02 febbraio 2024

Pena di morte e inferno

 

SE È INAMMISSIBILE

LA PENA DI MORTE,

TANTO PIÙ LO È L'INFERNO


    Sono già passati alcuni anni dal cambiamento apportato al Catechismo della Chiesa Cattolica a riguardo della pena di morte.
    Il “Pontefice”, infatti, in sintonia con l’insegnamento di quella che considera una delle figure più grandi dell’Italia di oggi[1] e che da anni parla di Chiesa crudele, nel 2018 ha ufficialmente riconosciuto la illegittimità della pena capitale e, coerentemente, ha provveduto a mettere mano al n. 2267 del CCC.[2]
    Le motivazioni sono state ben spiegate da Francesco in più occasioni. Già nel 2015, infatti, afferma che
 
    «la pena di morte implica la negazione dell’amore per i nemici, predicata nel Vangelo»[3].

    Incoraggia poi la Commissione Internazionale contro la Pena di Morte a continuare la sua opera

    «poiché il mondo ha bisogno di testimoni della misericordia e della tenerezza di Dio».[4]

    L’11 ottobre 2017, nel discorso ai partecipanti all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, afferma che la Chiesa ha dichiarato possibile e lecita per secoli e secoli una pena che

    «lede pesantemente la dignità umana [...] una misura disumana che umilia, in qualsiasi modo venga perseguita, la dignità personale».

    Dunque, la Chiesa ha insegnato un qualcosa che è

    «in sé stessa contraria al Vangelo».

    Non soltanto l’ha insegnata, ma nello stesso Stato Pontificio

    «si è fatto ricorso a questo estremo e disumano rimedio, trascurando il primato della misericordia sulla giustizia».

    Il punto è che la Chiesa del passato aveva

    «una mentalità più legalistica che cristiana»

    ed era incapace

    «di andare in profondità nella comprensione del Vangelo».

    Oggi, invece, così conclude il “Sommo Pontefice”, abbiamo una

    «nuova comprensione della verità cristiana».[5]

    E finalmente nel 2018 arriva il rescritto con il quale si opera la modifica del Catechismo. In esso Francesco ammette che la Chiesa ha insegnato, tra l’altro alla luce del Vangelo, la liceità a determinate condizioni di poter ricorrere alla pena capitale, attentando così
 
    «all’inviolabilità e dignità della persona».[6]
 

    Lasciando ora da parte il fatto che secondo Francesco «qui non siamo in presenza di contraddizione alcuna con l’insegnamento del passato», facciamo notare che se noi uomini abbiamo capito che condannare a morte corporale non può mai essere una cosa buona qualunque sia la colpa commessa, come potrebbe Dio che è amore condannare a morte l’intera persona (anima e corpo) senza alcuna possibilità di redenzione? Il Signore non sarebbe forse disumano, legalista, crudele?
 
    Ma anche privare per sempre della libertà è un male, perché significherebbe privare della speranza. Infatti,
 
    «la pena dell’ergastolo, - così argomenta Bergoglio - come pure quelle che per la loro durata comportano l’impossibilità per il condannato di progettare un futuro in libertà, possono essere considerate pene di morte occulte, poiché con esse non si priva il colpevole della sua libertà, ma si cerca di privarlo della speranza. Ma, sebbene il sistema penale possa prendersi il tempo dei colpevoli, non potrà mai prendersi la loro speranza».[7]

    Ma se è così, cosa c’è allora di anormale nel pensare che l’Inferno non esista o, ammesso che esista, sia vuoto?
 
    E infatti eccone subito una deduzione argomentata:
 
    «Ancora oggi, in pieno secolo XXI, migliaia di anni dopo Caino, c’è chi ha da ridire quando un papa fa scrivere nel Catechismo della Chiesa Cattolica che: “la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona» e raccomanda ai cristiani che si impegnino con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo” (nº 2267).
 
    L’altra pena di morte
 
    La dottrina della Chiesa parla anche di un’altra pena di morte, la pena eterna:
 
    “La Chiesa, nel suo insegnamento, afferma l'esistenza dell'inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte, discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell'inferno, "il fuoco eterno". (CCC 1035)
 
    C 'è un'evidente contraddizione tra la fede in un "Dio che è amore" e la fede in un “Dio che punisce per l'eternità". È davvero un mistero che una religione abbia potuto tenere insieme per venti secoli, senza quasi avvertirne l’incompatibilità, la fede in un Dio tutto amore, misericordia e provvidenza, e allo stesso tempo giudice implacabile e rigorosissimo castigatore.
 
    La storia dell'inferno è la maggiore e più grave calunnia che si potesse muovere contro Dio.
 
    In essa molti cristiani trovano motivo per costruire l’immagine di un idolo perverso, crudele, finanche sadico; e i non cristiani ne ricavano argomento per la loro incredulità. Infatti buona parte dell’ateismo moderno proviene dalla predicazione dell’inferno.
 
