Lezionario 4

 

LEZIONARIO VETUS ORDO FESTIVO

(traduzione ufficiale CEI 1965*) 



PROPRIO DEL TEMPO


TEMPO DI PENTECOSTE

Domenica di Pentecoste

At 2,1-11: Al compiersi dei giorni della Pentecoste, tutti i discepoli erano radunati nello stesso luogo; e all’improvviso venne dal cielo un suono come di vento impetuoso, e riempì tutta la casa in cui erano riuniti. E apparvero loro lingue come di fuoco che si spartivano, posandosi ognuna su ciascuno di essi. E tutti furono ripieni di Spirito Santo, e cominciarono a parlare in lingue diverse, come lo Spirito Santo dava loro di esprimersi.
    Si trovavano allora a Gerusalemme Giudei devoti venuti da ogni nazione che è sotto il cielo. Sentito quel fragore, si radunò la folla e rimase attonita, poiché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. E tutti si stupivano, e meravigliati dicevano: «Non sono forse Galilei tutti costoro che parlano?». E come noi li udiamo ciascuno nella nostra lingua materna? Parti, Medi ed Elamìti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, li udiamo parlare, nelle nostre lingue, delle grandi opere di Dio.
 
Gv 14,23-31:In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole. E la parola che avete ascoltata non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto questo, mentre sono ancora con voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà tutto e vi richiamerà alla mente tutto ciò che io vi ho detto.
    Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non si turbi il vostro cuore né si sgomenti. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe di questo mondo. Contro di me non può nulla; ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e, come il Padre mi ha ordinato, così faccio».



TEMPO DOPO PENTECOSTE

Festa della SS. Trinità
 
Rm 11,33-36: O abisso di ricchezza della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono impenetrabili i suoi giudizi e inesplorabili le sue vie! Chi, infatti, ha conosciuto il pensiero del Signore? Chi è stato suo consigliere? Chi con i propri doni l’ha prevenuto, così da restare in credito con lui? Poiché tutto è da lui, per mezzo di lui, e per lui: a lui la gloria nei secoli. Amen.

Mt 28,18-20: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate, dunque, e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, e insegnando loro ad osservare tutto quanto vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi, tutti i giorni, sino alla fine del mondo».


Giovedì dopo la SS. Trinità
Festa del Corpus Domini

1Cor 11,23-29: Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che, a mia volta, ho trasmesso a voi: che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Prendete e mangiate: questo è il mio corpo, che sarà dato per voi. Fate questo in memoria di me». Così fece anche per il calice, dopo aver cenato, e disse: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue. Ogni volta che ne berrete, fatelo in memoria di me». Infatti, ogni volta che mangerete questo pane e berrete questo calice, voi annuncerete la morte del Signore, fino a che egli venga. Perciò chiunque mangerà questo pane o berrà il calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso, e così mangi di questo pane e beva di questo calice. Chi, infatti, mangia e beve indegnamente, senza discernere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.
 
Gv 6,56-59: In quel tempo, Gesù disse alla folla dei Giudei: «La mia carne è veramente cibo e il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me e io in lui. Come il Padre, che è il vivente, ha mandato me e io vivo per il Padre, così chi mangia me, anch’egli vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo: non come i vostri padri che mangiarono la manna e morirono; chi mangia questo pane, vivrà in eterno».


II Domenica dopo Pentecoste

1Gv 3,13-18: Carissimi, non meravigliatevi se il mondo vi odia. Noi sappiamo di esser passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte: chiunque odia il proprio fratello è omicida. E voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna. In questo noi abbiamo conosciuto la carità di Dio: che egli ha dato la sua vita per noi; e anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Se qualcuno ha dei beni di questo mondo, e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiudesse il proprio cuore, come potrebbe la carità di Dio rimanere in lui? Figlioli miei, amiamo non a parole e con la lingua, ma in opere e verità.

Lc 14,16-24: In quel tempo, Gesù disse ai farisei questa parabola: «Un uomo diede una grande cena e invitò molte persone. E, all’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, perché tutto è pronto”. Ma tutti, concordemente, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un podere e ho necessità di andare a vederlo: ti prego di scusarmi”. Un altro gli disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli: ti prego di scusarmi”. Un altro ancora disse: “Ho preso moglie, e perciò non posso venire”. Il servo, di ritorno, riferì le risposte al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città, e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi”. E il servo gli disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, e c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi, e spingili a entrare, perché si riempia la mia casa”. Perché vi dico: nessuno di quegli uomini che erano stati invitati gusterà la mia cena».


Venerdì dopo la II Domenica dopo Pentecoste
Festa del Sacro Cuore di Gesù

Ef 3,8-12;14-19: Fratelli, a me, che sono il più piccolo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunciare fra le nazioni l’insondabile ricchezza del Cristo, e di mettere in luce davanti a tutti quale sia il provvidenziale disegno del mistero, nascosto da secoli in Dio, creatore di ogni cosa. Affinché ora, per mezzo della Chiesa, sia resa nota ai Principati e alle Potestà celesti la multiforme sapienza di Dio, in conformità all’eterno disegno che egli ha prestabilito in Cristo Gesù nostro Signore: nel quale noi abbiamo l’ardire di accostarci a Dio in confidenza, mediante la fede in lui.
    È per questo che io piego le mie ginocchia al Padre del Signore nostro Gesù Cristo, da cui ogni paternità, in cielo e in terra, trae nome: perché egli conceda a voi, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere rafforzati con potenza nell’uomo interiore, per mezzo del suo Spirito; così che il Cristo abiti mediante la fede nei vostri cuori; e radicati e fondati nella carità, voi possiate comprendere con tutti santi quale sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità; e conoscere la carità di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, per essere riempiti di tutta la pienezza di Dio.

