé le nostre sofferenze, si è caricato dei nostri dolori; e noi, invece, l’abbiamo considerato come un lebbroso, percosso da Dio e umiliato. Ma egli è stato trafitto a causa delle nostre iniquità, è stato schiacciato a causa dei nostri delitti: su di lui è il castigo che ci rende la pace e per le sue piaghe noi siamo guariti. Noi tutti come pecore ci siamo sbandati, ciascuno deviò per un suo cammino; e su di lui il Signore ha fatto ricadere le colpe di tutti noi. È stato offerto, perché egli stesso lo ha voluto, e non ha aperto la sua bocca. Come una pecora condotta al macello, come un agnello, muto davanti a colui che lo tosa, egli non ha aperto la sua bocca. Con tiranna sentenza fu tolto di mezzo: ma chi si dà pensiero della sua sorte? Poiché egli è stato reciso dalla terra dei vivi, è stato percosso a morte per l’iniquità del mio popolo; e gli sarà data sepoltura con gli empi, con il ricco sarà la sua tomba: sebbene egli non abbia mai commesso violenza, né alcun inganno sia stato sulla sua bocca. Ma il Signore ha voluto prostrarlo col dolore: e, poiché ha dato la sua vita in espiazione dei peccati, egli vedrà una discendenza longeva e la volontà del Signore per mezzo di lui sarà compiuta. Poiché l’anima sua ha sofferto, egli vedrà la luce e sarà appagato nella sua conoscenza. Il giusto, mio servo, giustificherà molti: egli stesso si addosserà le loro colpe. Pertanto io gli darò in eredità le moltitudini e dei potenti farà bottino; poiché si è offerto da se stesso alla morte, ed è stato annoverato fra i malfattori: mentre portava i peccati di molti e intercedeva per i peccatori.


Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca (22,39-71; 23,1-53):

C. In quel tempo, Gesù andò, com’era solito, al monte degli Ulivi; e anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul posto, disse loro:

«Pregate, per non entrare in tentazione».

C. Poi si staccò da loro quanto un lancio di sasso e, inginocchiatosi, pregava, dicendo:

«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice: però, non la mia volontà sia fatta, ma la tua».

C. Allora gli apparve un Angelo dal cielo a confortarlo. Ed entrato in agonia, pregava più intensamente: e il suo sudore divenne come gocce di sangue scendenti fino a terra. Alzatosi dalla preghiera e tornato dai suoi discepoli, li trovò addormentati per la tristezza, e disse loro:

«Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione». 

C. Mentre ancora parlava, ecco venir gente: e colui che si chiamava Giuda, uno dei dodici, li precedeva. Egli si avvicinò a Gesù per baciarlo, e Gesù gli disse:

«Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?».

C. E quelli che gli erano intorno, vedendo ciò che stava per accadere, gli chiesero: 

S. «Signore, dobbiamo colpire con la spada?».

C. E uno di essi colpì un servo del capo dei sacerdoti, troncandogli l’orecchio destro.

Ma Gesù rispose, dicendo: 

«Lasciate, basta così».

C. E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi, rivolto ai capi dei sacerdoti, ai magistrati del tempio e agli anziani, che gli erano venuti incontro, disse:

«Come contro un brigante siete usciti con spade e bastoni? Quando ero con voi, ogni giorno nel tempio, non metteste mai le mani su me. Ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre». 

C. E afferratolo, lo condussero alla casa del gran sacerdote. Pietro, intanto, lo seguiva da lontano.

In mezzo al cortile fu acceso un fuoco, e anche Pietro si mise fra coloro che vi sedevano intorno. Ma una serva, vedendolo seduto vicino alla fiamma, lo guardò e disse: 

S. «Anche questi era con lui».

C. Ma egli negò, dicendo: 

S. «Donna, non lo conosco». 

C. Poco dopo, un altro, vedendolo, disse: 

S. «Anche tu sei di quelli». 

C. E Pietro rispose: 

S. «Uomo, non lo sono». 

C. Circa un’ora dopo, un altro insisteva, dicendo: 

S. «Certamente, anche costui era con quello: infatti è Galileo». 

C. E Pietro protestò: 

S. «Uomo, non so quel che dici».

C. E subito, mentre ancora parlava, un gallo cantò. E il Signore, voltandosi, fissò Pietro. Questi, allora, si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, mi avrai rinnegato tre volte». E, uscito fuori, Pietro pianse amaramente.