    I peccati che prevedono l'inferno come destinazione finale sono tali, tanti e così facili da commettere, che perfino bambini di dieci-undici anni sono educati nel timore di finire in esso, al punto che dobbiamo chiederci che razza di buona novella stiamo annunciando se è così facile andare all'inferno e tanto difficile entrare in paradiso…
 
    “Può Cristo, può Dio, possono i beati essere felici sapendo che ci sono persone condannate per sempre (persone che alla fine sono figli e figlie di Dio e, inoltre, sempre persone care a qualcuno?” (Origene)
 
    Come ammettere che Dio è Padre ma allo stesso tempo castiga i suoi figli per tutti i secoli dei secoli con pene terrificanti? La possibilità, anche remota, di finire nell’inferno, fa della vita non un dono ma una minaccia …
 
    Nessuno di noi sarebbe capace di condannare un figlio per tutta l'eternità, per quanto male si sia comportato. Dio sarebbe peggiore di noi?».[8]
 
    
    Per chi vuole riflettere, qui di seguito sono riportati un’affermazione di Pio XII e le due versioni del Catechismo della Chiesa Cattolica.
 
    1. «È riservato al potere pubblico privare il condannato del bene della vita in espiazione della sua colpa, dato che col suo crimine si è spossessato egli stesso del suo diritto alla vita».[9]
 
    2. «L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude […] il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani. Se, invece, i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall’aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l’autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana. Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l’ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo “sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti”.
 
    3. «Oggi è sempre più viva la consapevolezza che la dignità della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso crimini gravissimi. Inoltre, si è diffusa una nuova comprensione del senso delle sanzioni penali da parte dello Stato. Infine, sono stati messi a punto sistemi di detenzione più efficaci, che garantiscono la doverosa difesa dei cittadini, ma, allo stesso tempo, non tolgono al reo in modo definitivo la possibilità di redimersi. Pertanto la Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che «la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona».

 
BREVE COMMENTO
 
    Si è dunque passati da:
 
    1. La pena di morte è ammissibile;
 
    2. Conferma del principio, ma indebolito dalla riduzione dei fini della punizione alla riabilitazione del colpevole e alla difesa della società. Sparita la retribuzione e la deterrenza. Inoltre, inserimento fuori luogo di una personale interpretazione su come applicare il principio al momento della stesura del testo (Oggi, infatti…). Ma un catechismo non è fatto per l’hic et nunc; è fatto per insegnare i principi che poi dovranno essere applicati in ogni luogo e in ogni tempo tenendo conto della concreta realtà.
 
    3. La pena di morte è inammissibile.
 

    Come si può vedere, anche in questo caso la rottura vera e propria c’è soltanto al punto tre [cf. qui stesso schema], ma, obiettivamente, è stata preparata dal punto due.
 
    Tali considerazioni ci orientano verso una precisa posizione ecclesiale, minoritaria certamente, che sarà presentata schematicamente in un prossimo articolo insieme alle altre principali.

 
 
    P.S.: Nella valutazione dei papi post-conciliari occorre certo tenere conto anche degli oggettivi cedimenti,[10] ma mai dimenticando l’inedita massa d’acqua che sono stati chiamati a fronteggiare.
 
    Per chi fosse interessato, rimandiamo ad una riflessione al riguardo datata autunno 2022.
 

_____________________________
[1] https://www.rainews.it/archivio-rainews/articoli/Papa-Napolitano-e-Bonino-tra-i-grandi-Italia-di-oggi-56d91db9-c2b4-4fa8-9514-553e55249297.html
 
[2] https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20180801_catechismo-penadimorte_it.html
 
[3] https://www.vatican.va/content/francesco/it/letters/2015/documents/papa-francesco_20150320_lettera-pena-morte.html

[4] Ivi.
 
[5] https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2017/october/documents/papa-francesco_20171011_convegno-nuova-evangelizzazione.html

[6] CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Rescritto Nuova redazione del n. 2267 del Catechismo della Chiesa Cattolica sulla pena di morte (1° agosto 2018). Link sopra alla nota 1.
 
[7] https://www.vatican.va/content/francesco/it/letters/2015/documents/papa-francesco_20150320_lettera-pena-morte.html

[8] https://saveriane.it/it/news/attualita/1941-le-due-pene-di-morte-un-punto-di-vista-che-fa-discutere
 
[9] Pio XII, Discorso ai partecipanti al I Congresso Internazionale di Istopatologia del Sistema Nervoso, 13 settembre 1952. Citazione presa da questo buon articolo di Don Jean-Michel Gleize della FSSPX: https://www.sanpiox.it/archivio/articoli/fede/2093-la-pena-di-morte-e-contraria-al-vangelo
«La Chiesa insegna che le punizioni perseguono diversi fini, inclusi la retribuzione e la deterrenza, e non semplicemente la riabilitazione del colpevole e la difesa della società. Infatti Pio XII ha espressamente insegnato che sarebbe un errore ritenere che la giustizia retributiva non costituirebbe più un elemento della punizione, ma che sarebbe stato sostituito da altre finalità» (L. Scrosati, «Pena di morte? Può essere immorale, non inammissibile»: https://lanuovabq.it/it/pena-di-morte-puo-essere-immorale-non-inammissibile).
 
[10] Per rimanere al tema della pena di morte, non si può negare che fu già Giovanni Paolo II ad usare per essa il termine "crudele". In un viaggio apostolico in America, infatti, rinnovò l'appello «affinché si decida di abolire la pena di morte, che è crudele e inutile» (Omelia del 27 gennaio 1999: https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/homilies/1999/documents/hf_jp-ii_hom_19990127_stlouis.html).
 




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