Gv 19,31-37: In quel tempo, essendo la Parascève, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato, — era, infatti, un gran giorno quel sabato — i Giudei chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e portati via. Andarono, dunque, i soldati, e spezzarono le gambe al primo, e anche all’altro che era stato crocifisso con lui. Quando vennero a Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe: ma uno dei soldati gli trafisse con la lancia il costato, e subito ne uscì sangue e acqua.
    Colui che ha visto ne rende testimonianza e la sua testimonianza è veritiera: ed egli sa di dire il vero, perché anche voi crediate. Infatti, ciò è avvenuto perché si adempisse la Scrittura, che dice: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E ancora la Scrittura dice: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
 
 
III Domenica dopo Pentecoste

1Pt 5,6-11: Carissimi, umiliatevi sotto la potente mano di Dio, perché egli vi esalti nel tempo della sua visita. Riversate in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Siate sobri e vigilate, perché il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. A lui resistete, saldi nella fede: sapendo che le stesse sofferenze sono sostenute dai vostri fratelli, sparsi per il mondo. Il Dio di ogni grazia, che ci ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo Gesù, dopo un breve soffrire, ci perfezionerà, ci renderà stabili e forti. A lui la gloria e il potere, nei secoli dei secoli. Amen.

Lc 15,1-10: In quel tempo, si avvicinarono a Gesù pubblicani e peccatori per ascoltarlo. E i farisei e gli scribi mormoravano, dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, avendo cento pecore, se ne perde una, non lascia le altre novantanove nel deserto, per andare dietro a quella smarrita, finché non la trova? E, quando l’ha trovata, se la mette sulle spalle tutto contento e, arrivato a casa, chiama gli amici e i vicini, dicendo loro: “Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora che era smarrita”. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore che si pente, che per novantanove giusti, i quali non hanno bisogno di penitenza.
    Oppure quale donna, avendo dieci dramme, se ne perde una, non accende la lucerna e  spazza tutta la casa e cerca con gran cura, finché non la ritrova? E quando l’ha ritrovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo loro: “Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo smarrita”. Così, vi dico, ci sarà gioia, alla presenza degli angeli di Dio, per un solo peccatore che si pente».


IV Domenica dopo Pentecoste

Rm 8,18-23: Fratelli, io ritengo che le sofferenze del tempo presente non sono commisurabili alla gloria futura che si manifesterà in noi. L’ansiosa attesa del creato, infatti, anela alla manifestazione dei figli di Dio. Poiché il creato fu sottomesso alla caducità, non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomesso: ma con la speranza che la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione, per giungere alla libertà della gloria dei figli di Dio. Noi sappiamo infatti che, fino ad ora, tutta la creazione geme e soffre per le doglie del parto. E non essa soltanto, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo nel nostro intimo aspettando l’adozione a figli di Dio, la redenzione del nostro corpo: in Gesù Cristo nostro Signore.

Lc 5,1-11: In quel tempo, mentre la folla si stringeva intorno a Gesù, per ascoltare la parola di Dio, egli si era fermato sulla sponda del lago di Genesaret, e vide due barche accostate alla riva. I pescatori ne erano scesi e lavavano le reti; ed egli, salito su una delle barche — quella di Simone — lo pregò di scostarsi un po’ da terra e, sedutosi, ammaestrava dalla barca le folle.
    Quand’ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le vostre reti per la pesca». Gli rispose Simone: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma, sulla tua parola, calerò le reti». E, avendo fatto così, presero tale quantità di pesci, che le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni, che erano nell’altra barca, di venire ad aiutarli. E vennero, e riempirono tanto le due barche, che quasi affondavano.
    Vedendo questo, Simon Pietro cadde ai ginocchi di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un uomo peccatore». Lo stupore, infatti, si era impadronito di lui, e di tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatta; come pure di Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Ma Gesù disse a Simone: «Non temere: d’ora in poi sarai pescatore di uomini». Ed essi, tirate le barche a terra, abbandonando tutto, lo seguirono.


V Domenica dopo Pentecoste
 
1Pt 3,8-15:Carissimi, siate tutti uniti nella preghiera; e siate compassionevoli, pieni di amore  fraterno, misericordiosi, modesti, umili. Non rendete male per male, né maledizione per maledizione: ma, al contrario, rispondete benedicendo; poiché a questo siete stati chiamati per  avere in eredità la benedizione.
    Infatti, chi vuole amare la vita e vedere giorni sereni, trattenga la sua lingua dal male e le sue labbra non pronuncino inganno; eviti il male e faccia il bene, cerchi la pace e la segua, perché gli occhi del Signore si volgono ai giusti e le sue orecchie sono tese alle loro preghiere; ma il volto del Signore è contro chi opera il male.
    E chi potrà farvi del male, se sarete zelanti nel bene? E se anche doveste soffrire per la giustizia, beati voi. Non abbiate di loro alcun timore e non lasciatevi turbare: ma adorate nei vostri cuori Cristo Signore.
 
Mt 5,20-24: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
    Avete udito che fu detto agli antichi: “Non uccidere; chi avrà ucciso, sarà sottoposto a giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: “stupido”, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
    Se dunque presenti la tua offerta all’altare, e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia la tua offerta davanti all’altare, e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello; e poi torna a presentare la tua offerta».