Intanto gli uomini che facevano la guardia a Gesù, lo beffeggiavano e lo percuotevano. E, bendatolo, lo colpivano in faccia e lo interrogavano:

S. «Fa’ il profeta e di’ chi ti ha percosso».

C. E proferivano contro di lui molte altre ingiurie.

Appena si fece giorno, si radunarono gli anziani del popolo, i capi dei sacerdoti e gli scribi, e lo condussero davanti al loro tribunale, dicendo:

S. «Se tu sei il Cristo, dillo a noi!». 

C. Ed egli rispose loro:

«Se ve lo dico, non mi crederete, e se vi interrogo, non mi risponderete né mi rilascerete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo sarà seduto alla destra della potenza di Dio».

C. Allora gridarono tutti: 

S. «Dunque, tu sei il Figlio di Dio?».

C. Ed egli dichiarò:

«Voi lo dite: io lo sono».

C. E quelli dissero: 

S. «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udita noi stessi dalla sua bocca». 

C. Poi tutta l’assemblea si alzò, e lo condussero da Pilato. E cominciarono ad accusarlo, dicendo: 

S. «L’abbiamo trovato mentre sobillava la nostra nazione proibendo di pagare i tributi a Cesare e proclamando di essere il Cristo re». 

C. Pilato lo interrogò, dicendo: 

S. «Tu sei il Re dei Giudei?». 

C. Rispose Gesù: 

«Tu lo dici».

C. Pilato, allora, volgendosi ai capi dei sacerdoti e alla folla, disse:

S. «Non trovo alcuna colpa in quest’uomo». 

C. Ma essi insistevano, affermando:

S. «Solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dalla Galilea dove ha incominciato, fin qui».

C. Pilato, sentendo nominare la Galilea, chiese se quell’uomo era Galileo. E, avendo così appreso che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo rinviò ad Erode, che in quei giorni si trovava, anch’egli, a Gerusalemme. Erode, al vedere Gesù, ne provò gran gioia. Infatti, da tanto tempo desiderava vederlo perché ne aveva sentito parlare molto e sperava di vederlo compiere qualche miracolo. Gli fece dunque molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Intanto, i capi dei sacerdoti e gli scribi insistevano nell’accusarlo. Erode, con i suoi soldati, lo trattò con disprezzo; poi, fattagli indossare, per scherno, una veste bianca, lo rimandò da Pilato.

E, in quel giorno stesso, Erode e Pilato, ch’erano prima nemici fra loro, diventarono amici.
Allora Pilato, riuniti intorno a sé i capi dei sacerdoti, i magistrati ed il popolo, disse loro:
 

S. «Mi avete presentato quest’uomo come un sovvertitore del popolo; ed ecco avendolo interrogato in presenza vostra, non ho trovato in lui nessuna delle colpe di cui lo accusate. E neppure Erode: infatti vi ho rinviati a lui; ed ecco, non ha trovato nulla che sia degno di morte. Perciò gli darò una punizione e lo rimanderò in libertà».

C. Ora egli, in occasione della festa, doveva concedere loro la liberazione di uno. E tutta la folla insieme gridò: 

S. «Togli di mezzo costui, e liberaci Barabba!». 

C. Barabba era stato messo in carcere per una sommossa avvenuta nella città e per omicidio. Pilato, volendo liberare Gesù, parlò di nuovo ad essi. Ma quelli gridavano:

S. «Crocifiggilo, crocifiggilo». 

C. Per la terza volta, disse loro:

S. «Ma che ha fatto di male costui? Non trovo in lui nulla che meriti la morte. Gli infliggerò, dunque, un castigo e poi lo rimanderò in libertà». 

C. Ma quelli insistevano a gran voce, chiedendo che fosse crocifisso; e le loro grida diventavano sempre più minacciose, finché Pilato deliberò che si facesse ciò che chiedevano.
Prosciolse, quindi, colui che era stato incarcerato per omicidio e sedizione, come essi avevano richiesto; e abbandonò Gesù in loro balìa.

Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e lo caricarono della croce, perché la portasse dietro a Gesù.

E lo seguiva gran folla di popolo e di donne, che piangevano e facevano lamento su di lui. Ma, volgendosi a quelle, Gesù disse: 

«Figlie di Gerusalemme, non piangete su me, ma su voi stesse piangete, e sui vostri figli. Poiché, ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili e i seni che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato”. E si dirà alle montagne: “Cadeteci addosso”, e alle colline: “Copriteci”. Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco”?».