VI Domenica dopo Pentecoste

Rm 6,3-11: Fratelli, noi tutti che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme con lui nella morte, perché come Cristo è risorto dai morti per la gloria del Padre, così anche noi camminiamo in novità di vita. Se infatti siamo diventati uno stesso essere con lui nella somiglianza della sua morte, lo saremo anche nella somiglianza della risurrezione. Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, affinché il corpo del peccato fosse distrutto e noi non fossimo più schiavi del peccato; infatti, chi è morto è liberato dal peccato. Ma se noi siamo morti con Cristo, crediamo che con Cristo pure vivremo; e sappiamo che Cristo risuscitato dai morti non muore più: la morte non ha più alcun dominio su di lui. Morendo, infatti, egli è morto al peccato, una volta per sempre; e ora, vivendo, egli vive per Dio. Allo stesso modo, anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio: in Cristo Gesù nostro Signore.

Mc 8,1-9: In quel tempo, una gran folla era con Gesù; e poiché essa non aveva da mangiare, egli chiamò i suoi discepoli e disse loro: «Ho compassione di questa gente, perché già da tre giorni sono con me e non hanno di che mangiare. Se li rimando digiuni a casa loro, verranno meno per la via; ed alcuni di essi sono venuti da lontano». I suoi discepoli gli risposero: «E chi potrebbe, qui nel deserto, trovare tanto pane da saziarli?». Egli domandò loro: «Quanti pani avete?». «Sette» risposero. Allora ordinò alla folla di sedersi per terra e, presi i sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai suoi discepoli perché li distribuissero. E li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; e li benedisse e ordinò che fossero distribuiti. Così mangiarono e furono sazi, e raccolsero sette sporte di pezzi avanzati; e quelli che avevano mangiato erano circa quattromila. Poi, li congedò.


VII Domenica dopo Pentecoste

Rm 6,19-23: Fratelli, vi parlo alla maniera umana, a causa della debolezza della vostra carne: come  avete messo le vostre membra a servizio dell’impurità e dell’iniquità, per vivere nell’iniquità, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia, per la vostra santificazione. Quando infatti eravate schiavi del peccato, eravate liberi nei riguardi della giustizia. Ma quale frutto raccoglieste, allora, nelle cose per le quali ora arrossite? Il loro risultato, infatti, è la morte. Ora, invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete come vostro frutto la santificazione e come fine la vita eterna. Perché il salario del peccato è la morte: mentre il dono di Dio è la vita eterna, in Cristo Gesù nostro Signore.

Mt 7,15-21: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni, e ogni albero cattivo produce frutti cattivi. L’albero buono non può dare frutti cattivi, né un albero cattivo frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni sarà tagliato e gettato nel fuoco. Li riconoscerete, dunque, dai loro frutti.
    Non chiunque mi dice “Signore, Signore” entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, entrerà nel regno dei cieli».


VIII Domenica dopo Pentecoste

Rm 8,12-17: Fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne. Poiché, se voi vivete secondo la carne, morirete; ma se, per mezzo dello Spirito, farete morire le opere della carne, vivrete. Infatti, quanti sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio.  E voi non avete ricevuto uno spirito di schiavitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito di figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre». Lo Spirito stesso rende testimonianza al nostro spirito che noi siamo figli di Dio: se figli, dunque, anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo.

Lc 16,1-9: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Un uomo ricco aveva un fattore, che fu accusato presso di lui come dissipatore dei suoi beni. Egli lo chiamò e gli disse: "Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché ormai non potrai più amministrare”. Allora il fattore disse tra sé: “Che farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare? Non ne ho la forza. Mendicare? Mi vergogno. So io quello che farò, perché, quando sarò rimosso dall’amministrazione, mi accolgano in casa loro”. Chiamò, dunque, ad uno ad uno, i debitori del suo padrone, e disse al primo: “Quanto devi al mio padrone?”. “Cento barili d’olio” rispose quello. Ed egli: “Prendi la tua ricevuta, e subito sièditi e scrivi: cinquanta”. Poi chiese a un altro: “Tu, quanto devi?”. “Cento misure di grano”, rispose quello. Ed egli: “Prendi la tua ricevuta e scrivi: ottanta”. E il padrone lodò il fattore disonesto per aver agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, sono più scaltri con i loro simili dei figli della luce. E io vi dico: Fatevi degli amici con la iniqua ricchezza, perché quando essa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.


IX Domenica dopo Pentecoste

1Cor 10,6-13: Fratelli, non desideriamo cose cattive, come i nostri padri le desiderarono. Non diventate idolàtri come alcuni di loro, secondo quanto sta scritto: «Il popolo sedette per mangiare e bere, e poi si alzarono per divertirsi». Non fornichiamo, come alcuni di loro fornicarono: e ne caddero in un solo giorno ventitremila. Non mettiamo alla prova il Signore, come fecero alcuni di essi: e furono uccisi dai serpenti. Non mormorate, come alcuni di loro mormorarono: e furono uccisi dallo sterminatore. Tutto questo, che accadeva a loro, ha valore di simbolo, ed è stato scritto  per ammonire noi, per i quali è giunta la fine dei tempi. Pertanto, chi crede di stare in piedi guardi di non cadere. Nessuna tentazione vi ha provato che superasse l’umana misura: infatti Dio è fedele, e non permetterà che siate tentati al di sopra delle vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche il mezzo per uscirne, così da poterla sostenere.