C. Venivano poi condotti via altri due malfattori, per essere giustiziati con lui.
E quando furono giunti al luogo detto Calvario, crocifissero lui e i ladroni, uno a destra e l’altro a sinistra. E Gesù diceva:

«Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».

C. Poi tirarono a sorte, per dividersi le sue vesti. Il popolo intanto stava là a guardare; e anche i capi si facevano beffe di lui, dicendo: 

S. «Ne ha salvati altri: salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, l’eletto». 

C. Anche i soldati, avvicinandosi a lui per offrirgli dell’aceto, lo schernivano, e dicevano: 

S. «Se tu sei il Re dei Giudei, salva te stesso». 

C. E c’era una iscrizione, sopra di lui, in caratteri greci, latini ed ebraici, che diceva: «Costui è il Re dei Giudei».

E uno dei due ladroni, che erano appesi, lo insultava, dicendo: 

S. «Se tu sei il Cristo, salva te stesso e noi». 

C. L’altro invece lo rimproverava, dicendogli: 

S. «Neppure tu temi Dio, pur subendo lo stesso supplizio? E noi ben giustamente: perché riceviamo quel che meritano le nostre azioni: ma costui non ha fatto niente di male». 

C. E diceva a Gesù: 

S. «Signore, ricordati di me, quando sarai giunto nel tuo regno». 

C. Gli rispose Gesù: 

«In verità ti dico: oggi sarai con me in Paradiso».

C. Era già quasi l’ora sesta, quando si fece buio su tutta la terra, fino all’ora nona. Si oscurò il sole, e il velo del tempio si squarciò in mezzo. E Gesù, gridando a gran voce, disse:  

«Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito!».

C. Detto questo, spirò.

 

(Ci si genuflette e si fa una breve pausa).

 

Allora il centurione, osservando ciò che era avvenuto, diede gloria a Dio, dicendo: 

S. «Veramente quest’uomo era giusto». 

C. E tutta la folla di coloro che erano presenti a questo spettacolo, vedendo quanto accadeva, se ne tornava via battendosi il petto.

E tutti i suoi amici, e le donne che lo avevano seguito dalla Galilea, stavano a distanza ad osservare queste cose.
Ed ecco un uomo di nome Giuseppe, membro del Sinedrio — ma non aveva acconsentito alle decisioni e agli atti degli altri — uomo buono e giusto, nativo di Arimatea città della Giudea, che pure aspettava il regno di Dio, si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù.

E calatolo dalla croce, lo avvolse in una sindone, e lo depose in un sepolcro scavato nella roccia, dove nessuno ancora era stato sepolto.



IL TRIDUO SACRO

Giovedì santo

Messa vespertina in Cena Domini

1Cor 11,20-32: Fratelli, quando voi vi radunate insieme, non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno, infatti, durante il pasto comune, consuma anticipatamente la propria cena: e c’è chi soffre fame e chi è ubriaco. Ma non avete le vostre case, per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio, e umiliare quelli che non hanno nulla? Che cosa debbo dirvi? Lodarvi? No, in questo non posso lodarvi. Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che, a mia volta, ho trasmesso a voi: che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Prendete e mangiate: questo è il mio corpo, che sarà dato per voi. Fate questo in memoria di me». Così fece anche per il calice, dopo aver cenato, e disse: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue. Ogni volta che ne berrete, fatelo in memoria di me». Infatti, ogni volta che mangerete questo pane e berrete questo calice, voi annunzierete la morte del Signore, fino a che egli venga. Così, chiunque mangerà questo pane o berrà il calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso, e così mangi di questo pane e beva di questo calice. Chi, infatti, mangia e beve indegnamente, senza discernere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che molti fra voi sono deboli e infermi, e molti sono morti. Se esaminassimo bene noi stessi, certo non saremmo giudicati. Ma quando siamo giudicati dal Signore, da lui siamo corretti per non essere condannati insieme con questo mondo.


Gv 13,1-15: Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, poiché il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariòta, di tradirlo; sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era uscito da Dio e ritornava a Dio, Gesù si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se ne cinse. Versò poi dell’acqua in un catino, e si mise a lavare i piedi dei suoi discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio, del quale si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro. E Pietro gli disse: «Signore, tu vuoi lavare i piedi a me?».  Gli rispose Gesù: «Quello che io faccio tu non lo comprendi ora, ma lo capirai in seguito». Ma Pietro gli disse: «No, non mi laverai mai i piedi». Gli replicò Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Simon Pietro gli disse: «Signore, non soltanto i piedi; ma anche le mani e il capo». Gesù gli rispose: «Chi è già lavato, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è interamente puro. Anche voi siete puri ma non tutti». Sapeva, infatti, chi l’avrebbe tradito e proprio per questo disse: «Non tutti siete puri». Dopo che ebbe lavato loro i piedi, si rimise le sue vesti; poi, sedutosi di nuovo a mensa, disse loro: «Comprendete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. Se dunque vi ho lavato i piedi io, il Signore e il Maestro, anche voi dovete lavarvi i piedi l’un l’altro. Io infatti vi ho dato l’esempio, perché come vi ho fatto io, facciate anche voi.


Venerdì Santo: della Passione e Morte del Signore

Os 6,1-6: Questo dice il Signore: «Nella loro afflizione si alzeranno al mattino per venire da me». E diranno: «Venite, ritorniamo al Signore; egli ci ha feriti, ma ci guarirà; egli ci ha percossi, ma ci curerà. Dopo due giorni ci ridarà la vita: il terzo ci farà rialzare, e noi vivremo alla sua presenza. Cerchiamo di ben conoscere il Signore: la sua venuta è sicura come l’aurora. Verrà a noi come un temporale d’autunno, come una pioggia di primavera sulla terra». Che farò per te, Efraim? Che  farò per te, Giuda? Il vostro amore è come una nuvola del mattino, come la rugiada che all’alba sparisce. Per questo li ho colpiti per mezzo dei profeti, li ho uccisi con le parole della mia bocca, e il mio giudizio apparirà chiaro come la luce: perché io voglio la misericordia, e non i sacrifici; la conoscenza di Dio, piuttosto che gli olocausti».


Es 12,1-11: In quei giorni, il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d’Egitto:
    «Questo mese sarà per voi il principio dei mesi, sarà il primo dei mesi dell’anno.
    Parlate a tutta la comunità dei figli d’Israele, e dite loro:
    “Il decimo giorno di questo mese, procuratevi ciascuno un agnello per famiglia: un agnello per ciascuna delle vostre case.
    Ma se il numero è minore di quanto può bastare per consumare l’agnello, associatevi il più vicino di casa, per un numero di persone che possano bastare a mangiare l’agnello.
    L’agnello sia senza difetto, maschio, di un anno: con le stesse norme rituali potrete prendere anche un capretto.
    E lo conserverete fino al quattordicesimo giorno di questo mese: e, alla sera, tutta la comunità dei figli d’Israele lo immolerà.
    Dovranno poi prendere del suo sangue e spargerne sui due stipiti e sull’architrave della porta delle case dove lo mangeranno. E, quella stessa notte, ne mangeranno le carni arrostite al fuoco, con pani azzimi ed erbe amare.
    Non ne mangerete niente di crudo o bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco; mangerete anche la testa, i piedi e le viscere. Nulla dell’agnello dovrà rimanere fino al mattino: e se qualcosa fosse rimasto, bruciatelo nel fuoco.
    E lo mangerete così: con la cintura ai fianchi, i calzari ai piedi, e il bastone in mano; e lo mangerete in fretta: perché è la Pasqua del Signore, cioè il suo passaggio”».

 

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni (18,1-40; 19,1-42):

C. In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron.

Là era un giardino nel quale entrò lui e i suoi discepoli. Anche Giuda, che lo tradiva, conosceva quel luogo, perché Gesù vi era andato spesso con i suoi discepoli. Giuda, dunque, presa con sé la coorte, e alcune guardie dei capi dei sacerdoti e dei farisei, giunse là, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù, che sapeva tutto ciò che gli sarebbe accaduto, si fece avanti e chiese:
«Chi cercate?».

C. Gli risposero: 

S. «Gesù il Nazareno». 

C. Ed egli disse: 

«Sono io».

C. Anche Giuda, il traditore, stava con loro.
Appena ebbe detto loro: «Sono io», indietreggiarono e stramazzarono a terra.
Di nuovo chiese loro:
 

«Chi cercate?».