Lc 19,41-47: In quel tempo, Gesù, avvicinandosi a Gerusalemme, nel vedere la città, pianse su di essa e disse: «Se anche tu avessi conosciuto in questo giorno, che era il tuo, ciò che giova alla tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi. Verranno per te giorni, in cui i nemici ti circonderanno di trincee e ti accerchieranno e stringeranno da ogni parte, e abbatteranno te e i tuoi figli che sono in te, e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui eri visitata».
    Poi, entrato nel tempio, prese a scacciarne coloro che vendevano e compravano, dicendo: «Sta scritto: “La mia casa è casa di preghiera”. Voi, invece, ne avete fatto una spelonca di ladri». E ogni giorno insegnava nel tempio.


X Domenica dopo Pentecoste

1Cor 12,2-11: Fratelli, voi sapete che quando eravate pagani, correvate verso gli idoli muti, così come vi eravate sospinti. Ebbene, io vi dico che nessuno, che parli sotto l’azione dello Spirito di Dio, può dire: “Gesù è anatema”; e nessuno può dire: “Gesù è Signore”, se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono poi diversità di doni spirituali, ma uno solo è lo Spirito; diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utilità comune. Ad uno, per mezzo dello Spirito, è dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece il linguaggio di scienza, secondo lo stesso Spirito; a un altro la fede, nello stesso Spirito; a un altro il dono delle guarigioni, nell’unico Spirito; a un altro poteri miracolosi; a un altro, la profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diverse lingue; a un altro, l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera lo stesso e unico Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.

Lc 18,9-14: In quel tempo, Gesù disse questa parabola, per alcuni che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo stando in piedi pregava così fra sé: “Ti ringrazio, o Dio, di non essere come gli altri uomini: ladri, ingiusti, adulteri; o come questo pubblicano. Io digiuno due volte la settimana e pago le decime di tutto ciò che possiedo”. Il pubblicano, invece, tenendosi a distanza, non ardiva neppure alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto, dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico che costui discese giustificato a casa sua, a differenza dell’altro: poiché chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».


XI Domenica dopo Pentecoste

1Cor 15,1-10: Fratelli, vi ricordo il Vangelo che io vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e per mezzo del quale siete anche salvati, se lo conservate così come ve l’ho annunziato: altrimenti, avreste creduto invano. Vi ho trasmesso infatti, in primo luogo, quel che io stesso ho ricevuto: che Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture; che apparve a Cefa e, in seguito, agli undici; e apparve, in una sola volta, a più di cinquecento fratelli, dei quali la maggior parte è ancora in vita, mentre alcuni sono morti; quindi apparve a Giacomo, poi a tutti gli Apostoli. Ultimo fra tutti, come a un aborto, apparve anche a me. Infatti, io sono il minimo fra gli Apostoli, io che non sono degno di essere chiamato Apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non fu vana.

Mc 7,31-37: In quel tempo, Gesù, lasciato il territorio di Tiro, attraverso Sidòne giunse al mare di Galilea, in piena regione della Decàpoli. E condussero a lui un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E, presolo in disparte dalla folla, mise le dita nei suoi orecchi e gli toccò la lingua con la saliva; poi, alzando gli occhi al cielo, emise un gemito e disse: “Effatà”, che vuol dire “apriti”. E subito gli si aprirono gli orecchi e si sciolse il nodo della lingua, e parlava correttamente. Gesù comandò di non parlarne a nessuno. Ma quanto più lo raccomandava, tanto più essi ne parlavano. E, al colmo dellammirazione, dicevano: «Ha fatto bene tutte le cose; ha fatto udire i sordi e parlare i muti».


XII Domenica dopo Pentecoste
 
2Cor 3,4-9: Fratelli, questa fiducia noi l’abbiamo per mezzo di Cristo, in Dio: non perché siamo in grado di rivendicare qualcosa a noi, come se provenisse da noi: ma ogni nostra capacità viene da Dio. È lui che ci ha resi degni di essere ministri di una Nuova Alleanza, non della lettera, ma dello Spirito. Poiché la lettera uccide, lo Spirito invece dà vita. Che se il ministero della morte, scolpito in lettere sulla pietra, fu così pieno di gloria, che i figli d’Israele non potevano fissare la faccia di Mosè per la gloria del suo volto — ed era una gloria effimera — quanto più sarà pieno di gloria il ministero dello Spirito? Infatti, se fu gloria il ministero della condanna, di molto lo supera in gloria il ministero della giustizia.

Lc 10,23-37: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico, infatti, che molti profeti e re desiderarono vedere ciò che voi vedete e non lo videro, udire ciò che voi udite e non lo udirono». Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, cosa devo fare per possedere la vita eterna?». E Gesù gli disse: «Nella legge, che cosa sta scritto? Che vi leggi?». Egli rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze, con tutto il tuo spirito; e il tuo prossimo come te stesso». Gesù gli disse: «Hai risposto bene: fa’ questo e vivrai». Quello, però, volendosi giustificare, chiese a Gesù: «E chi è il mio prossimo?».
    Gesù riprese a dire: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e si imbatté nei briganti, i quali lo spogliarono e, percossolo a sangue, se ne andarono lasciandolo mezzo morto. Ora, per caso, un sacerdote scendeva per la stessa via e, vedutolo, passò oltre. Così pure sopraggiunse un levita e vedutolo passò oltre. Un samaritano, invece, che era in viaggio, passò vicino a lui; e, al vederlo, ne fu mosso a pietà. E accostandosi gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno dopo, presi due denari, li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; quanto spenderai in più, lo rimborserò al mio ritorno”. Quale di questi tre ti sembra sia stato il prossimo per colui che cadde nelle mani dei briganti?». Ed egli rispose: «Quello che gli usò misericordia». E Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ altrettanto».