C. Dissero: 

S. «Gesù il Nazareno». 

C. Rispose Gesù: 

«Ve l’ho detto: sono io; se dunque cercate me, lasciate andare costoro». 

C. Così doveva compiersi la parola detta da lui: «Di quelli che mi hai affidati, non ho lasciato perire nessuno».
Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la sguainò e colpì un servo del gran sacerdote, staccandogli l’orecchio destro; quel servo si chiamava Malco.
E Gesù disse a Pietro:
 

«Rimetti la spada nel fodero; non berrò il calice che il Padre mi ha dato?». 

C. Allora la coorte, il tribuno e le guardie dei Giudei s’impadronirono di Gesù e, legatolo, lo condussero prima da Anna, suocero di Caifa, gran sacerdote di quell’anno. Era stato Caifa a dare questo consiglio ai Giudei: «Conviene che un uomo solo muoia per il popolo».
Intanto Simon Pietro con un altro discepolo seguiva Gesù. Ora questo discepolo, conosciuto dal gran sacerdote, entrò con Gesù nell’atrio; mentre Pietro restò fuori, presso la porta. Uscì dunque l’altro discepolo conosciuto dal gran sacerdote, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. Disse la serva portinaia a Pietro:
 

S. «Sei forse, anche tu, dei discepoli di quell’uomo?». 

C. Ed egli:

S. «Non lo sono». 

C. I servi intanto e le guardie stavano presso un fuoco di brace a scaldarsi, perché era freddo. Anche Pietro era con loro e si scaldava.
Il gran sacerdote interrogò Gesù, riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento.
Gesù gli rispose:
 

«Ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio dove si radunano i Giudei, e non ho mai parlato in segreto. Perché mi interroghi? Interroga quelli che hanno udito le mie parole; ecco, essi sanno ciò che io ho detto».

C. Appena ebbe parlato, una delle guardie lì presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: 

S. «Così rispondi al gran sacerdote?». 

C. E Gesù a lui:

«Se ho parlato male, dimostramelo; se poi ho parlato bene, perché mi percuoti?». 

C. E Anna lo mandò, legato, al gran sacerdote Caifa. Frattanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. E gli chiesero: 

S. «Non sei, anche tu, uno dei suoi discepoli?». 

C. Egli negò, dicendo: 

S. «Non lo sono». 

C. Ma uno dei servi del gran sacerdote, parente di quello al quale Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: 

S. «Non ti ho visto con lui nel giardino?». 

C. Pietro negò di nuovo e subito un gallo cantò. Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa al pretorio. Era il mattino. Ma essi non entrarono nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato allora uscì fuori verso di loro e chiese:

S. «Quale accusa portate contro quest’uomo?». 

C. Gli risposero dicendo: 

S. «Se non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». 

C. Disse allora Pilato: 

S. «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge». 

C. Ma i Giudei replicarono: 

S. «A noi non è lecito mandare a morte nessuno». 

C. Doveva così adempiersi la parola che Gesù aveva detto per significare di qual morte doveva morire. Pilato rientrò, dunque, nel pretorio e, chiamato Gesù, gli disse: 

S. «Tu sei il Re dei Giudei?». 

C. Gli rispose Gesù: 

«Dici questo da te stesso, oppure altri te l’hanno detto di me?». 

C. Disse allora Pilato: 

S. «Sono forse Giudeo? Il tuo popolo e i gran sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto? 

C. Gesù rispose: 

«Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, certo le mie guardie avrebbero combattuto, perché io non fossi consegnato ai Giudei; ma ora il mio regno non è di quaggiù». 

C. Tornò a chiedergli Pilato:

S. «Dunque, tu sei Re?». 

C. Rispose Gesù: 

«Tu lo dici: io sono Re. Io per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». 

C. Disse Pilato: 

S. «Che cos’è la verità?».

C. Detto ciò, tornò verso i Giudei e disse loro: 

S. «Io non trovo in lui alcun motivo di condanna. Ma è vostra consuetudine che per la Pasqua io vi liberi uno: volete che liberi il re dei Giudei?». 