XIII Domenica dopo Pentecoste
 
Gal 3,16-22: Fratelli, le promesse furono fatte ad Abramo e «alla sua discendenza». Non è detto: «ai discendenti» al plurale; ma al singolare, «e alla sua discendenza», cioè al Cristo. Ora questo io dico: un testamento stabilito da Dio nelle dovute forme non può essere reso nullo dalla legge, venuta quattrocentotrenta anni dopo, in modo da rendere vana la promessa. Infatti, se l’eredità dipendesse dalla legge, non dipenderebbe più dalla promessa: ora, fu per mezzo di una promessa che Dio mostrò il suo gradimento ad Abramo.
    Perché, dunque, la legge? Essa fu aggiunta a motivo delle trasgressioni, fino a quando non venisse quella «discendenza» a cui egli aveva rivolto la sua promessa. Essa fu promulgata per opera di Angeli, per mano di un mediatore; ma il mediatore non è mediatore di uno solo; Dio invece è uno solo.
    La legge è, dunque, contraria alle promesse di Dio? Non sia mai! Certo, se fosse stata una legge capace di comunicare la vita, la giustizia verrebbe dalla legge. Ma la Scrittura ha tutto racchiuso sotto il peccato, perché la promessa fosse data ai credenti per mezzo della fede in Gesù Cristo.

Lc 17,11-19: In quel tempo, Gesù, andando verso Gerusalemme, giunse ai confini fra la Samaria e la Galilea. Al suo ingresso in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e, alzando la voce, gli dissero: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi». Quando li ebbe visti, disse loro: «Andate e mostratevi ai sacerdoti». E avvenne che, mentre andavano, furono mondati dalla lebbra. Uno di essi, vistosi guarito, tornò indietro glorificando a gran voce Dio, e si gettò con la faccia a terra ai piedi di Gesù, rendendogli grazie. Ed era un Samaritano. Allora Gesù, prendendo la parola, disse: «Non sono dieci i mondati dalla lebbra? Gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a rendere gloria a Dio, se non questo straniero!». E aggiunse: «Àlzati, va’: la tua fede ti ha salvato».


XIV Domenica dopo Pentecoste
 
Gal 5,16-24: Fratelli, camminate secondo lo Spirito, e non appagherete i desideri della carne. Poiché i desideri della carne si oppongono allo Spirito e i desideri dello Spirito, alla carne: essi, infatti, sono in lotta fra loro, così che voi non fate ciò che volete. Ma se siete guidati dallo Spirito, non siete sotto la legge. Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, immodestia, lussuria, idolatrìa, magia, inimicizie, contese, gelosie, ire, discordie, fazioni, invidie, omicidi, ubriachezze, orge, e altre cose simili. Io vi preavviso, come ho fatto altre volte: quelli che commettono tali cose, non erediteranno il regno di Dio. Il frutto dello Spirito è invece carità, gioia, pace, pazienza, benignità, bontà, longanimità, mansuetudine, fedeltà, modestia, continenza, castità. Contro queste cose non c’è legge. Coloro che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri.

Mt 6,24-33: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire a due padroni: infatti, o odierà l’uno e amerà l’altro, o si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona.
    Perciò vi dico: non angustiatevi per la vostra vita di che mangerete, né per il vostro corpo di che vestirete. La vita non è forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né accumulano nei granai; ma il vostro Padre celeste li nutre. Non valete voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un solo cùbito alla sua vita? E per il vestito, perché vi angustiate? Osservate i gigli dei campi come crescono: non lavorano, né filano. Ma io vi dico che neppure Salomone, in tutta la sua gloria, fu rivestito come uno di questi. Se, dunque, Dio riveste così l’erba dei campi che oggi è e domani sarà gettata nel forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede? Non angustiatevi, dunque, dicendo: “Che mangeremo, che berremo, di che vestiremo?”. Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che di tutte queste cose avete bisogno. Cercate, dunque, prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta».


XV Domenica dopo Pentecoste

Gal 5,25-26; 6,1-10: Fratelli, se noi viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.  Non diventiamo avidi di gloria vana, provocandoci a vicenda, invidiandoci gli uni gli altri.
    Fratelli, anche se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi, che siete spirituali, istruitelo in spirito di dolcezza; e poni mente a te stesso, che tu pure non abbia a cadere in tentazione. Portate ciascuno i pesi dell’altro: e così adempirete la legge di Cristo. Se qualcuno poi ritiene di valer qualcosa, mentre è nulla, egli inganna se stesso. Ciascuno esamini, invece, l’opera sua: e allora potrà trar motivo di vanto solo da se stesso e non dal confronto con altri: poiché ognuno ha il proprio fardello da portare.
    Colui che è catechizzato nella parola faccia parte di tutti i suoi beni a chi lo catechizza. Non illudetevi, Dio non si lascia irridere. Ognuno, infatti, mieterà quello che avrà seminato: chi semina nella sua carne, dalla carne mieterà corruzione; chi, invece, semina nello Spirito, dallo Spirito mieterà la vita eterna. Nel fare il bene non stanchiamoci: perché, a tempo opportuno, mieteremo, se non ci stancheremo. Dunque, nel tempo che ci è dato, operiamo il bene verso tutti e specialmente verso quelli che ci sono fratelli nella fede.