C. Allora di nuovo tutti gridarono: 

S. «Non lui, ma Barabba!». 

C. Barabba era un brigante. Pilato dunque prese Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e lo avvolsero in un manto di porpora. E venivano davanti a lui, dicendo: 

S. «Salve, Re dei Giudei». 

C. E lo schiaffeggiavano. Pilato uscì di nuovo e disse: 

S. «Ecco, ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo alcun motivo di condanna in lui». 

C. Uscì allora Gesù, portando la corona di spine e il manto di porpora. E Pilato disse loro: 

S. «Ecco l’uomo». 

C. Ma quando l’ebbero veduto, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: 

S. «Crocifiggilo, crocifiggilo!». 

C. Disse loro Pilato: 

S. «Prendetelo voi e crocifiggetelo, perché io non trovo motivo di condanna in lui». 

C. Ma i Giudei replicarono: 

S. «Noi abbiamo una legge, e secondo la legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio». 

C. Pilato, nell’udire questo discorso, ebbe ancor più paura; e, rientrato nel pretorio, chiese a Gesù: 

S. «Di dove sei tu?». 

C. Gesù non gli diede risposta. Allora Pilato gli disse: 

S. «Non parli con me? Non sai che ho il potere di crocifiggerti e il potere di liberarti?».

C. Gli rispose Gesù:

«Non avresti alcun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo, chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande». 

C. Da allora Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridavano, dicendo:

S. «Se liberi costui, non sei amico di Cesare. Chiunque si fa re, si oppone a Cesare». 

C. Pilato allora, udite queste parole, condusse fuori Gesù, e sedette in tribunale nel luogo detto Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era il giorno della preparazione della Pasqua, verso l’ora sesta, ed egli disse ai Giudei:

S. «Ecco, il vostro Re». 

C. Ma quelli gridavano: 

S. «Via, via, crocifiggilo». 

C. Chiese loro Pilato:

S. «Crocifiggerò il vostro Re?». 

C. I gran sacerdoti risposero: 

S. «Non abbiamo altro re che Cesare!». 

C. Allora lo consegnò loro, perché fosse crocifisso. Ed essi presero Gesù e lo condussero via.
Ed egli, portando la sua croce, uscì verso il luogo detto Calvario, in ebraico Gòlgota. Là lo crocifissero e, con lui, altri due: uno da una parte e uno dall’altra, e, in mezzo, Gesù.
Pilato vi fece scrivere anche un cartello e lo pose sulla croce. Vi era scritto: «Gesù il Nazareno, Re dei Giudei». Molti dei Giudei lessero l’iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città. Ed era scritta in ebraico, greco e latino. Allora i gran sacerdoti dei Giudei dissero a Pilato:

S. «Non scrivere: “Re dei Giudei”, ma “Egli ha detto: io sono il Re dei Giudei”». 

C. Rispose Pilato: 

S. «Quello che ho scritto, ho scritto».

C. I soldati, dopo che ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascuno. E presero anche la tunica. Ed era una tunica senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo, da cima a fondo. Dissero dunque fra loro:  

S. «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte, per vedere a chi toccherà».

C. Così si adempì la Scrittura, che dice: «Divisero fra loro le mie vesti e sorteggiarono la mia tunica». E questo fecero i soldati.
Ora, presso la croce di Gesù, stavano sua madre, la sorella di sua madre Maria di Clèofa, e Maria Maddalena. Gesù, dunque, vedendo la madre e, accanto a lei, il discepolo che amava, disse a sua madre:

«Donna, ecco tuo figlio». 

C. Poi disse al discepolo: 

«Ecco tua madre». 

C. E da quell’ora il discepolo la prese con sé. Dopo ciò, sapendo che tutto era compiuto, affinché fosse adempiuta pienamente la Scrittura, Gesù disse:

«Ho sete».

C. C’era là un vaso pieno di aceto. E i soldati, inzuppata una spugna nell’aceto e postala in cima ad un ramo d’issòpo, l’accostarono alla sua bocca. Quand’ebbe preso l’aceto, Gesù disse:

«Tutto è compiuto!». 

C. Poi, chinato il capo, rese lo spirito.

 

(Ci si genuflette e si fa una breve pausa).

 

Allora i Giudei, essendo la Parascève, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato — era, infatti, un gran giorno quel sabato — chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e portati via.

Andarono, dunque, i soldati, e spezzarono le gambe al primo, e anche all’altro che era stato crocifisso con lui. Quando vennero a Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe: ma uno dei soldati gli trafisse con la lancia il costato, e subito ne uscì sangue ed acqua.