Lc 7,11-16: In quel tempo, Gesù andava verso una città chiamata Nain, e con lui i suoi discepoli e una grande folla. Mentre si avvicinava alla porta della città, ecco un morto era portato a sepoltura: un figlio unico, e sua madre era vedova. E c’era con lei moltissima gente della città. Quando l’ebbe vista, il Signore ne fu mosso a pietà, e le disse: «Non piangere». Poi si accostò e toccò la bara; i portatori si fermarono; ed egli disse: «Ragazzo, io te lo dico: alzati». E il morto si levò a sedere e cominciò a parlare. E Gesù lo rese a sua madre. Allora tutti furono presi da timore, e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto in mezzo a noi, e Dio ha visitato il suo popolo».


XVI Domenica dopo Pentecoste
 
Ef 3,13-21: Fratelli, vi raccomando di non lasciarvi abbattere dalle mie afflizioni per voi: esse sono la vostra gloria. È per questo che io piego le mie ginocchia al Padre del Signore nostro Gesù Cristo, da cui ogni paternità, in cielo e in terra, trae nome: perché egli conceda a voi, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere rafforzati con potenza nell’uomo interiore, per mezzo del suo Spirito; così che Cristo abiti mediante la fede nei vostri cuori; e radicati e fondati nella carità, voi possiate comprendere con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità; e conoscere la carità di Cristo, che sorpassa ogni conoscenza, per essere riempiti di tutta la pienezza di Dio. A colui che, con la sua potenza operante in noi, è capace di fare infinitamente più di quanto possiamo chiedere o pensare, a lui la gloria, nella Chiesa e in Cristo Gesù, per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli. Amen.

Lc 14,1-11: In quel tempo, Gesù entrò a prendere cibo, di sabato, nella casa di un capo dei farisei; e questi lo osservavano. Ed ecco, davanti a lui, un idròpico. Gesù, prendendo la parola, disse ai dottori della legge e ai farisei: «È lecito guarire in giorno di sabato?». Ma essi tacquero. Ed egli prese il malato per mano, lo guarì e lo congedò. Poi, rivolto a loro, aggiunse: «Chi di voi, se il suo asino o il suo bue cade nel pozzo, non s’affretta a tirarlo fuori in giorno di sabato?». A questa domanda essi non potevano rispondere.
    E ancora disse questa parabola agli invitati, notando come essi scegliessero i primi posti: «Quando sei invitato a nozze, non metterti al primo posto, poiché potrebbe essere stato invitato uno più degno di te; e chi ha fatto l’invito a te e a lui potrebbe venirti a dire: “Cedigli il posto”. E allora tu, con vergogna, dovresti occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti nell’ultimo posto, perché colui che ti ha invitato venga a dirti: “Amico, sali più in alto”. E allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».


XVII Domenica dopo Pentecoste

Ef 4,1-6: Fratelli, vi supplico, io prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione alla quale siete stati chiamati: con tutta umiltà e mitezza, con pazienza, sopportandovi a vicenda nella carità, solleciti nel conservare l’unità dello spirito, mediante il vincolo della pace. Vi è un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza, alla quale siete stati chiamati mediante la vostra vocazione: un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo: un solo Dio e Padre di tutti che è al di sopra di tutti, in mezzo a tutte le cose, e in tutti noi. Egli è benedetto nei secoli dei secoli. Amen.

Mt 22,34-46: In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i farisei, e uno di essi, dottore della legge, gli chiese per metterlo alla prova: «Maestro, qual è il comandamento più grande nella legge?». Gesù gli rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutto il tuo spirito. Questo è il primo e il più grande comandamento. E il secondo gli è simile: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la legge, e i profeti».
    Ed essendosi riuniti i farisei, Gesù rivolse loro questa domanda: «Che vi pare del Cristo? Di chi è figlio?». «Di Davide», gli risposero. Ed egli a loro: «Come dunque Davide, sotto l’azione dello Spirito, lo chiama Signore, dicendo:
    “Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io metta i tuoi nemici come sgabello sotto i tuoi piedi?”.
    Se Davide lo chiama Signore, come dunque è suo figlio?». Nessuno poteva rispondergli. E da quel giorno non vi fu più alcuno che osasse interrogarlo.


XVIII Domenica dopo Pentecoste

1Cor 1,4-8: Fratelli, io continuamente rendo grazie a Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù. Poiché in lui voi siete stati arricchiti di tutto: di ogni parola e di ogni conoscenza, nella misura con la quale la testimonianza del Cristo si è consolidata in mezzo a voi. Così voi non mancate di alcun dono di grazia, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi confermerà sino alla fine, conservandovi irreprensibili, nel giorno della venuta del Signore nostro Gesù Cristo.

Mt 9,1-8: In quel tempo, Gesù, salito su una barca, attraversò il lago e venne nella sua città. Ed ecco, gli presentarono un paralitico disteso su un letto. E Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Confida, figlio: ti sono rimessi i tuoi peccati». E alcuni scribi dicevano fra sé: «Costui bestemmia!». Ma Gesù, leggendo nei loro pensieri, disse: «Perché pensate male in cuor vostro? È più facile dire: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”, oppure “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: “Àlzati”, — disse al paralitico, — “prendi il tuo letto e torna nella tua casa”». Ed egli si levò in piedi, e andò a casa sua. Allora la folla, al vederlo, fu presa da timore e glorificò Dio, che aveva dato tale potere agli uomini.


XIX Domenica dopo Pentecoste

Ef 4,23-28: Fratelli, rinnovatevi nell’intimo del vostro spirito e rivestitevi dell’uomo nuovo, che è stato creato secondo Dio nella giustizia e nella santità della verità.
    Perciò, rifuggendo dalla menzogna, ciascuno dica al suo prossimo la verità: perché siamo membra gli uni degli altri. Se vi adirate, non vogliate peccare: e il sole non tramonti sulla vostra ira: e non date posto al diavolo. Chi rubava, non rubi più; ma si dia pena di operare con le proprie mani quel che è bene, per aver qualcosa da dare a chi ha bisogno.

Mt 22,1-14: In quel tempo, Gesù parlava in parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei, dicendo: «Il regno dei cieli è simile ad un re, che celebrò le nozze di suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma essi non volevano venire. E di nuovo mandò altri servi dicendo: “Annunciate agli invitati: Ecco, ho preparato il mio banchetto: i buoi e gli animali ingrassati sono stati uccisi, e tutto è pronto: venite alla nozze”. Ma essi non ne tennero conto e se ne andarono chi al suo podere, chi ai propri affari; gli altri poi presero i suoi servi, li oltraggiarono e li uccisero. Udendo questo, il re si sdegnò; e mandò i suoi eserciti a sterminare quegli omicidi e ad incendiare la loro città. Quindi disse ai servi: “Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. Andate, dunque, nei crocicchi delle strade, e quanti incontrerete, invitateli alle nozze”. E i servi, usciti per le vie, raccolsero tutti quelli che vi trovarono: cattivi e buoni; e la sala del convito fu piena di commensali. Il re entrò allora per vedere quelli che erano a mensa; e vide un uomo che non indossava l’abito di nozze e gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza la veste nuziale?”. Quello non aprì bocca. Allora il re disse ai servi: “Legatelo mani e piedi, e gettatelo nelle tenebre esteriori: dove sarà pianto e stridore di denti”. Poiché molti sono chiamati, ma pochi gli eletti».


XX Domenica dopo Pentecoste
 
Ef 5,15-21: Fratelli, guardate attentamente come vi comportate: non da stolti, ma da sapienti, che traggono profitto dal momento presente, poiché i giorni sono cattivi. Perciò non siate sconsiderati, ma vogliate comprendere qual è la volontà di Dio. Non inebriatevi col vino, che vi porta alla dissolutezza; ma siate pieni di Spirito Santo: dicendo fra voi salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmodiando al Signore nei vostri cuori, rendendo grazie, in ogni tempo, per tutte le cose, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, a Dio Padre. Siate sottomessi gli uni agli altri, nel timore di Cristo.

Gv 4,46-53: In quel tempo, c’era un funzionario regio, il cui figlio era ammalato in Cafàrnao. E, avendo appreso che Gesù dalla Giudea era venuto in Galilea, andò da lui; e lo pregava di discendere e di guarire suo figlio, che stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete miracoli e prodigi, voi non credete». E il funzionario gli rispose: «Signore, discendi prima che mio figlio muoia». E Gesù gli disse: «Va’, tuo figlio vive». L’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto, e se ne andò. E già era sulla via del ritorno, quando i servi, venutigli incontro, annunciarono che suo figlio viveva. Allora egli domandò in quale ora avesse cominciato a star meglio; ed essi gli risposero: «Ieri, all’ora settima, la febbre l’ha lasciato». Il padre allora riconobbe che era proprio quella l’ora in cui Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive»; e credette lui e tutta la sua famiglia.


XXI Domenica dopo Pentecoste

Ef 6,10-17: Fratelli, fortificatevi nel Signore, nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere contro le insidie del diavolo. Poiché per noi la lotta non è contro la carne e il sangue, ma contro i principati, e contro le potestà, contro i reggitori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti maligni che sono negli spazi celesti. Perciò prendete l’armatura di Dio, per poter resistere nel giorno cattivo e rimanere ben fermi, dopo aver messo tutto in opera. Dunque tenetevi in piedi, cingendo i vostri fianchi con la cintura della verità, rivestendovi con la corazza della giustizia, con i piedi calzati di àlacre zelo per il Vangelo della pace. E in ogni occasione impugnate lo scudo della fede, con cui potrete estinguere tutti i dardi infuocati del maligno. Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio.

Mt 18,23-35: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un re, che volle regolare i conti con i suoi servi. Quand’ebbe iniziato il rendiconto, gli fu portato davanti uno che gli era debitore di diecimila talenti. Poiché costui non aveva di che pagare, il padrone diede ordine di vendere lui, sua moglie e i suoi figli per saldare il debito. Ma il servo, gettatosi ai suoi piedi, lo supplicava: “Sii paziente con me, e ti rimborserò tutto”. E il padrone di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Ma, uscendo, quel servo incontrò un suo collega che gli doveva cento denari, e afferratolo per la gola, lo soffocava dicendo: “Rendimi ciò che devi”. E, gettandosi ai suoi piedi, il servo lo supplicava: “Sii paziente con me, e ti rimborserò tutto”. Ma egli non volle: anzi, andò a farlo mettere in prigione finché non avesse pagato il debito. Nel vedere ciò, gli altri servi furono contristati e andarono a riferire al loro padrone quanto era accaduto. Allora il padrone lo chiamò e gli disse: “Servo malvagio! Io ti ho condonato tutto il debito, perché mi avevi supplicato. Non dovevi dunque anche tu aver pietà del tuo collega, come io ebbi pietà di te?”. E il padrone sdegnato lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse saldato tutto il suo debito. Così anche il Padre mio celeste farà a voi, se ciascuno non perdona di cuore al proprio fratello».