Colui che ha visto ne rende testimonianza, e la sua testimonianza è veritiera: e sa di dire il vero, perché anche voi crediate. Infatti, ciò è avvenuto perché si adempisse la Scrittura, che dice: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E ancora la Scrittura dice: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

Dopo queste cose, Giuseppe d’Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma in segreto per paura dei Giudei, chiese a Pilato di portar via il corpo di Gesù. E Pilato lo permise.
Andò dunque, e tolse il corpo di Gesù. E andò anche Nicodemo, quello che la prima volta era andato da Gesù durante la notte; e portò circa cento libbre di una mistura di mirra e d’àloe. E presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende, insieme con gli aromi, secondo l’uso dei Giudei nel seppellire.

Nel luogo dov’era stato crocifisso, era un giardino e, nel giardino, un sepolcro nuovo in cui nessuno mai era stato sepolto. Là dunque, a causa della Parascève dei Giudei, poiché il sepolcro era vicino, deposero Gesù.



Sabato Santo - Veglia Pasquale

Gn 1,1-31; 2,1-2: In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e vuota e le tenebre coprivano la faccia dell’abisso: e sopra le acque aleggiava lo Spirito di Dio.
    Allora Dio disse: «Sia la luce». E la luce fu. E Dio vide che la luce era buona e separò la luce dalle tenebre: e chiamò la luce “giorno” e le tenebre “notte”. E fu sera e poi mattino: il primo giorno.
    E poi Dio disse: «Ci sia un firmamento in mezzo alle acque, che tenga divise le acque dalle acque». E Dio fece il firmamento, e separò le acque che sono sotto il firmamento da quelle che sono al di sopra del firmamento. E così fu. Dio chiamò il firmamento “cielo”. E fu sera e poi mattino: il secondo giorno.
    E ancora Dio disse: «Le acque, che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto». E così fu. Dio chiamò l’asciutto “terra” e chiamò “mare” la massa delle acque. E Dio vide che ciò era buono.
    E disse: «La terra germogli l’erba verde, l’erba che fa seme, e l’albero da frutto che dia frutti secondo la sua specie, che abbia in sé il proprio seme sulla terra». E così fu.
    La terra produsse l’erba verde, e l’erba che fa seme secondo la sua specie, e gli alberi che, secondo la propria specie, producono frutti che contengono il loro seme. E Dio vide che ciò era  buono. E fu sera e poi mattino: il terzo giorno.
    Poi Dio disse: «Vi siano dei luminari nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno e la notte e segnare i tempi, i giorni e gli anni: e risplenderanno nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così fu.
    Dio fece i due grandi luminari: il luminare maggiore, per regolare il giorno, e il luminare minore, per regolare la notte; e le stelle. E li pose nel firmamento del cielo, perché facessero luce sopra la terra e governassero il giorno e la notte e separassero la luce dalle tenebre. E Dio vide che ciò era buono. E fu sera e poi mattino: il quarto giorno.
    Dio disse ancora: «Le acque brùlichino di esseri viventi, e uccelli volino sopra la terra sotto il firmamento del cielo».
    E Dio creò i grandi mostri acquatici, e tutti gli esseri viventi che guizzano e brùlicano nelle acque, secondo la loro specie: e tutti i volatili, secondo la loro specie. E Dio vide che ciò era buono e li benedisse, dicendo: «Riproducetevi e moltiplicatevi e popolate le acque del mare; e si  moltiplichino gli uccelli sopra la terra». E fu sera e poi mattino: il quinto giorno.
    E poi Dio disse: «Produca la terra esseri viventi, secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche, secondo la loro specie». E così fu.
    Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie, e il bestiame e tutti i rettili della terra, secondo la loro specie. E Dio vide che ciò era buono.
    E disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza: e dòmini sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sugli animali di tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sul suolo».
    Dio creò l’uomo a sua immagine:
    ad immagine di Dio lo creò,
    maschio e femmina li creò.
    E Dio li benedisse, dicendo: «Siate fecondi e moltiplicatevi, popolate la terra e soggiogatela, e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su tutti gli animali che si muovono sulla terra».
    Poi Dio disse: «Ecco, io vi ho dato ogni erba che produce seme sulla faccia della terra e ogni albero fruttifero che produce frutti che portano seme: vi serviranno di cibo. A tutte le bestie della terra, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri animati che strisciano sul suolo, io dò ogni erba verde per nutrimento».
    E così fu. E Dio vide tutte le cose che aveva fatto: e tutte erano molto buone. E fu sera e poi mattino: il sesto giorno.
    Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. E Dio concluse al settimo giorno l’opera che aveva fatto: e nel settimo giorno si riposò da tutta l’opera che aveva compiuto.