XXII Domenica dopo Pentecoste

Fil 1,6-11: Fratelli, abbiamo questa fiducia, nel Signore Gesù, che colui il quale ha iniziato in voi un buon lavoro, ne curerà il compimento fino al giorno di Gesù Cristo.
    Ed è giusto che io provi questo sentimento verso voi tutti, poiché vi porto nel mio cuore: voi tutti che siete partecipi della grazia a me concessa, così nelle mie catene come nella difesa e nella affermazione del Vangelo. Dio mi è testimone, quanto io vi ami tutti con tenerezza nel cuore di Gesù Cristo. E questo io chiedo: che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in piena comprensione, così che voi possiate discernere quel che è meglio, ed essere puri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi del frutto di giustizia, che ci viene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.

Mt 22,15-21: In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio, per cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. E mandarono i loro discepoli con gli erodiani a dirgli: «Maestro, sappiamo che tu sei verace e insegni la via di Dio con verità, senza tener conto di alcuno, perché non guardi in faccia agli uomini. Manifesta dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. E Gesù chiese loro: «Di chi è questa immagine e l’iscrizione?». «Di Cesare», gli risposero. Allora egli disse: «Rendete a Cesare quello che è di Cesare; e a Dio, quello che è di Dio».


XXIII Domenica dopo Pentecoste

Fil 3,17-21; 4,1-3: Fratelli, siate miei imitatori, e guardate a quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti, ve l’ho già detto più volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo: la perdizione però sarà la loro fine, perché essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra. La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come Salvatore il Signore nostro Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose.
    Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore, carissimi.
    Invito Evòdia ed esorto Sìntiche a vivere in buona armonia, nel Signore. E chiedo anche a te, mio fedele collaboratore, di aiutarle: poiché con me hanno lottato per il Vangelo, insieme con Clemente e con gli altri miei collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita.

Mt 9,18-26: In quel tempo, mentre Gesù parlava alla folla, ecco che gli si accostò uno dei capi e, prostratosi davanti a lui, gli disse: «Signore, mia figlia è morta proprio ora; vieni, imponi la tua mano su di lei, e vivrà». Gesù, alzatosi, lo seguì con i suoi discepoli. Ed ecco una donna, che da dodici anni soffriva d’emorragia, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello, perché pensava: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». Gesù si voltò e, vedendola, disse: «Confida, figlia, la tua fede ti ha salvata». E in quell’istante la donna guarì. E quando Gesù giunse alla casa del capo, vedendo i suonatori di flauto e la folla in agitazione, disse: «Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma quando la folla fu allontanata, egli entrò, prese la fanciulla per mano, ed essa si alzò. E se ne sparse la fama in tutta quella regione.


ULTIME DOMENICHE (MOBILI) DOPO PENTECOSTE

III-VI Domenica dopo l’Epifania

Vedere sopra a suo luogo.


XXIV e ultima Domenica dopo Pentecoste

Col 1,9-14: Fratelli, noi non cessiamo di pregare per voi, e di chiedere che voi comprendiate pienamente la volontà di Dio, con ogni sapienza e intelligenza spirituale; che vi comportiate in maniera degna di Dio e a lui gradita in tutto, producendo ogni frutto di opere buone, e crescendo nella conoscenza di Dio; che corroborati dalla potenza della sua gloria, voi giungiate a una perfetta pazienza e longanimità, rendendo con gioia grazie a Dio Padre, che ci ha fatti degni di partecipare alla sorte dei santi nella luce.
    Egli ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, nel quale abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue, la remissione dei peccati.

Mt 24,15-35: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete, presente nel luogo santo, l’abominio della desolazione, di cui ha parlato il profeta Daniele, — chi legge, comprenda — allora, quelli che sono nella Giudea fuggano sui monti; chi sarà sulla terrazza, non scenda in casa a prendere qualcosa; chi sarà nel campo, non torni indietro a prendere il suo mantello.
    Guai alle donne che saranno incinte, o allatteranno in quei giorni. E pregate che la vostra fuga non avvenga d’inverno, né in giorno di sabato; perché la tribolazione sarà grande, quale non fu dal principio del mondo fino ad ora, né mai sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma a causa degli eletti, quei giorni saranno abbreviati. Allora, se uno dirà: “Ecco qui il Cristo”, oppure, “Eccolo là”, non lo credete: poiché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, che opereranno grandi segni e prodigi, così da trarre in inganno, se fosse possibile, anche gli eletti. Ecco, ve l’ho predetto. Se, dunque, vi diranno: “Eccolo, è nel deserto”, — non andateci. “Ecco, è nell’interno della casa”, — non credetelo. Come, infatti, il lampo parte da Oriente e guizza fino ad Occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Dovunque è il cadavere, là si raduneranno gli avvoltoi.
    Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo, e le potenze dei cieli saranno scosse. E allora apparirà in cielo il segno del Figlio dell'uomo. Tutte le genti della terra si batteranno il petto, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi Angeli, che, al suono di una potente tromba, raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un’estremità all’altra del cielo.
    Imparate poi dall’albero del fico una parabola: quando il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi capite che l’estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che è vicino, alle porte. In verità, vi dico: Non passerà questa generazione prima che tutto ciò si compia. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».
 

 

 

 

* Con lievi modifiche sulla base della traduzione ufficiale CEI 1974.


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