 

Es 14,24-31; 15,1: In quei giorni, durante la vigilia mattutina, accadde che il Signore, dalla colonna di fuoco e di nubi, gettando il suo sguardo sopra il campo degli Egiziani, scompigliò il loro esercito: frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle.
Allora gli Egiziani dissero:
    «Fuggiamo via da questi Israeliti, perché il Signore combatte per loro contro di noi».
    E il Signore disse a Mosè:
    «Stendi la tua mano sul mare, perché le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri».
    E quando Mosè ebbe steso la mano verso il mare, alle prime luci del giorno, il mare ritornò al luogo di prima, e le acque travolsero gli Egiziani che fuggivano, e il Signore li sommerse in mezzo ai flutti.
    Nel loro rifluire, le acque sommersero i carri e i cavalieri di tutto l’esercito del faraone, che per inseguire Israele erano entrati nel mare: neppure uno di loro sopravvisse.
    Ma i figli d’Israele avanzavano all’asciutto in mezzo al mare: ed avevano come una muraglia d’acqua alla loro destra e alla loro sinistra.
    Così il Signore in quel giorno liberò Israele dalla mano degli Egiziani. E gli Israeliti videro gli Egiziani morti sulla riva del mare, videro la grande potenza che il Signore aveva dimostrato contro di essi. E il popolo ebbe timore di Dio, e credette nel Signore e nel suo servo Mosè.
    Allora Mosè, con i figli d’Israele, cantò al Signore questo cantico, così dicendo:

 

Is 4,2-6: In quel giorno, il germoglio del Signore crescerà in onore e gloria, e il frutto della terra sarà a magnificenza e ornamento per gli Israeliti che si saranno salvati. Ed avverrà che tutti quelli che saranno rimasti in Sion, coloro che resteranno in Gerusalemme, saranno chiamati santi: tutti quelli che, in Gerusalemme, saranno iscritti nel libro della vita. Quando il Signore avrà lavato le macchie delle figlie di Sion, e con lo spirito di giustizia e lo spirito di distruzione avrà purificato Gerusalemme dal sangue che è in mezzo ad essa, il Signore creerà su tutta l’estensione del monte di Sion, e dovunque egli è invocato, una nube durante il giorno e fumo, e nella notte splendore di fuoco fiammeggiante; e una tenda ricoprirà tutta la sua gloria: un padiglione per dar ombra nel calore del giorno, sicurezza e rifugio nella pioggia e nella bufera.



Dt 31,22-30: In quei giorni, Mosè scrisse un cantico e lo insegnò ai figli d’Israele. E il Signore diede questo ordine a Giosuè, figlio di Nun: «Sii forte ed abbi coraggio: perché sarai tu a condurre i figli d’Israele nella terra che ho loro promessa: e io sarò con te».
    Quando poi Mosè ebbe terminato di scrivere in un volume le parole di questa legge, diede ordine ai Leviti che portavano l’arca dell’alleanza del Signore, così dicendo:
    «Prendete questo libro e mettetelo a fianco dell’arca dell’alleanza del Signore, vostro Dio: perché stia là come testimonio contro di te. Io conosco infatti il tuo spirito ribelle e la tua durissima cervice.
    Se mentre io sono ancora vivo e cammino fra voi, sempre vi siete comportati da ribelli contro il Signore: quanto più lo sarete dopo la mia morte?
    Radunate presso di me tutti gli anziani delle vostre tribù e gli scribi, e io farò loro ascoltare queste parole e prenderò contro di loro a testimoni il cielo e la terra.
    Perché io so che dopo la mia morte vi pervertirete e devierete ben presto dalla strada che io vi ho prescritta; la sventura vi colpirà negli ultimi giorni, perché avrete fatto quel che è male agli occhi del Signore, provocandolo a sdegno con l’opera delle vostre mani».
    Poi, mentre tutta l’assemblea d’Israele lo ascoltava, Mosè pronunziò, dall’inizio alla fine, le parole di questo cantico:



* Con lievi modifiche sulla base della traduzione ufficiale CEI 1974.

 

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